Ieri pomeriggio, venerdì 6 settembre, nell’ambito della quarta edizione del Garofano Rosso Film Festival, in corso di svolgimento a  Forme di Massa D’Albe (AQ), in Piazza Luigi Libertini  ha avuto luogo il talk A contatto con il cinema: il ruolo dell’intimacy Coordinator, che ha visto protagonista Manuela Parodi, Intimacy Coordinator e attrice, che ha illustrato al pubblico il ruolo che ricopre, spiegando come la gestione sul set delle scene intime, ma non solo, si stia evolvendo grazie alla sua professione. Un tema di rilievo, per un’attività che finalmente sta prendendo piede anche in Italia, che merita un approfondimento volto alla spiegazione della sua figura, così da agevolarne la diffusione, ecco perché ho contattato Manuela, per rivolgerle qualche domanda al riguardo e condividere l’argomento con voi lettrici e lettori.

Ciao Manuela, grazie della disponibilità e benvenuta su Sunset Boulevard. Ti andrebbe di spiegare alle lettrici e ai lettori l’importanza della figura dell’Intimacy Coordinator all’interno di una produzione cinematografica e cosa ti ha spinto ad accostarti a questa attività?

“Ciao Antonio, grazie a te! L’IC è uno specialista che facilita la realizzazione delle scene dal contenuto intimo e sensibile, rispettando la storia, la visione artistica del/della regista e il benessere fisico, emotivo e psicologico di cast e troupe. Per spiegarvi in poche parole la sua importanza, ti faccio un esempio con un ruolo che ci è molto vicino, ma che è ben conosciuto perché è stato introdotto ormai da molto tempo: quello dello stunt coordinator. Se una scena prevede una lotta tra i personaggi, sappiamo, innanzi tutto, che i pugni e i calci non sono veri ma simulati e che per realizzarla in sicurezza sono necessarie delle coreografie. Quindi sappiamo che ci sarà bisogno del supporto e della competenza di uno stunt coordinator, che farà una valutazione dei rischi e costruirà tali coreografie. Ecco, per le scene intime il meccanismo è molto simile, con alcune piccole differenze. Una su tutte,  la coreografia si costruisce insieme”.

“Come mi sono accostata a questa attività? Quanto spazio abbiamo? È una storia lunga. Fino a tre anni fa, non ne sapevo nulla. Poi, un giorno, la mia  amica e collega Georgia Lepore mi ha detto che aveva scoperto in Inghilterra questa figura, così interessante e necessaria e che voleva portarla nel nostro paese. Mi ha chiesto di aiutarla ad organizzare un evento a Roma, insieme a Sara Palma, presidente di Mujeres nel Teatro, in cui avremmo invitato una prestigiosa Intimacy Coordinator, Yarit Dor, una delle prime al mondo, a parlare con la nostra industria cinematografica. L’incontro è avvenuto nel novembre 2022. A febbraio è nata Intimacy Coordination Italia, la prima associazione di categoria per per IC, fondata da noi tre. Insieme alla Moving Body Arts di Yarit Dor e grazie a 8 borse di studio messe a disposizione da Amazon Prime, abbiamo portato la formazione per questo ruolo nel nostro paese.

Sviluppatasi soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, tanto da essere ormai una presenza abituale sui vari set cinematografici ma anche nell’ambito delle produzioni teatrali, la figura dell’Intimacy Coordinator sta iniziando ad affermarsi in Italia. Secondo te, anche in base alla tua esperienza, può incontrare maggiori difficoltà nel nostro paese a divenire appunto prassi costante?

“Credo che come tutte le novità all’ inizio possa suscitare un po’ di diffidenza, soprattutto perché sono ancora in pochi a sapere come “funzioni” e come possa essere un una figura di supporto per tutti. Ecco perché queste interviste sono importanti, quindi grazie”.

Un’ultima domanda, ringraziandoti nuovamente per la disponibilità, riguarda una tua opinione sull’accostamento, a parer mio del tutto fuori luogo, che qualcuno ha voluto vedere tra l’intervento dell’Intimacy Coordinator e la censura.  

“Come ti dicevo, c’è ancora un po’ di confusione sul suo ruolo e diffidenza. l’IC non è un censore. Non si sostituisce alla regia. Aiuta a raccontare la storia e si assicura che il consenso e il benessere di tutti vengano rispettati per lavorare sereni. Io credo che quando ci si sente al sicuro, ci si senta anche maggiormente liberi di esprimerci. Parlo da IC, ma anche da attrice. Sono se mi sento sicura, posso esprimermi al meglio e al massimo”.

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