Stefano Benni (© Claude Truong-Ngoc, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)

Scrittore incline a coniugare satira e poesia nel delineare la lucida visione di una contemporaneità che vede l’essere umano prospettarsi come eterno Sisifo, Stefano Benni ci ha ammaliato con la sua prosa incisiva e suadente, lanciando un ponte tra sogno e realtà, costruito tra le sponde delle nostre ambiguità e idiosincrasie. Il mio ricordo si manifesta con la pubblicazione di una sua considerazione sulla nostra involuta attualità, lungimirante per non scrivere profetica e di frasi estrapolate da alcuni suoi libri, che rimugino spesso tra me e me, a consolazione dei giornalieri affanni.

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Questa sinistra mi mette tristezza e non me ne frega più niente di dirlo. A costo di far rivoltare nella tomba mio nonno stalinista. Non capisco questa corsa al Grande Centro che poi è un centrino da tavola, con due o tre ideuzze perbene apparecchiate. Non capisco questo mimetizzarsi da camaleonti dentro una politica che non s’ interessa più della polis, della comunità, ma solo della lotta per il danaro e per il potere. Tanto che bisognerebbe cambiarle nome, invece di Politica che so, Lucratica, Imperiotica. Sono stufo di sentirli parlare soltanto di Borsa e cambi. Di vederli copiare l’avversario, alla rincorsa dell’immagine. Berlusconi veste i suoi da ginnasti dell’Ottocento e li porta alle Bermuda? D’Alema convoca i Vip in convento. Dov’è la differenza? (citato in Curzio Maltese, Dacci oggi il nostro VIP quotidiano, la Repubblica, 13 gennaio 1996, p. 31)

Quando uno è triste non servono le classifiche, non c’è un tristometro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri (Achille piè veloce, Feltrinelli, 2003).

Uno crede che una volta che le cose vanno bene, che hanno preso l’anda della felicità, la strada sarà sempre in discesa, basta prendere più spinta e la goduria aumenta, diventa vertiginosa, e si sarà sempre più felici finché si raggiunge il trampolino della fortuna e si vola nel nirvana del perfetto culo (Saltatempo, Feltrinelli, 2001).

Per correre dietro ai sogni ci vuole un gran fisico.

La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri. Si è innamorata ieri, e ancora non lo sa (Ballate, Feltrinelli, 1991).

“Non sono solitario” le dissi. E stavo per aggiungere: sono solo, è diverso (La grammatica di Dio, Feltrinelli, 2007).

Una replica a “Un ricordo di Stefano Benni (1947-2025)”

  1. Solo affetto per Benni. Fu amabilissimo quando lo incontrai alla Feltrinelli di Pisa a presentare Saltatempo ormai più di 20 anni fa…

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