“Copyright 1958 Universal Pictures Co., Inc. “, Public domain, via Wikimedia Commons

È ancora disponibile su RaiPlay L’infernale Quinlan, Touch Of Evil in originale, noir del 1958 dalla mirabile composizione visiva e intriso di un sinistro sentore ambiguo non tanto riguardo la classica confluenza tra Bene e Male, ma soprattutto in riferimento ad una possibile commistione tra moralità ed immoralità nell’assegnare un confine a determinate azioni umane, intese quest’ultime a conferire un senso di certezza, per quanto vago e in precario equilibrio, alla rituale quotidianità. Il film trae libera ispirazione dal romanzo di Whit Masterson, Badge Of Evil, 1956, in Italia stampato per la collana del Giallo Mondadori col titolo Contro tutti, adattamento che venne commissionato dalla Universal allo sceneggiatore televisivo Paul Monash, tramite il produttore Albert Zigmuth, il quale andò poi a scegliere Charlton Heston come protagonista ed Orson Welles in qualità di coprotagonista.

Occorreva individuare un nome di grido per la regia ed Heston spinse perché la direzione venisse affidata proprio a  Welles. Quest’ultimo, una volta accettato, si adoperò per riscrivere la sceneggiatura, spostando l’azione dalla originaria San Diego a Los Robles, al confine tra Stati Uniti e Messico, così da rimarcare l’odio viscerale tra le differenti etnie, reso emblematico dallo scontro tra il poliziotto messicano Miguel, Mike, Vargas (Heston), integerrimo presidente della Commissione Panamericana per la lotta agli stupefacenti, che giunge in città con la neo sposa Susan (Janet Leigh), e il collega americano Hank Quinlan (Welles), dai metodi spicci ed un doloroso passato gravante come un macigno sulla resa della propria condotta esistenziale. I due si troveranno ad indagare sull’omicidio, un attentato dinamitardo, del facoltoso americano Linnekar e della sua compagna, andando a coinvolgere diverse persone fino al rendimento dei conti finale.

Charlton Heston e Janet Leigh (Universal Pictures, Pubblico dominio, via Wikimedia Commons)

Per quanto la versione proposta su RaiPlay non sia quella riportata all’originaria concezione di Welles in seguito al lavoro di restauro operato nel 1998 da Walter Murch per l’edizione in DVD, ovviando ai tagli, circa 15 minuti, e al rimontaggio, con tanto di sequenze aggiunte, imposto dai responsabili dello Studio in fase di postproduzione, la visione di Touch of Evil, pur esercitata al di fuori del luogo deputato, è un’esperienza da non perdere, un’occasione per rivivere la sensazione propria del “cinema per il cinema”, già esaltata dallo splendido piano sequenza iniziale (“sporcato”, causa i citati rimaneggiamenti, dai titoli di testa e dall’ inserimento della colonna sonora): Welles, di concerto col direttore della fotografia Russel Metty, mette in atto una mirabile sinfonia tra zoom, carrelli e gru, introducendo la preparazione del citato attentato, il procedere delle vittime verso l’auto e poi il suo avanzare verso il confine, in parallelo con l’arrivo degli sposini Mike e Susan.

I chiaroscuri simbolici tra ombra e luce propri del genere, vengono “ingigantiti” dal costante impiego del grandangolo su luoghi e volti: in particolare la figura di Quinlan, corpo in sovrappeso volto al volontario disfacimento, ripresa spesso dal basso, appare ancora più inquietante nella sua doppiezza morale, appena resa più tollerabile da un istintivo intuito che però non può che rinvenire sostegno in una zona d’ombra. Non è il classico detective in stile racconto “hard boiled”, perché il personale codice morale cui si attiene non gli conferisce certo l’aura di un moderno cavaliere, eroico suo malgrado, ma quello di  a “lousy cop…he was some kind of a man…what does it matter what you say about people?”, citando l’epitaffio pronunciato sul finale dall’amica Tanya, meraviglioso cammeo di Marlene Dietrich.

Orson Welles (Universal Pictures, Pubblico dominio, via Wikimedia Commons)

La costruzione di una personale verità non sarà sufficiente alla risalita in superficie dall’abisso morale in cui si è sprofondati, quella sottile linea dell’inconscio sospesa tra la volontarietà dell’atto posto in essere e la consapevolezza della sua illiceità. Potrà soltanto condurre, prevalendo quei ferali istinti che trovano fertile terreno in un contesto sociale moralmente disgregato, alla sopraffazione di ogni sentimento propriamente umano, nel cui ambito Dal peccato divise le due parti dell’essere, l’una e l’altra troveranno debita morte (Holy Sonnets, John Donne).

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