Voglio stare il
più possibile ai margini senza
andare oltre. Dal margine si vedono
tante cose che non si possono vedere dal centro
” (Kurt Vonnegut)

Al via dal 4 al 10 settembre a Forme di Massa d’Albe, suggestivo borgo settecentesco in provincia de L’Aquila, la terza edizione della kermesse cinematografica Garofano Rosso Film Festival, con la
direzione artistica del regista e produttore Paolo Santamaria.

La rassegna abruzzese, patrocinata per il secondo anno consecutivo dal Parlamento Europeo, nelle vesti della Presidente Roberta
Metsola, è sponsorizzata dalla società di produzione cinematografica The Factory, solida realtà regionale, con la collaborazione della Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia e della Fondazione
Carispaq
.

Un evento gratuito, dal prevalente carattere educativo, culturale e promozionale, con focus su tematiche legate anche quest’anno al concetto di marginalità, come la parità di genere, i diritti umani, la lotta alle discriminazioni e le comunità marginalizzate (particolare attenzione sarà data al tema della disabilità), narrate attraverso lo strumento filmico e documentaristico.

La manifestazione, inoltre, è stata patrocinata per il primo anno dall’UNAR- Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità.

Unire a tematiche centrali per l’agenda europea la territorialità agreste e bucolica determina un meccanismo unico nel suo genere, volano per la cultura nel territorio e per il territorio tra la cultura, come spiega Santamaria: “Il Garofano Rosso Film Festival nasce da una riflessione sul mondo degli ultimi anni, la cortina di paura calata sulla libertà di ciascuno, cortina che diventa reale. Un’immagine concreta, un muro che ostruisce la vista al di là di esso. Così come l’incomunicabilità e l’acuirsi di diversità già aspre in passato e il buio che tutto questo comporta. Ecco, dunque, l’esigenza non più di evadere, di evitare il confronto con la realtà, ma di aprire un varco in questa recinzione senza ragione. Il festival cinematografico più caldo al mondo, in uno dei borghi più freddi d’Italia. La progettazione partecipata diviene strumento di riscoperta identitaria, in un delicato equilibrio, umile baluardo nella tradizione d’alta quota“.

Sono 83 le opere che hanno attraversato il mondo per arrivare nel cuore degli Appennini abruzzesi, in una location già scenografia naturale di vari capolavori cinematografici come La Bibbia (John Huston, 1966) e Il deserto dei tartari (Valerio Zurlini, 1976) per costruire un mosaico di sguardi unici, difformi ma in assoluta armonia.

Un caleidoscopio di sensazioni e colori, di universi diversi e vite lontane, per frantumare i muri che dividono e affermare la voglia di comunicare e ritrovare sé stessi. I circa 250 abitanti del borgo settecentesco di Forme di Massa d’Albe, storica meta della transumanza ai piedi del Monte Velino, apriranno le loro porte in occasione della manifestazione e, insieme agli organizzatori del festival, offriranno il loro tempo e il loro sapere per regalare a tutti i partecipanti un’accoglienza fatta di condivisione e sincera ospitalità.

Ogni giorno prima dei talk e delle proiezioni insieme agli autori, registi e pubblico potranno prendere parte a un’escursione nel Parco Naturale e dell’Acquedotto Romano di Alba Fucens, oppure partecipare a una degustazione con i produttori locali. Con Garofano Rosso, dialogo e conoscenza delle diversità si fondono in un’unica realtà che vuole unire cultura cinematografica e tradizione locale per un incontro a tutto tondo e per abbattere insieme i muri del pregiudizio.

Otto le sezioni del Festival, otto modi di celebrare la marginalità, attraverso una molteplicità di sguardi che indagano, contemplano e sperimentano attraverso il linguaggio del cinema, per guidarci in una magica esperienza. Bizarre: una realtà̀ deformata, trasognata e provocatoria, filtrata da uno sguardo, uno specchio che distorce e amplifica i sentimenti e le contraddizioni della nostra società̀ . Un’esperienza imprevedibile, in bilico tra tragicità e grottesco, che ci trasporta e ci intrappola in mondi insoliti e affascinanti.

Afterword: la fine, l’ultimo capitolo dell’esistenza. Una presenza inestirpabile nella nostra vita e nella nostra coscienza. La morte è qualcosa di inspiegabile e fa paura, ma la necessità di risolverne l’enigma è la forza motrice che incoraggia le riflessioni più profonde.

Femme: Il cinema è un filtro per guardare, prima di essere guardate. Il punto di vista attivo e pungente è il marchio complesso della donna contemporanea, libera e guerriera, che attraverso la sua arte riafferma il suo ruolo e celebra la sua forza generatrice.

Anteros: L’amore maltrattato, deluso, offeso dai tabù e dalle convenzioni sociali. L’amore che combatte, resiste e diventa universale, che travalica il tempo e lo spazio. Il cinema si trasforma nel suo strumento di lotta e rivendicazione del diritto di amare.

Wonderland: il rifugio onirico che accoglie i desideri e le speranze di ogni bambino. Una finestra
sull’immaginario fantastico dei più piccoli attraverso un punto di vista puro e schietto: la fiaba della vita.

Lacci: i fili sottili che ci attraversano e ci uniscono agli altri. In questa complessa geografia umana di legami precari ci avviciniamo e ci allontaniamo, continuamente e freneticamente, alla ricerca di un modo per comunicare la nostra fragilità.

Dystopia: un luogo distante dove tutto è possibile, dove ogni presagio negativo può concretizzarsi. La dimora della paura ossessiva del futuro, in cui sono intrappolate le ombre generate dal presente. Non resta che sperare che la realtà sia un’allucinazione destinata a dissolversi.

Frontiers: la vita ai margini, nelle periferie della terra e del cuore. Un viaggio verso i confini estremi dello spazio e dell’esistenza per conoscere nuovi universi e nuovi linguaggi aprendosi a quelli circostanti. A decretare i vincitori, tra le 83 opere filmiche in concorso nelle otto sezioni, una Giuria di qualità, tutta al femminile, presieduta dall’attrice Marta Bulgherini, e formata dalle produttrici Francesca Andriani e Guendalina Folador, la montatrice e regista Elisabetta Abrami, l’autrice Veronica Chirra.

Paolo Santamaria. Abruzzese di nascita (e per scelta) con un pizzico di origini albanesi. Avrà un debito infinito con Spielberg, Nolan, Von Trier e tutti quei grandi registi capaci di farlo sognare come le lasagne di sua nonna Rachele, madrina formese, musa cinematografica.

Classe 1990, nel 2014 si diploma in regia e filmmaking presso la Scuola Nazionale Di Cinema–Centro Sperimentale Di Cinematografia. Dirige nel 2019 la sua opera prima, Siamo come Genova, presentata in anteprima al Seeyousound International Music Film Festival e distribuita da I Wonder Pictures. Sempre in collaborazione con I Wonder Pictures, a settembre 2020 torna nei cinema con il film La piazza della mia città, presentato in anteprima mondiale al Biografilm Festival, che vede tra gli altri la partecipazione di Gianni Morandi, Luca Carboni e Matilda De Angelis.

Nel 2021 realizza il corto Da capo, con protagonista l’attore Nicola Nocella, già vincitore di due Nastri d’Argento e candidato ai David di Donatello. Nel 2022 invece cura la regia dei cortometraggi Lampi, con protagonista Marta Bulgherini, e Spettri, che sancisce l’ulteriore collaborazione con Nocella. Il mondo musicale, a seguito della creazione del marchio Musex, rappresenta uno dei suoi principali campi di interesse; negli anni ha avuto il piacere di collaborare con Lo Stato Sociale, Ex-Otago, Punkreas, Willie Peyote, Dardust, La Rappresentante Di Lista, Extraliscio, Orietta Berti, Paolo Fresu e molti altri.

(Fonte, testo e immagini: comunicato stampa)

Sunset Boulevard, per il secondo anno consecutivo, è media partner del Garofano Rosso Film Festival, al cui sito si rimanda per ulteriori informazioni relative agli orari di proiezioni ed eventi

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