Tiberio Murgia, uno dei più noti caratteristi della commedia all’italiana, è morto ieri all’età di 81 anni a Tolfa, in provincia di Roma, in una casa di cura per anziani. Forse il suo nome non dirà nulla a molti, a meno che non lo si colleghi a quel soprannome che contraddistingueva il personaggio nel geniale film di Mario Monicelli del ’58, I soliti ignoti: Ferribotte (storpiatura dell’inglese ferry boat, il battello di collegamento tra Calabria e Sicilia), il siciliano tutto d’un pezzo, possessivo e geloso (segregava in casa la sorella Carmela, una splendida Laura Cardinale, chiudendo la porta a doppia mandata ad ogni uscita).
In realtà Murgia, volto dai tratti marcatamente meridionali, era sardo, essendo nato a Oristano nel 1929 ed in quasi tutti i film venne doppiato, ripetendo praticamente all’infinito il prototipo originario, anche se i suoi ruoli da caratterista hanno sempre lasciato il segno : oltre i sequel L’audace colpo dei soliti ignoti e I soliti ignoti vent’anni dopo, da ricordare sicuramente La grande guerra (1959, sempre di Monicelli), Caccia alla volpe (1966, regia di Vittorio De Sica), La ragazza con la pistola (1968, ancora diretto da Monicelli, con Monica Vitti) e poi, tutte le volte gustosi, ruoli in pellicole sempre più commerciali sino agli anni Settanta e le quasi inevitabili partecipazioni della commedia erotica all’italiana. Per molti, me compreso, resterà sempre Ferribotte, indimenticabile nel suo rimbrotto alla sorella: “Carmela, componiti che c’è il tuo fidanzato…”





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