ViaEmiliaDocFest , promosso da Pulsemedia in collaborazione con i Comuni di Reggio Emilia e Modena (e la partnership del Corriere della Sera), ha preso ufficialmente il via nel mese di maggio 2010: è il primo festival italiano online del cinema documentario, assicurando a questo genere cinematografico ormai in crescendo, rispondendo alla voglia di verità di tante persone, che non si accontentano dei consueti moduli narrativi stretti spesso tra convenzione e logiche produttive, una esclusiva visibilità.
Si tratta infatti di una grande vetrina virtuale dal respiro internazionale quella visionabile sul sito della manifestazione, http://www.viaemiliadocfest.tv , trenta opere in concorso, frutto di una preselezione tra tutte quelle pervenute, ad opera di un apposito comitato presieduto da Fabrizio Grosoli, direttore del Festival, ed aperte all’intervento del pubblico, che già dal 20 luglio e sino al 29 settembre prossimo può, previa iscrizione al sito, intervenire nella selezione, scegliendo tre documentari.
Due mesi di tempo per la designazione di cinque finalisti, che dal web si trasferiranno a Reggio Emilia, dove, dal 15 al 17 ottobre si terrà “materialmente” l’evento, con la previsione di due premi principali, il Premio Via Emilia Doc Fest, al film vincitore, e il Premio del Pubblico Web, al film più votato on line, mentre la chiusura definitiva sarà a Modena, dal 22 al 24 ottobre 2010, quando al Rock around the Doc saranno riproposte le cinque opere finaliste.
Tra le opere in concorso, quindi votabili accedendo al sito indicato, è presente il documentario La guerra di Mario, del giovane regista calabrese Vincenzo Caricari (Siderno, RC, 1982), prodotto dalla Asimmetrici Video e Aba Film, che ha già partecipato a vari festival dedicati al documentario (Un film per la pace 2010, Udine, Documenta Film Festival-Festival Nazionale del Film Documento, terza edizione, Sezze, Lt), vincendo il primo premio nella Sezione Informazione della II edizione del Lampedusainfestival, festival delle migrazioni e del recupero della storia orale, che si è svolto dal 19 al 25 luglio.
Il docu-film di Vincenzo ripercorre i tre anni di lotta di Mario Congiusta, padre di Gianluca, giovane imprenditore ucciso a Siderno nel maggio 2005, per ottenere giustizia e verità, non solo per il figlio, ma anche per i tanti, troppi, casi di omicidi irrisolti, in odor di ‘ndrangheta o comunque frutto di un’illegalità diffusa: la telecamera si fa tutt’uno con la figura di Mario, diviene il vero io narrante, facendo scaturire semplicemente attraverso le immagini tutta la rabbia, l’indignazione, il sentirsi bloccati a qualsivoglia reazione, senza compiacimento alcuno, con uno stile asciutto, sobrio, teso a rappresentare una calabresità sempre sospesa tra atavica rassegnazione e voglia di riscatto, con quest’ultimo che, pur se a tratti, sembra essere prevalente.
Una volontà di sfondare il muro del silenzio, densa nebbia volta a coprire ogni cosa, che il giovane cineasta aveva già affrontato sin dalla sua opera d’esordio, dopo i primi cortometraggi, Strade, 2005, La spiaggia,Cotrà, entrambi del 2006, tutti girati nella Locride, incentrati sulla vita quotidiana dei ragazzi calabresi, il documentario GGGiovani-ragazzi di Locri, visualizzante la ribellione dei giovani studenti in seguito all’omicidio di Franco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, che è stato in concorso al Taranto Film Festival e al Festival Libero Bizzarri di San Benedetto del Tronto.
Volge inoltre allo stesso obiettivo la creazione, nel 2009, insieme ai due registi conterranei Alberto Gatto (del quale è stato assistente alla regia per il corto Il colore del tempo, 2008) e Bernardo Migliaccio Spina, di LocrideCinema, una struttura-contenitore di varie realtà produttive, volta ad esplorare e raccontare quella Calabria trascurata dai media o narrata in via superficiale attraverso i soliti luoghi comuni.
Il percorso intrapreso da Vincenzo assume quindi un aspetto socio-antropologico, dalla forte valenza anche a fine didattici (collabora infatti dal 2008 a diversi progetti PON in varie scuole della Locride), che sta trovando sbocco nella realizzazione di alcuni documentari, come quelli su Riace, piccolo centro assunto recentemente all’onore delle cronache per i progetti di accoglienza degli immigrati, e sulla scuola elementare di San Luca.





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