Terzo capitolo della Twilight Saga, fenomeno a livello mondiale, dapprima letterario e poi cinematografico, Eclipse , pur nella sua prevedibilità, appare più riuscito rispetto al precedente New Moon, non fosse altro che per la complessità e varietà dei temi trattati, pur non riuscendo a dargli la giusta omogeneità. David Slade alla regia (dopo Catherine Hardwicke e Chris Weitz), e la conferma di Melissa Rosenberg alla sceneggiatura.

La prima propende maggiormente verso l’azione, con una minore dipendenza dalla colonna sonora, mentre la seconda sfrutta al meglio le pagine del romanzo di Stephenie Meyer, attenuando il romanticismo soap che gli altri motivi presenti, propri di un certo universo giovanile (l’attrazione verso la morte, la sublimazione dell’atto sessuale, la diversità come specchio dei tormenti interiori che portano all’età adulta), puntando ad una concreta corporalità, quel filo doppio che lega Bella (Kristen Stewart) all’etereo fidanzato vampiro Edward (Robert Pattinson) e al sanguigno licantropo Jacob (Taylor Lautner), ormai più di un amico.

Se l’uno infatti è, tecnicamente, un “morto vivente” dal sangue freddo, che offre romanticismo e sicurezza, legato a regole desuete di corteggiamento (ha 109 anni), tanto da attendere il matrimonio per l’agognata prima volta, il palestrato lupacchiotto ha dalla sua un’irruente baldanza, consapevole che la scintilla della passione (chiamata imprinting) può superare ogni ostacolo.

La stessa Bella avrà modo di scoprire l’importanza di un corpo caldo accanto, durante una notte in tenda mentre fuori infuria la bufera …

In mezzo, tra vari flashback volti a narrare il passato di alcuni personaggi e la consegna del diploma liceale, la lotta, con la tribù dei Quileute e il clan dei Cullen alleati, contro l’ esercito dei NeoNati, giovani vampiri con sete di sangue e dalla notevole forza fisica, al soldo della vampira Vittoria (B.D.Howard), che minacciano la vita di Bella…

Per quanto più articolato e meglio delineato riguardo l’attenzione alla psicologia dei vari personaggi (il dialogo in tenda tra Edward e Jacob, riflessione sulla loro rispettiva natura, la sofferta scelta di Bella), con una recitazione meno enfatica rispetto al precedente episodio, il film si perde nella solita esposizione di sguardi estatici, risolvendo le scene d’azione, sin troppo velocemente, in acrobatici salti, attingendo da varie fonti (dal melodramma all’horror, per quanto sfiorato, passando per il western) senza alcuna cifra di unitarietà; lo sviluppo del racconto appare lento, frammentario, appesantito dai citati flashback, sviluppandosi, con notevole velocità, solo nella parte finale.

Mai dimenticare però che il film è rivolto ai ragazzi, riflettendone ansie e problematiche, non solo sentimentali: sono loro ad applaudire la scena della promessa di matrimonio tra la bella e il vampiro, con tanto di anello (appartenuto alla madre, ovvio) donato da quest’ultimo, mentre il sottoscritto sbuffa e prende nota.

A noi “vecchietti”, consapevoli che il cinema può anche essere questo, non resta che attendere l’annunciato Breaking Dawn, capitolo finale, sperando in un epilogo ben congegnato, che condensi i punti salienti della saga, così da elevarla da fenomeno mediatico e di costume a cult definitivo per meriti sul campo.

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