(Film Commission Torino Piemonte)

Pubblico di seguito, riadattati in forma di articolo, i testi redatti dallo scrivente per la trasmissione Sunset Boulevard andata in onda lo scorso martedì, 22 agosto (replica sabato, ore 10), su Radio Gamma, con una scaletta incentrata sulle ultime proiezioni previste all’interno della manifestazione cinematografica-musicale FilMuzik Arts Festival, la cui V Edizione, per la direzione artistica del regista Alberto Gatto, ha avuto inizio giovedì 20 luglio e si concluderà il 3 settembre nel giardino di Palazzo Amaduri a Gioiosa Ionica (RC).

Dal 18 luglio, infatti, la trasmissione radiofonica ha ospitato la disamina dei film in proiezione al Festival, compresi quelli che sono stati selezionati nell’ambito delle opere pervenute, mentre al di fuori della consueta programmazione del martedì viene trasmesso uno speciale, il sabato alle ore 9 con replica alle ore 17, dedicato alle interviste con alcuni protagonisti della kermesse, come quella annessa all’articolo, che mi vede chiacchierare con Enrico Carnuccio, autore del documentario Ombre a Mezzogiorno, proiettato giovedì 10 agosto.

Un click (o un tocco col dito) qui per informazioni sul programma del Festival

Radio Gamma- Intervista ad Enrico Carnuccio ©

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Sabato 2 settembre, ore 21. The Fabulous Trickster. In viaggio con Antonio Infantino, documentario scritto e diretto da Luigi Cinque, rende omaggio al cantautore e poeta Antonio Infantino (1944-2018): con la fluidità propria di una suadente ballata, attraversata da note malinconiche ed elegiache, offre risalto tanto alla sua carismatica personalità, quanto all’innovazione apportata dalle sue realizzazioni nell’ambito del panorama musicale degli anni ’70.

Nel 1975, infatti, Infantino, con I tarantolati di Tricarico attingeva, reinventandolo, dal repertorio proprio della musica tradizionale del Meridione, innestandovi un messaggio socio-politico: le ninne nanne, le filastrocche infantili, i canti di festa, gli “esorcismi musicali” propri del tarantismo nell’indurre a movimentate danze idonee a liberare il corpo dai veleni, inducevano ad una riflessione sulle condizioni proprie del Sud Italia, il suo mantenersi vivo nel ricorso ad una musicalità ancestrale che riproduceva suoni e rumori di una civiltà contadina ormai perduta, mentre il fenomeno migratorio rimarcava sì una disorganizzazione sociale, “ma anche la possibilità di conoscere cosa vi fosse oltre l’orizzonte”.

Nel corso della narrazione Cinque si fa voce narrante e interlocutore di Infantino, stimolandolo ad offrire un esempio delle sue fonti d’ispirazione, passando al riguardo dai tanti oggetti presenti nella sua abitazione, ognuno fonte di un determinato fluire di memorie, al ricordo del ritmico suono dei campanacci lasciato dal passaggio delle mandrie di bovini nelle campagne in cui ha vissuto la propria infanzia, senza tralasciare la venuta al mondo a Sabaudia, “allietata” dal rumore delle bombe, sorta di “profezia” del suo stile musicale.

Quest’ultimo, infatti, certo minimalista, si basava su un solo accordo ed una sola tonalità, nell’impiego di strumenti poveri (dal putipù o cupo cupo alla chitarra battente), per dare vita a un ritmo ossessivo ed ipnotico, idoneo a ridestare sensazioni tribali. La musica si apriva così ad una dimensione nuovamente collettiva, esprimendo una totale libertà tanto nei confronti degli schemi musicali rockeggianti degli anni ’70/’80 quanto delle ideologie ingabbianti proprie dello stesso periodo (emblematica, credo la presenza in una sequenza di un corvo parlante, richiamo a quello presente in Uccellacci e uccellini, Pier Paolo Pasolini, 1966).

Luigi Cinque (Facebook)

Così come il suono frenetico della pizzica accompagna, tra folklore e religione, la guarigione del tarantolato, la musica di Infantino nel rievocare atmosfere ataviche fa sì che il Sud si riappropri delle proprie tradizioni e si adoperi nel condividerle. Ecco perché al vulcanico compositore affamato di conoscenza ben si addice l’appellativo di “trickster” presente nel titolo, rifacendosi all’etimologia che era propria presso i nativi nordamericani: uno spirito guida che a suo piacimento può assumere ogni forma, animale, umana, fantasmatica, e questa sua capacità di mutare fa sì che si possano sovvertire le regole, fino a creare un necessario caos idoneo a riportare l’ordine primordiale nella natura delle cose.

Domenica 3 settembre ore 21.Mimì-Tutti ne parlano, io l’ho conosciuta, scritto e diretto da Gianfrancesco Lazotti, è un documentario che nel narrare la vita di Mia Martini, detta Mimì (all’anagrafe Domenica Rita Adriana Bertè, 1947-1995), ricorre al classico lavoro di montaggio dei vari interventi ad opera di colleghi, amici e familiari, imbastendo un suggestivo fil rouge tra queste dichiarazioni e la voce narrante di Franco, che ricorda la “devozione” verso la cantante, fin da quando era minorenne: la stanza tappezzata di poster, i 33 giri, l’immedesimazione totale, interpretandone le canzoni e seguendola nelle tournée in giro per l’Italia.

Vi si innesta poi l’esperienza di un’attrice rumena, Vasilica, che rivivendo attraverso i brani di Mia il rapporto conflittuale con la figura paterna, decide di studiare canto, lanciando così un messaggio canoro di riconciliazione al genitore.

Un composito mosaico che, pur cedendo a volte alla descrizione didascalica, riesce a delineare efficacemente la personalità umana ed artistica di Mimì, la naturale propensione a trasferire una dolente e al contempo passionale femminilità nei confronti dei versi e delle note, esprimendosi con una trascinante intensità interpretativa, incline quest’ultima anche ad accompagnare differenti generi musicali. Da Vincenzo Adriani, fondatore di Casa Mimì, all’amico Pippo Bruno, passando, tra gli altri, a Leopoldo Mastelloni, Red Canzian, Enzo Gragnaniello, tutti si dimostrano concordi nel descrivere una personalità unica, poco avvezza al compromesso, capace di penetrare l’anima di chi ascolta per il tramite della sua indole e del suo canto, offrendo ogni volta un’inedita visualizzazione del proprio vissuto, ad alto tasso di emozionalità empatica.

Una replica a ““FilMuzik Arts Festival”, dalla radio al blog- Parte VI. Gli ultimi titoli in cartellone e l’intervista al regista Enrico Carnuccio”

  1. […] lo scorso martedì, 5 settembre, l’intervista al musicista Luigi Cinque, regista del docufilm “The Fabulous Trickster-In viaggio con Antonio Infantino”, proiettato sabato 2 settembre alla V Edizione del “FilMUzik Arts Festival” (20 luglio-3 […]

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