Il maestro e compositore Lelio Luttazzi e’ morto la scorsa notte nella sua casa, a Trieste: a darne la notizia il suo amico e agente, Roberto Podio, portavoce della famiglia. Aveva 87 anni (era nato a Trieste il 27 aprile del ’23). Buon musicista e pianista, è stato tra i primi ad inserire nella canzone italiana le strutture del jazz, facendo entrare in molte sue composizioni una coinvolgente modalità swing (Muleta mia, scritta per Teddy Reno, Una zebra a pois, cantata da Mina, Il giovanotto matto, di Ernesto Bonino, anche se a detta di molti la sua la sua interpretazione più famosa e riuscita, velata di nostalgica malinconia, resta El can de Trieste).
Luttazzi aveva iniziato la sua carriera nella rivista teatrale per poi crescere artisticamente in quella florida stagione in cui radio e televisione si avviavano verso una certa modernità, divenendo man mano tra i personaggi di maggior successo della canzone italiana tra gli anni ‘50 e ‘60 come, appunto, anche un grande protagonista della televisione di quegli anni, della radio e del cinema.
Nell’ambito della prima, il ruolo certo più congeniale alla sua figura, ammantata di ironia discreta ed una certa autoironia, era quella del musicista che sapeva comunque far leva sulle capacità comiche e di abile intrattenitore (basterebbe ricordare la conduzione del “mitico” varietà Studio Uno ).
Nell’ambito della seconda l’apice della popolarità è stato possibile grazie ad Hit Parade , trasmissione al contempo innovativa, le classifiche dei dischi non erano più semplice snocciolatura di dati, ma inserite in un clima da varietà, occhieggiando agli Usa, e seguitissima dal pubblico negli anni ‘60-’70. Riguardo infine il cinema, ha scritto molte colonne sonore (Totò, Peppino e la malafemmina; Totò lascia o raddoppia? ) e partecipato a qualche film come attore (L’ombrellone di Risi).
Immagine di copertina: Lelio Luttazzi (Wikipedia)






Lascia un commento