L’immagine oltremodo pittoresca spesso delineata da Tex e dal suo pard Kit Carson a dargli man forte, lo vorrebbe a cavalcare lassù, nei pascoli celesti, oppure seduto su una nuvola, novello cherubino, a pizzicare le corde di un’arpa … Cerco d’introdurre con la benevola ironia propria degli albi che portano il suo nome, la notizia della morte di Sergio Bonelli, 79 anni, avvenuta stamane a Monza.

Figlio di Gian Luigi Bonelli, il “papà” del sopra citato Tex Willer (1948), i cui albi possono tranquillamente considerarsi il primo western made in Italy, oltre che anticipatori di determinate tematiche riguardo gli Indiani, Sergio prese le redini della casa editrice Cepim, che diverrà in futuro la prolifica Sergio Bonelli Editore, nel ’57, subentrando alla madre Tea, dopo i trascorsi di tuttofare all’interno dell’azienda di famiglia.

Con lo pseudonimo di Guido Nolitta è stato anche un valido sceneggiatore, iniziando con la serie Un ragazzo nel Far West, ’58, proseguendo nel ’61 con Zagor, personaggio con il quale comincia ad affrancarsi dalla figura paterna, in quanto, pur influenzato dalla sua disinvoltura nel mescolare insieme realtà e senso del fantastico, accostandogli come spalla il buffo Cico conferisce alle storie sdrammatizzanti venature comiche che troveranno consacrazione definitiva nel Groucho posto a fianco di Dylan Dog, l’investigatore dell’incubo, creazione di Tiziano Sclavi e tra i maggiori successi della nostra editoria a fumetti.

La sua creazione più originale, oltre che quella cui era maggiormente affezionato, resta comunque Mister No, 1975, antieroe per eccellenza, l’ex soldato Jerry Drake che in Brasile trova riparo dagli orrori della guerra, di cui volle scrivere personalmente l’ultima avventura (iniziata nel settembre del 2005 proseguì sino alla fine del 2006), visto che si era allontanato dall’attività di scrittore a intorno al 1982 per concentrarsi su quella di editore, sotto la cui egida vedranno la luce personaggi come Ken Parker, Martin Mystere, Natahan Never, Julia, dando, anche in considerazione del suo profondo amore per la scrittura, sempre più risalto e libertà ai loro autori, dei quali fu tra i primi a pubblicare i nomi nelle storie.

Probabilmente era memore della gelosa passione con la quale il padre aveva curato personalmente le sceneggiature di Tex prima di cederle ad altri, in primo luogo proprio al figlio, con Caccia all’uomo, ’76 (disegni di Fernando Fusco) e Nolitta darà nel corso degli anni inedita caratterizzazione al ranger, concedendogli, oltre ad una maggiore umanità, il prezioso dono della fallibilità, sempre rispettando i crismi dell’ “immortalità” e dell’avventura perpetua: nei fumetti la parola “fine” equivale sempre ad un “continua”, pur se a volte soltanto nella nostra fantasia .

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