Ho appreso la notizia della morte, avvenuta ieri, mercoledì 22 marzo, di Lucy Salani, la donna transessuale più anziana d’Italia, tra le pochissime persone sopravvissute al campo di concentramento di Dachau, protagonista del documentario C’è un soffio di vita soltanto di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini. Riporto la dichiarazione, inviatami tramite comunicato stampa, dei citati registi, che hanno condiviso con lei gli ultimi anni di vita, augurando che una volta per tutte si possa arrivare a comprendere di come la cosiddetta “diversità” non sia altro che la possibilità esercitabile da ciascun essere umano di fare la differenza nel corso del proprio viaggio terreno scegliendo liberamente il proprio appagamento esistenziale: “Abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di conoscere Lucy qualche anno fa e da quel momento è iniziato un legame indissolubile, un legame che va al di là degli aspetti artistici e professionali. Lucy è diventata un punto di riferimento umano per noi e per le tante persone che hanno conosciuto la sua storia e che l’hanno amata per la sua resistenza, il suo orgoglio, la sua forza straordinaria. Lucy se ne è andata, ma il suo ricordo e la sua storia rimarranno scolpiti non solo nella memoria di chi, come noi, le ha voluto bene, ma anche nella memoria collettiva del nostro paese”.
È stata una brutta perdita. Anch’io ci sono rimasto molto male.
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