
Diverse visioni lo scorso sabato, 7 gennaio, nella sala Calliope della Libreria Mondadori di Siderno (RC), dove ha avuto luogo la proiezione dei cortometraggi Nel cuore delle rane di Bernardo Migliaccio Spina e Rosa di Vincenzo Caricari, nel corso di una serata presentata dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino. Due diversi modi di rappresentare la realtà quelli trasmutati in scena dai giovani cineasti coi rispettivi lavori; Nel cuore delle rane, frutto della scuola di recitazione e regia LocriTeatro (una felice realtà artistica attiva sul territorio ormai da dieci anni), sceneggiato dallo stesso regista, offre visualizzazione, con toni da buon noir, avvalorati dall’ottima fotografia, ai tormenti propri dell’animo umano che non riesce ad affrancarsi dall’elemento malvagio insito in lui fin dalla notte dei tempi, portandolo a compiere atti turpi dai quali intenderebbe estraniarsi: nel caso della narrazione filmica, l’omicidio perpetrato ai danni di una minorenne da parte di un avvocato, cui Michele Macrì offre un’interpretazione piuttosto intensa nel visualizzare i disagi di una mente disturbata. Altrettanto valido l’apporto dell’intero cast.

In virtù di una regia tanto attenta ai particolari, ai primi piani dei personaggi e di ogni elemento proprio dell’ambiente che li circonda, quanto scabra, essenziale, con rapidi movimenti di macchina volti a sottolineare stati d’animo e sensazioni, suffragata da un altrettanto veloce montaggio, Spina rappresenta con modalità efficacemente stranianti e figurativamente coinvolgenti, quando non inquietanti, la proiezione mentale di un uomo che vorrebbe distogliere da sé l’atroce ricordo di quanto commesso ma dal quale è ugualmente tormentato, una subliminale rappresentazione di quella sottile linea dell’inconscio sospesa tra la volontarietà dell’atto posto in essere e la consapevolezza della sua illiceità, la quale condurrà, nella prevalenza di ferali istinti che trovano fertile terreno in un contesto sociale moralmente disgregato, all’annientamento di ogni sentimento propriamente umano: Dal peccato divise le due parti dell’essere, l’una e l’altra troveranno debita morte (Holy Sonnets, John Donne). Particolarmente riuscito, infine, il ricercato contrasto fra il sordido atto criminale messo in scena e il neomelodico motivo sonoro del corto, opera di Stefano Priolo (O’ munno è luntano).

Riguardo Rosa, scritto e diretto da Vincenzo Caricari, recentemente premiato alla X edizione del Pentedattilo Film Festival (nella sezione Showcase Calabria, ex aequo con Margie di Domenico Modafferi), dopo aver partecipato allo Short Film Corner del 69mo Festival di Cannes, all’Encounters Short Film Festival di Bristol (Londra) e al Festival CinemaZero di Trento, la narrazione è incentrata sulla figura di una giovane donna (Manuela Cricelli), il cui nome dà titolo al corto, che vive insieme alla madre (Teresa Verteramo) in un piccolo paese del Sud Italia; lavora come segretaria in uno studio medico, fa parte del coro della chiesa e, alle prese con pressanti problematiche economiche, sembra trovare conforto nella quotidiana ed assidua preghiera. La mamma infatti necessita di urgenti cure mediche ed occorre ricoverarla in una struttura del Nord, per di più privata, vista la mancanza di cliniche adeguate in zona. Un giorno, dopo aver partecipato alla Santa Messa, rinviene su di una panca un borsellino, non vi sono molti soldi al suo interno, ma forse quanto basta almeno per partire …

Caricari con Rosa si dimostra fedele sia alle tematiche proprie della sua filmografia, una grande attenzione ai temi sociali relativi a quanti lottano quotidianamente contro l’indifferenza della società, partendo dal particolare, la realtà sociale che gli è propria, per comprendere poi l’universale nella comunanza di problematiche e conflitti, sia ad una linea registica volutamente minimale e tendenzialmente documentaristica, del tutto congiunta con l’iter narrativo, intenta a riprendere la rituale quotidianità di gesti e situazioni, privilegiando le immagini rispetto ai dialoghi e rimarcando l’assenza o l’utilizzo funzionale, come nel corto in esame, della colonna sonora.

Essenziali e mirati movimenti di macchina volti all’ambiente circostante ed intensi primi piani della protagonista, cui Manuela Cricelli offre un’efficace interpretazione di donna divisa fra la speranza della fede e la rassegnazione silente, connotata da una disperazione trattenuta, traducono in scena l’evidente disagio di chi non riesce a trovare un minimo di conforto umano all’interno del contesto sociale e, soprattutto, una risposta alle ripetute invocazioni fideistiche: la terra anela verso il Cielo, ma quest’ultimo non appare propenso a seguire il percorso inverso, l’unica risposta sembra essere il silenzio, almeno fino a quando non si verificherà il “miracolo pratico” relativo al rinvenimento del borsellino, sottolineato nell’emblematica sequenza finale.
Due realizzazioni dunque, prodotte entrambe da Asimmetrici Film, che riescono a narrare, con diverse modalità riprendendo quanto su scritto, l’una puntando al surreale e all’onirico, l’altra ad un pregnante e toccante realismo, l’attuale tessuto sociale, ormai orfano di una concreta umanità, cui si è colpevolmente contrapposto un tenace individualismo, materiale ed ideologico.
Immagini: Ufficio Stampa





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