
Paperopoli, primi anni ’50. Paperino è stato assunto in qualità di custode al museo cittadino, ma nonostante lo paghino molto per lavorare poco, parole sue, avverte un senso di scontentezza per la noiosa routine, che lo vede elargire informazioni ora ad un signore occhialuto che vorrebbe ammirare la collezione di farfalle, ora ad un raffinato elegantone alla ricerca della sala dei pizzi medievali. Fermandosi a contemplare le antiche navi vichinghe, il nostro avverte il ridestarsi di un indomito spirito d’avventura, rimembrando le gesta di quanti “a bordo di vecchie bagnarole e con solo le stelle a guidarli”, solcavano gli oceani “facendo vela verso l’Islanda e la Groenlandia”, senza dimenticare, poi, l’arrivo dei Vichinghi in America centinaia d’anni prima di Cristoforo Colombo, a quanto si dice.
Nel salire a bordo di una delle imbarcazioni esposte, l’annoiato guardiano scopre un brutto ceffo intento ad ispezionare ogni anfratto del natante e, dopo averlo redarguito ed invitato ad andarsene, inizia ad insospettirsi, probabilmente quell’uomo stava cercando qualcosa. E infatti, ecco venir fuori da un foro coperto nel fasciame una pergamena sulla quale è impressa una carta geografica, che Paperino sottopone subito all’attenzione del direttore del museo.

Il sovrintendente sostiene di come si sia di fronte ad una clamorosa scoperta storica. Quanto rinvenuto, infatti, è il libro di bordo della nave, comandata dal vichingo Olaf l’Azzurro, che toccò l’Islanda nel 900 D.C., molto prima che vi approdasse Eric il Rosso, mentre nel 901 gettava l’ancora presso le coste del Nord America, seppellendo poi, a dare prova dell’arrivo, un elmo d’oro, a 59° di latitudine sulla costa del Labrador. Si potrebbe dunque organizzare una spedizione per cercare il prezioso cimiero, ma nel mentre irrompono nell’ufficio l’avvocato Sharky e il tizio che Paperino aveva sorpreso ad ispezionare la nave, ovvero Azure Blue, a detta del legale ultimo discendente di Olaf l’Azzurro: in base al Codice delle Scoperte può reclamare addirittura la proprietà del Nord America, pretendendo ed ottenendo la restituzione della mappa, così da mettersi alla ricerca del manufatto che gli garantirebbe il dominio assoluto della nazione.
Ma il direttore e Paperino non si arrendono, anzi si danno da fare per giungere nel luogo deputato prima del losco figuro e dell’arrogante leguleio, dando vita ad un lungo viaggio dagli esiti imprevedibili, che vedrà coinvolti anche i nipotini Qui, Quo e Qua…

Per festeggiare i 90 anni del caro amico Donald Fauntleroy Duck, che, giovane anatroccolo, debuttò sul grande schermo il 9 giugno 1934 nel disegno animato The Wise Little Hen (La gallinella saggia), un episodio della serie Walt Disney’s Silly Symphonies, ho deciso di attingere dalla produzione del grande Carl Barks, “l’uomo dei paperi”, andando dunque ad analizzare una storia del 1952, Donald Duck-The Golden Helmet, pubblicata sul numero 408 (luglio/agosto) dell’albo Donald Duck Four Color, a mio avviso un capolavoro di disegno e sceneggiatura.
Riguardo il primo, le tavole, fervide tanto d’ironia che di pathos, esprimono un tangibile sentore del “logorio della vita moderna” come dell’avventura e del pericolo, mentre la seconda offre una narrazione ricca di colpi di scena, congiunta ad una profonda caratterizzazione psicologica di ogni personaggio, anche secondario, colto al colmo dei suoi pregi e difetti.
Da non trascurare poi la capacità propria di Barks, degno erede di Esopo, nel dar vita ad una pregnante favola moderna sulle illusioni del potere, ma anche, in seconda analisi, sulla gestione dell’ordinarietà quotidiana da parte dell’ “uomo comune”, ben rappresentato dal buon Paolino, che anela all’avventura ma finirà con l’accettare il consueto tran tran, appassionandosi infine ai paralumi ricamati citati nell’ultima vignetta.
La storia permette di conoscere un Paperino ben diverso da quello delle produzioni italiane o anche americane (non di Barks), con felice eccezioni, le quali spesso hanno insistito sulla sua indolenza caratteriale: l’anatra antropomorfa nel tratteggio barksiano è spinta da un forte spirito d’iniziativa, non gli mancano certo coraggio e determinazione, addirittura si rivela sprone all’azione per i tre paperotti, qui ancora a metà strada, come credo notato da molti, tra lassismo ed intraprendenza da brave Giovani Marmotte, vedi la vignetta in cui costringono lo zio ad una solenne capocciata nel muro quale risposta alla loro domanda se il Labrador fosse un cinema, mentre poi nell’evolversi della storia sapranno venir fuori da una incresciosa situazione con ingegno e buon senso.
Particolarmente felice la caratterizzazione dell’avvocato Sharky, che si esprime in un pomposo latino maccheronico (Fliccus, Flaccus Fannullorum! E voi potete provare che non lo sia?, in risposta a quanti intendano minare la legittimità del titolo d’imperatore del Nord America), permeata da un certo realismo, fortemente satirica, anche se a far sì che riflessione e risate si contendano il campo in eguale misura è il succedersi delle vignette che vedono il ritrovato elmo passare di capo in capo.
Se per Olaf il suo possesso sta a significare l’appropriarsi di tutto ciò che esiste sul territorio nordamericano, persone comprese, quest’ultime da ridurre in schiavitù facendole sgobbare anche la domenica, ecco che per il direttore del museo, ovviamente sostenuto nella legalità del possesso dal perfido Sharky (che chiede come parcella “una fettina del continente, diciamo il Canada!”, sempre che la cosa non finisse in tribunale, caso in cui chiederebbe il Texas e anche New York…), tutto si risolverà a beneficio dei musei (“tutti dovranno visitare un museo almeno due volte al giorno!”).
Ma l’illuminazione perfetta sarà quella che pervaderà Paperino quando avrà l’elmo tra le mani, immaginandosi assiso sul trono, con tanto di corona ed ermellino: “Lascerò tutto com’è adesso! Non porterò via niente a nessuno…Né miniere d’oro, né pozzi di petrolio… Non voglio niente di niente!”. Quando poi l’avvocato gli chiederà cosa mai potrà essere suo, ecco la pronta risposta: “L’aria ! Mia sarà l’unica cosa di cui nessuno può fare a meno!”, continuando imperterrito: “Obbligherò gli americani a portare un respirometro e mi pagheranno un tot a respiro!”.
Arriverà anche a cercare di sbarazzarsi dei nipotini, salvo poi rinsavire proprio grazie al loro intervento e tornare così il buon vecchio Donald di sempre, con la sua straordinaria capacità di uscire in fondo vincente da ogni disavventura, restando in piedi nel resistere ai colpi bassi inferti dalla vita, accettandola nella sua interezza di gioie e dolori, consentendo a tutti noi, o almeno a quanti si sono sentiti vicini alla sua figura nel leggerne o visionarne il quotidiano tribolare, di identificarci, consolarci, autoassolverci: ogni giornata andata storta, un qualsiasi grattacapo sopraggiunto all’improvviso, non potrà mai esimerci dal continuare sempre a lottare perché l’ultimo sogno rimasto nel cassetto non si dissolva al sopraggiungere del giorno.
E quindi, mio caro vecchio amico, compagno d’infanzia tuttora presente a dare sollievo ai giornalieri affanni, non mi resta che inviarti da queste pagine i miei più cari auguri, sperando di averti reso felice nel rammentare una tua vecchia avventura quale regalo di compleanno.

Una semplice testimonianza di quanto hai saputo donarci in tutti questi anni, facendoci ridere, commuovere e riflettere, a partire da quel leggendario mal di pancia che affliggeva te e il compare Peter Pig nella citata storia d’esordio, impedendovi d’aiutare la gallinella del titolo e i suoi figlioli nella raccolta del granturco…ma eri ancora giovane e l’età ha portato consiglio, come si suole dire, coltivando nel tempo la capacità di cambiare restando, fondamentalmente, te stesso.
Grazie, buon vecchio Donald. Ah, pardon, dimenticavo, della storia di Carl Barks vi sono due sequel, Paperino e le carte perdute di Colombo (The Lost Charts Of Columbus, Don Rosa, pubblicata il 17 ottobre 1995 su Anders And & Co.); Topolino e l’imperatore d’America (Massimo De Vita, Tutto Disney n.18 del 1°marzo 2001) e un prequel, Paperino conquistatore vichingo (Riccardo Secchi e Francesco Guerrini, Topolino n.3335, 23 ottobre 2019). Ispirata alla storia del cimiero, infine, la splendida Topolino imperatore della Calidornia (Topolino 274 e 275, 26 febbraio e 5 marzo 1961, scritta e disegnata da Romano Scarpa, con gli inchiostri di Rodolfo Cimino).






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