Edificante. Se tale aggettivo può avere ancora un significato nell’ambito del corto circuito valoriale proprio del buffo mondo in cui ci troviamo a vivere, ritengo allora possa considerarsi appropriato nel definire il film Le petit piaf, diretto nel 2021 da Gérard Jugnot e proiettato la sera di mercoledì 28 agosto alla VI Edizione di FilMuzik Arts Festival, manifestazione cinematografica-musicale che si concluderà oggi, sabato 31 agosto, sempre nel Giardino di Palazzo Amaduri a Gioiosa Ionica (RC), per la direzione artistica di Alberto Gatto.

Certo, molti potranno obiettare che la narrazione nel complesso faccia avvertire un senso di già visto, ma è innegabile il suo valore di favola moderna nel narrare il racconto di formazione dell’undicenne Nelson (Soan Arhimann), che vive nell’isola di La Réunion insieme alla madre Ella (Stéfi Celma), donna delle pulizie in un albergo,  e la nonna  Laly (Delixia Perrine).

Il ragazzino, piuttosto timido e ansioso, problematiche che ne influenzano il  rendimento scolastico, ha però ricevuto un dono prezioso, una voce suadente e melodiosa, tanto che l’amica Mia (Ornela Dalèle) e il di lei fratello Zidane (Zacharie Rochette), bambini fuggiti da una casa famiglia, lo spronano ad iscriversi al concorso canoro Star Kids, nonostante i tanti timori, generati soprattutto dalle obiezioni materne.

(MyMovies)

Una volta notato dal celebre cantante Pierre Leroy (Marc Lavoine), Nelson troverà in lui, artista e uomo alla ricerca di nuovi stimoli esistenziali che lo allontanino dal cinismo e dalla disillusione di cui è ormai pervaso, un rude ma valido maestro, finché…

Gérard Jugnot nel dirigere Le petit piaf, titolo che richiama tanto lo pseudonimo (“passerotto”) della cantautrice francese Édith Giovanna Gassion, citata da Leroy nell’incitare Nelson a far fruttare la dote che la natura gli ha elargito,  quanto lo stesso ragazzino, inizialmente scricciolo titubante e intimorito dalle reazioni esterne e poi sempre più sicuro di sé, riesce in primo luogo a valorizzare il sagace lavoro di scrittura (Fabrice Bracq, Alexandre Fouchard, Marie-Claire Javoy e Serge Lamadie), che si concede anche qualche piacevole bizzarria nel tratteggio dei personaggi secondari (il tassista filosofo Hubert, interpretato con fare divertito e divertente da Philippe Duquesne) o un ironico assecondare i luoghi comuni (le “medicine” in odor di stregoneria elargite dalla nonna).

Cavalca poi felicemente l’intento di offrire all’isola che fa da proscenio alla narrazione una rilevanza che travalica l’immagine cartolinesca, offrendogli la consistenza propria di un mondo a sé stante dove ancora hanno importanza valori quali solidarietà e comprensione umana.

Marc Lavoine e Soan Arhimann (Movieplayer)

In seconda analisi asseconda un efficace  parallelismo tra mentore e allievo, differentemente titubanti nei riguardi della vita ma egualmente propensi a percorrere un determinato percorso, rispettivamente, di rinascita e crescita, che li porterà alla riscoperta e all’affermazione della propria più intima essenza.

Un film semplice e scorrevole, destinato agli spettatori più piccoli, ma anche a quegli adulti che sappiano farsi tali nel riconsiderare determinate emozionalità, riscoprendo anche, perché no, il valore del sogno quale congrua panacea per andare incontro alla realtà quotidiana.

Tornando alla VI Edizione di FilMuzik, qui di seguito potete ascoltare  le interviste, già andate in onda su Radio Gamma,  al regista croato Jurica Hižak e al compositore e videomaker iberico Diego Barronal, compositore e videomaker, che lo scorso giovedì, 29 agosto, hanno presentato al FilMuzik  rispettivamente il film Riffs of Revolution e il live cine-musicale Die! Goldstein: Drowned Paradise. Un grazie di cuore all’interprete Tammy per il prezioso lavoro di traduzione.

Radio Gamma Gioiosa-Speciale Sunset Boulevard: interviste a Diego Barronal e Jurica Hižak ©
Jurica Hižak (foto di Roberto Stranges)
Intervistando, insieme all’interprete Tammy, Diego Barronal (foto di Roberto Stranges)
Diego Barronal (foto di Roberto Stranges)
Intervistando, insieme all’ l’interprete Tammy, Jurica Hižak (foto di Roberto Stranges)

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