Da qualche giorno è disponibile nelle librerie di zona il libro Taranta Revolution, Laruffa Editore, opera prima di Gianluca Albanese (Casalmaggiore, CR, 9 ottobre 1970), giornalista pubblicista che vive e lavora a Siderno (RC) ed ha al suo attivo varie collaborazioni con numerose testate ed emittenti televisive. Attualmente lavora per il quotidiano regionale Calabria Ora, occupandosi in prevalenza di politica e di sport.

Il libro, scritto in una prosa estremamente scorrevole, con punte di sottile e sorniona ironia, tendente in modo estremamente efficace verso la goliardia, visualizza la realizzazione pratica di un’idea utopica, una sorta di “Spedizione dei Mille” al contrario.Il nostro Sud si risveglia dal torpore e con rinnovato orgoglio punta verso il Nord Italia per una pacifica rivoluzione a suon di musica, alla ricerca di una perduta identità e mettendo in atto una nuova unità d’Italia, riscoprendo valori quali solidarietà, fratellanza e comunanza d’intenti, incontrando vari personaggi, politici, protagonisti del mondo dello spettacolo, al centro di situazioni puramente di fantasia.

Significativamente Albanese prende le mosse, nell’introduzione del libro, da quella esperienza rivoluzionaria che si svolse a Caulonia nei primi giorni di marzo del ’45, dopo l’elezione a sindaco di Pasquale Cavallaro, agente assicurativo e dirigente comunista.

La mancanza di un’indicazione su come gestire la fase acuta della rivolta, conciliando disciplina di partito e spontaneità rivoluzionaria, con i dirigenti del Pci arrivati ormai a giochi fatti, e la reclusione dello stesso Cavallaro, segnano per Albanese il primo distacco tra la politica e la gente, con le conseguenti sfiducia e rassegnazione.

Giorni nostri: vengono analizzati timidi ma significativi segnali di cambiamento verificatisi nel corso degli anni, come la gente in piazza nel maggio 2005 per manifestare dopo l’omicidio di Gianluca Congiusta, giovane titolare di un negozio di telefonia, o, nell’ottobre dello stesso anno, in seguito all’uccisione di Fortugno, la nascita di un movimento studentesco.

Ancora i borghi antichi di Riace, Stignano e Caulonia uniti insieme nel progetto di accoglienza degli immigrati sbarcati sulle nostre coste, l’integrazione consapevole tra “i due sud” del mondo. Segnali di speranza, il desiderio di un’esistenza “normale”, con la sana voglia di divertimento assicurata dalla riscoperta della musica tradizionale locale, rivisitata in chiave moderna, assecondata dal Kaulonia Tarantella Festival, dopo la felice intuizione di Eugenio Bennato (Sanremo 2008) e la sua evoluzione con Mimmo Cavallaro e i Taranproject.

Da queste premesse “storiche” prende avvio il racconto della navigazione verso il Nord di un’eterogenea compagnia di musicanti, tra i quali lo stesso Cavallaro, e giovani che non hanno smesso di sognare e di sperare in un mondo migliore, costeggiando la Puglia, toccando Venezia, Padova, Pontida (fenomenale lo scherzo messo in atto dai compagni di lotta: sostituire la tradizionale cassoeula, piatto principe nel raduno leghista, con u murzeddu…), Imola (con tanto di sabotaggio del Gran Premio per far sì che il meridione resti tra le regioni “obiettivo uno” dell’ UE), Genova, Milano, riuscendo sempre, con la sola forza della musica, ad ottenere risultanti eclatanti, ma soprattutto trovando dappertutto valori che si ritenevano ormai perduti, quali calore umano, solidarietà, forte senso dell’amicizia, per di più tra regioni diverse per stile e modalità di vita.

Un viaggio che è simbolo di reciproca riscoperta, con la diversità a far da collante, perché forse, in fondo, proprio in questo consiste la vera eguaglianza, essere tutti uguali in ragione del proprio essere diversi.

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