Carlo Croccolo (Cronache della Campania)

Addio a Carlo Croccolo, morto oggi, sabato 12 ottobre, a Napoli, sua città natale (1927), grande caratterista del cinema italiano cui ha offerto la sua carismatica simpatia, espressa in scena sempre con naturalità, come nei duetti con il Principe della risata, Totò, a partire da 47 morto che parla (Carlo Ludovico Bragaglia, 1950, il cui soggetto è tratto da una commedia di Ettore Petrolini), nel ruolo di Gondrano, il cameriere (ma anche cuoco, cocchiere …) dell’ avaro barone Antonio Peletti (Totò), suo secondo film dopo il debutto nello stesso anno ne Il conte di Sant’Elmo (Guido Brignone).
Con Totò Croccolo girò venti film, perfetta spalla capace di sostenerne la teatralità (lo sketch “birra e salsicce”  in Totò sceicco, Mario Mattoli, 1950) ma anche di offrire il destro per l’improvvisazione (la  sequenza in cui serve la cena, qualche fetta di mortadella, al barone Ottone Spinelli detto Zazà in Signori si nasce, Mario Mattoli, 1960),  per poi dargli anche la voce, dal 1957 in poi, quando il Principe iniziò ad avere problemi alla vista. Come Croccolo stesso ha ricordato in varie interviste lo doppiava riguardo le riprese in esterni, dove si rendeva necessario per la presenza di rumori, mentre per quelle girate in interni vi era la presa diretta, tenendo spesso a sottolineare un aneddoto riguardo I due marescialli (1961, Sergio Corbucci), film in cui si trovò a doppiare non solo Totò, ma anche Vittorio De Sica, finendo poi nel finale ad elargire a quest’ultimo l’inflessione vocale propria del primo (Padre Dominicano…Capurro!).

Croccolo e Totò in “47 morto che parla”

Croccolo comunque ancora prima che nel cinema, diede inizio alla sua carriera, sempre nel 1950, lavorando in radio (la commedia Don Ciccillo si gode il sole) e in teatro (L’Anfiparnaso, per la regia di Mario Soldati) ed in quest’ultimo settore ha offerto notevoli prove negli anni, come ne La grande magia di Eduardo De Filippo, diretto da Giorgio Strehler, o le commedie musicali di Garinei e Giovannini Rinaldo in campo e Aggiungi un posto a tavola, lavorando poi anche per la televisione da quella “giovane”, ancora in bianco e nero, alle ultime fiction, anche se sarà sempre nel mondo della Settima Arte in particolare che andrà a far valere le sue doti di abile e camaleontico caratterista: commedie, film di genere, dal musicarello al peplum (quest’ultimo in chiave parodistica, Maciste contro Ercole nella valle dei guai, 1961, Mario Mattoli), opere d’autore quali Ieri, oggi, domani, Vittorio De Sica, 1963, Casotto di Sergio Citti, 1977, e  ‘O re di Luigi Magni (il ruolo di Rafele, cameriere di Francesco II, gli valse il David di Donatello e il Ciak d’Oro come migliore attore non protagonista nel 1988), ricordando infine la sua avventura registica che nel 1971 diede alla luce due spaghetti western, Black Killer e Una pistola per cento croci, girati sotto lo pseudonimo di Lucky Moore. Fra le sue ultime interpretazioni, memorabile il Cavaliere Eros Cecconi di Tre uomini ed una gamba, esordio cinematografico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

 

 

 

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