Sabato ventuno novembre 2009 si è concluso il 27° Torino Film Festival,che ha visto vincitore, per la prima volta in ventisette anni, un italiano, Pietro Marcello, trentenne di Caserta, e il suo La bocca del lupo, che si aggiudica inoltre il Fipresci dei critici. Un film molto particolare a detta degli addetti ai lavori, che abbatte sia le barriere dei generi cinematografici, essendo un’ opera sospesa tra documentario, reportage, melodramma e spaccato sociale, sia quelle mentali, narrando la storia d’amore tra un ex carcerato ed un transessuale.
Prodotto dai gesuiti della Fondazione San Marcellino, insieme alla Indigo di Francesca Cima e Nicola Giuliano e alla L’Avventurosa Film di Marcello e Dario Zonta, si delinea dunque come un film importante, al di là dei meriti artistici, proprio per l’idea che porta avanti: ciascuno, in base alle sue possibilità, ha il diritto di vivere nel miglior modo possibile, comprendendo in tale assunto anche la sessualità, che va comunque ad inserirsi in un discorso più generale, cioè amarsi e volersi bene anche in situazioni estreme, comportanti disagio e solitudine.
La giuria presediuta da Sandro Petraglia ha poi assegnato il proprio Premio speciale ex-aequo a Crackie di Sherry White e Guy and Madeline on a Park Bench di Damien Chazelle, mentre riguardo le interpretazioni, miglior attrice è risultata la cilena Catalina Saavedra(La nana, di Sebastian Silva) e miglior attori Robert Duvall e Bill Murray(Get low di Aaron Schneider).Per parlare dei premi principali: premio per il miglior documentario italiano a Valentina Postika in attesa di partire di Caterina Carone, quello per il miglior corto a Notturno stenopeico di Carlo Michele Schirinzi, mentre il premio del pubblico va al romeno Medalia de Onoare di Calin Netzer.
Gianni Amelio, nuovo direttore in carica, ha di che essere contento: il Torino Film Festival ha finalmente confermato e valorizzato quella che, storicamente, è sempre stata la sua funzione essenziale, cioè dare risalto ad un cinema fuori dal coro, capace di guardare la realtà sperimentando contemporaneamente nuovi linguaggi.





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