Da ieri, venerdì 27 settembre, e fino a domenica 6 ottobre, al MIC – Museo Interattivo del Cinema di Milano, Fondazione Cineteca Italiana propone Kemp. My Best Dance is Yet to Come, intrigante documentario sul coreografo, mimo, regista e attore britannico Lindsay Kemp (1938-2018) realizzato da Edoardo Gabbriellini (indimenticato protagonista di Ovosodo, 1997, Paolo Virzì; ha esordito come regista nel 2003, B.B. e il cormorano, proseguendo con Padroni di  casa, 2012 ), che ha avuto modo di intervistare il vulcanico artista nella sua dimora livornese, alternando la conversazione con un felice e fluido intarsio di materiali d’archivio volti ad illustrare alcuni suoi spettacoli teatrali (fra i quali Salomé, dall’omonima opera di Oscar Wilde, 1891; Flowers, ispirato dal romanzo Notre Dame des Fleurs, Jean Genet, 1943) ed interviste d’epoca.
Si offre così risalto alla complessa personalità di Kemp nella sua interezza di uomo ed artista, affabile, ironico ed autoironico (“Se gli avessi dato retta chissà cosa avrebbe perso il mondo” è il suo commento rammentando come dopo il provino alla londinese Royal Ballet School fosse stato dichiarato inadatto, caratterialmente e fisicamente, alla carriera di danzatore), il suo considerare la danza  una modalità espressiva della propria interiorità,  anche guardando all’insita potenzialità d’offrire una vasta gamma di piaceri al pubblico, in odore di reciprocità, dallo shock “benefico” inteso ad elettrizzare, stimolare, sorprendere, alla teatralità manifesta di più elementi mescolati tra loro (gli stilemi figurativi, spesso stilizzati, che fanno riferimento all’impressionismo all’espressionismo), nell’intento che quanto rappresentato sulle scene possa fungere tanto da trasmutazione quanto da comprensione del reale.

Lindsay Kemp (Artribune)

Ecco poi i ricordi degli spettacoli con David Bowie, le esperienze cinematografiche con Ken Russell, l’incontro col grande mimo Marcel Marceau, che gli suggerì come usare al meglio le mani “per rendere l’invisibile visibile”, la folgorazione verso il mondo della danza avvenuta, lui proveniente da una famiglia di pescatori, dopo la visione del fiammeggiante The Red Shoes diretto dal duo Powell & Pressburger, nella consacrazione definitiva di una visionarietà mai doma, che si esterna folgorante nella bella sequenza finale, quando vediamo Kemp danzare con Daniela Maccari, la realizzazione parziale di un sogno incompiuto, mettere in scena il mito del vampiro con Il bacio di Dracula, opera già descritta dall’artista con trascinante affabulazione ad inizio intervista, rendendo così circolarmente un prorompente punto d’incontro tra fisicità ed interiorità, lambendo le sponde del proprio lato oscuro, accettandolo come parte della propria personalità, facendo sì che la  vita possa trasformarsi in uno spettacolo, sia per se stessi, sia, in un rapporto osmotico, per il pubblico, destinato in tal guisa all’immortalità.

(IMDb)

Sempre al MIC, da domenica 29 settembre, Fondazione Cineteca Italiana proporrà, in anteprima, un altro documentario, The Odd Monk – Viaggio nel buddismo contemporaneo, realizzato dal regista tedesco Jesco Puluj, il quale, dopo l’incontro in Thailandia con un monaco buddista ( e il suo gatto vegano), si è messo in cammino su e giù per il mondo, Europa, Asia, Africa, avviando una personale ricerca, intinta nella curiosità ed avallata da qualche pregiudizio, durata sei mesi, che si materializza sullo schermo per il tramite di suggestive immagini ed arguti colloqui con monaci viventi in comunità o persone semplici, praticanti, intervallando ritualità e vita di ogni giorno.
Il merito di Puluj è quello di lasciar parlare le immagini, pur sottolineate dal proprio commento, facendo sì che nel corso della visione risalti essenzialmente, al di là di ideologie o credi professati,  la necessità umana, desiderata o già fatta propria, di un “assoluto” che andrà a plasmarsi nell’ambito dell’interiorizzazione di una personale spiritualità, con conseguente libertà nell’affidarsi all’immanenza del sacro nell’esistenza quotidiana, prendendo le distanze da qualsivoglia fattore esterno condizionante, così da giungere all’attribuzione di un significato da conferire all’esistenza, meditato e attuato in totale autonomia.

Jesco Puluj (YouTube)

 

 

 

 

3 risposte a “Milano, MIC- Museo Interattivo del Cinema: “Kemp. My Best Dance is Yet to Come”/ “The Odd Monk – Viaggio nel buddismo contemporaneo””

  1. mi ha sempre incuriosito Lindsay Kemp. Emanava un fascino carismatico anche per chi, come me, conosceva tutto sommato abbastanza poco la sua arte.

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    1. Ciao, dovresti vedere questo documentario, allora. Sobrio ed essenziale, riesce a mettere in luce tutta l’umanità e l’arte di Kemp, trasgressiva, visionaria e dal gusto pittorico; mi auguro che il film possa godere di un’ampia distribuzione, comunque per soddisfare qualche curiosità si trova materiale relativo all’artista anche su YouTube. Grazie della visita e del commento, un saluto.

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      1. Grazie a te! Passo spesso, si trovano sempre notizie interessanti sul cinema, anche se spesso non è possibile seguire tutto anche a causa delle distanze. Spero anch’io di avere qualche occasione per vedere il film.
        Buona serata
        Alexandra

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