Scritto e diretto da Sabina Guzzanti, attrice ed autrice satirica a tutto campo, dal teatro alla televisione, seconda prova registica dopo Bimba-E’ clonata una stella (2002), Viva Zapatero!, presentato nel 2005 come Evento Speciale alla 62ma Mostra del Cinema di Venezia, è un documentario estremamente amaro e dolente nella sua stringente attualità.
Partendo da un contesto molto personale, la soppressione nel 2003 del suo programma televisivo RaiOt subito dopo la messa in onda della prima puntata, la Guzzanti si presenta agli spettatori come “buffone” e riesce a far emergere un assunto solo a prima a vista “di parte”, che invece riguarda tutti noi: la sempre più stagnante limitazione della libertà d’espressione (garantita dall’art. 21 della Costituzione) o, meglio, la volontà di una sua estrema personalizzazione da parte dei potenti di turno, non ammettendo confronti e scansando la sferza, preferendole peana inneggianti, aloni d’incenso e petali di rosa al passaggio.
La voce narrante dell’autrice, dall’effetto straniante, tono calmo, quasi sottotono rispetto agli avvenimenti che incalzano nella narrazione, introduce un alternarsi di interviste ad esponenti del mondo dello spettacolo (Dario Fo, Daniele Luttazzi, Beppe Grillo, Paolo Rossi) e dell’informazione (Enzo Biagi, Michele Santoro, Furio Colombo, Marco Travaglio, Ferruccio de Bortoli), anche stranieri (Rory Bremner, Karl Zero, Marcelle Padovani), a dichiarazioni di componenti dei vari vertici della Rai del periodo, qualche sketch, con un valido montaggio, la sottolineatura di un forte contrappunto sonoro (Maurizio Rizzuto e Riccardo Giagni) ed efficaci “trovate” (lo split screen su Petruccioli, le voci dei dirigenti in riunione rimbombanti nella strada deserta dove Sabina aspetta la decisione).
Il qui citato “editto di Sofia”, l’elenco di personaggi non graditi al premier Berlusconi e “rei” di un uso criminoso della tv (compreso Biagi, poi allontanato dalla Rai con raccomandata A/R, per sua diretta testimonianza), si erge ad emblema funzionalmente atto ad estendere il discorso alla consueta occupazione partitica della Rai e alla sua confluenza nel conflitto d’interessi, l’arroganza dei dirigenti nel voler reinterpretare e ridefinire il concetto di satira e di informazione all’insegna della più bieca piaggeria, optando per il lavaggio del cervello (o presumendo sia già in atto) più che spingere a stimolanti riflessioni.
Ciò che mette a fuoco Viva Zapatero!, al di là di una certa partigianeria di fondo, e forse proprio per questo, nella sua valenza di controinformazione, è l’estrema urgenza e necessità di una riforma della tv pubblica che, per essere veramente tale, dovrebbe essere in grado di garantire il pluralismo vero, che non si esprima nell’eliminare quanto non gradito ma nell’aggiungerlo, dando spazio a più voci, anche contrastanti.
Il “buffone” Sabina Guzzanti, morto da eroe, come tale risorge “vedendo il popolo”, le tante persone a riempire i teatri dove decide di proseguire la soppressa trasmissione, non massa informe da plasmare a proprio uso e consumo, ma gruppo cosciente e consapevole, libero di scegliere senza che alcuno, per via subliminale o meno, si preoccupi d’indirizzarlo verso “la retta via”.





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