(Movieplayer)

Scritto e diretto da Lucia Chiarla, attrice, regista e sceneggiatrice italiana di stanza a Berlino, il film About Luis trae ispirazione dall’opera  teatrale El pequeño poni di Paco Bezerra nel mettere in scena una efficace rappresentazione, per certi versi insolita, delle tematiche relative al bullismo, problematica che nel corso della narrazione va ad intersecarsi con quella inerente al mondo del lavoro e dell’integrazione sociale generalmente considerata. Il tutto sullo sfondo di una società al cui interno quanto concerne la diversità viene spesso percepito non nella qualità di reale e fondante arricchimento di una eguaglianza sostanziale, bensì quale discriminante, contro cui issare il fallace vessillo di una precostituita “normalità”.

Sagace intuizione registica, adattare, in guisa di metaforico microcosmo, dove andranno a materializzarsi accadimenti e situazioni, l’abitacolo del taxi della compagnia per la quale lavora Jens (Max Riemelt), costretto a turni notturni come anche nel fine settimana, così da contrastare la crescente ed agguerrita concorrenza delle  app di trasporto. È qui infatti che avvengono gli incontri con la moglie Constanze (Natalia Rudziewicz), architetta, obbligata ad accettare incarichi all’ultimo minuto dallo studio in cui svolge la sua attività, nell’attesa di un’affermazione definitiva.

Natalia Rudziewicz (No.Mad Entertainment ©)

All’interno della vettura dunque, dove dall’autoradio si diffondono le note dei quotidiani bollettini di guerra concernenti la situazione politica ed economica, i due avranno modo di confrontarsi, esprimendo la propria opinione su quanto accaduto nella scuola dove è iscritto il figlio Luis, dieci anni, dileggiato pesantemente dai compagni di classe per il suo zainetto, sul quale è ricamata l’effigie di un unicorno rosa, che per il ragazzino assume un particolare valore, anche protettivo. Il preside invita i genitori a comperargliene un altro, in modo da rientrare nei previsti e “corretti” ranghi istituzionali, una decisione che inizialmente vede l’avallo di Constanze, mentre Jens ritiene necessario informare la polizia dell’accaduto e che Luis debba lottare per ciò che considera giusto, senza omologarsi al pensiero corrente.

Vi è poi l’opinione “militante” della madre di Constanze, intesa a riportare il fenomeno del bullismo nell’ambito di una necessaria battaglia gerarchica, volta a ristabilire determinati parametri d’appartenenza sociale, contrapponendosi in definitiva alla predominante idea di un politicamente corretto imposto da un irreggimentato vivere civile. Dramma da camera in forma di road movie per le arterie stradali di Stoccarda, About Luis si alimenta dell’illuminante scelta registica, sostenuta da fotografia (Christoph Iwanov), scenografia (Stephan Von Tresckow) e montaggio (Aletta Von Vietingoff ), di non mostrare mai il ragazzino di cui al titolo: ne udiamo solo la voce via telefono o narrante quanto scritto nei temi scolastici.

Max Riemelt (No.Mad Entertainment ©)

Non vediamo neanche l’istituto teatro delle sopraffazioni, a parte in una emblematica sequenza, dove è visibile solo l’esterno, quando bambini e bambine romperanno il silenzio offrendo testimonianza di un ennesimo episodio violento. Una scelta idonea a far sì che vadano gradualmente a visualizzarsi, rimarcando le differenti psicologie dei personaggi, le dinamiche che abbiano potuto contribuire al verificarsi del tragico evento, a partire dal mancato o insufficiente dialogo tra genitori e figlio, essendo i primi preoccupati precipuamente, considerando il pesante clima d’incertezza lavorativa, di preservare quanto acquisito al prezzo di costanti sacrifici, non rinvenendo neanche loro alcuna forma di sostegno, né dal costituire una coppia, né da garanzie espresse a livello statuale o eventualmente dalle associazioni di categoria.

 Vi è poi l’ignavia esternata dalle istituzioni preposte a rappresentare quel luogo dove dovrebbe completarsi la formazione degli adulti e delle adulte di domani, la necessaria crescita sociale e civile, nel rispetto della individualità loro pertinente, ideale prosecuzione di quanto già appreso nell’ ambito familiare, ove non si siano verificate falle o mancanze dalla varia natura. Invece, lo apprendiamo dalle telefonate del preside ai genitori di Luis e dalla sua proclamazione di rigidi provvedimenti disciplinari, vacuamente punitivi, la tendenza è quella di assicurare il ripristino dello status quo ante, preservando l’ordine costituito. Una pace sociale customizzata da quelle imposizioni comportamentali proprie del regolamento interno, ma soprattutto da ciò che si aspetta la maggioranza di padri e madri, ovvero che non si debba mai deviare dai confortanti parametri della ritualità consuetudinaria.

Natalia Rudziewicz e Max Riemelt (No.Mad Entertainment ©)

Andando a concludere, ritengo che About Luis sia un’ opera ben scritta, diretta ed interpretata, nonché necessaria, considerando come riesca, pur a prezzo di qualche schematismo, a volgere dal particolare all’universale, senza pietismi o facili immedesimazioni, invitandoci piuttosto a prendere visione e coscienza di quanto, spesso volutamente, ignoriamo, nascosti dietro il dito di gracili generalizzazioni, ora volte al compatimento, ora alla colpevolizzazione. Un film da vedere, anche nelle scuole (secondarie, a mio avviso), ricordandone in chiusura la presentazione in vari festival internazionali, dove ha conseguito premi e menzioni speciali (ad esempio il Premio Sorriso Diverso alla 19ma Festa del Cinema di Roma). In sala dal 27 novembre, distribuito da No.Mad Entertainment.

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