Ci ha lasciato lo scorso martedì, 27 marzo, l’attrice francese, cinematografica e teatrale, Stéphane Audran (all’anagrafe Colette Suzanne Dacheville, Versailles, Parigi, 1932). Sguardo magnetico e profondo, presenza scenica elegante, fascino altero, Audran ha offerto interpretazioni piuttosto intense, avallando umorismo e il sentore sottile di varie problematiche, volte al perverso e al crudele, che trovarono la loro sublimazione nelle opere di Claude Chabrol (suo marito dal 1964 al 1980) : il regista infatti, dopo una piccola parte ne Les cousins (1958, I cugini), le diede modo d’interpretare ruoli sempre più complessi e a volte scabrosi, in titoli come, fra gli altri, Les bonnes femmes (1960, Le donne facili), Landru (1963), Le scandale (1967, Le scandale ‒ Delitti e champagne), Les biches (1968), film quest’ultimo che le valse l’Orso d’Argento al 18mo Festival di Berlino nel 1968.
Audran debuttò sul grande schermo nel 1957 (La bonne tisane, Hervé Bromberger), dopo gli studi di recitazione, ed oltre alla collaborazione con Chabrol meritano certo di essere ricordate all’interno della sua carriera le intense prove recitative offerte diretta da Anatole Litvak (La dame dans l’auto avec des lunettes et un fusil, 1969), Luis Buñuel, (Le charme discret de la bourgeoisie, 1972), Claude Sautet (François, Paul… et les autres, 1974), Gabriel Axel (Babettes gæstebud, 1987, Il pranzo di Babette, dall’omonimo racconto di Karen Blixen).





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