
Lo scorso 4 febbraio ci ha lasciati il regista, cinematografo e teatrale, Daniele Segre (Alessandria, 1952), un autore che ha dedicato buona parte della sua attività al documentario, “il cinema del reale”, connotando ogni realizzazione tanto di una profonda umanità quanto di un concreto e solido afflato sociale, civile e politico. Le sue opere si caratterizzano per una rappresentazione sempre piuttosto diretta, che non rifugge la voglia di sperimentare anche nuovi linguaggi o inedite modalità rappresentative.
Si possono ricordare, “saltando” tra i tanti titoli, Perché droga (1976), suo esordio dopo l’attività di fotografo ed inizio di un’intensa attività volta a documentari, film di finzione, servizi televisivi, Il potere deve essere bianconero (1978), che insieme a Ragazzi di stadio (1978) e Ragazzi di stadio 40 anni dopo (2017) va a delineare una trilogia intesa a raffigurare con estrema lucidità il fenomeno degli Ultras, Vecchie (2002, comprensivo anch’esso di una trilogia, insieme a Mitraglia e il Verme, 2005, e Morituri, 2015), Morire di lavoro (2008), Nome di battaglia: donna (2016).

Il tutto senza mai voler giudicare o “fare la morale”, puntando piuttosto ad offrire agli spettatori la ruvida visione di una “realtà altra”, al cui interno protagonisti quali emarginati, proletari, i cosiddetti “ultimi”, o comunque persone non sempre considerate prendendo le distanze da stereotipi o facili generalizzazioni, offrono testimonianza della loro attività, dei loro comportamenti, delle loro esperienze esistenziali all’interno di un determinato ambito sociale.
L’assenza di compiacimento o pietismo si accompagna ad una voluta presa di distanza da sbrigative annotazioni sociologiche, passando appunto la palla al pubblico, “costretto” a prendere visione e coscienza di quanto, spesso volutamente, ignora, magari rifugiandosi dietro il paravento del compatimento o della colpevolizzazione.
Segre ha fondato nel 1981 la società di produzione I Cammelli e nel 1989 l’omonima Scuola Video di Documentazione Sociale (1989/1997), mentre nel 1996 è stato docente di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia-Scuola Nazionale di Cinema di Roma e nel 2004 all’Università di Pisa. Nel giugno 2015 gli è stato conferito il diploma Honoris Causa dal Centro Sperimentale di Cinematografia per il Reportage Storico d’attualità.






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