
Oramai messa alle spalle la rassegna cinematografica dedicata a Mario Martone, dopo un rapido sguardo all’agenda, tra qualche consegna dalla scadenza non imminente e il prossimo impegno collaborativo con la sesta edizione del FilMuzik Arts Festival, mi rendo conto che posso concedermi un giorno di pausa, distogliendo lo sguardo dal laptop e volgendo momentaneamente i pensieri verso un personale altrove, foriero, mi auguro, di nuove sensazioni ed inediti slanci creativi.
Eccomi allora prospettare una breve gita in quel di Reggio Calabria, “ove il mio corpo fanciulletto giacque”, citando il poeta, così da incontrare l’amico attore Paolo Fiorino e visitare il MArRC, plesso museale della città, che dal 5 agosto ospita un’inedita esposizione, Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, visitabile fino al 12 gennaio 2025. Opto per il treno quale mezzo di trasporto, l’ormai classica littorina d’epoca sottoposta da qualche anno ad un leggero restyling (quanto basta per non definirla vetusta, aria condizionata e nuovi sedili), viaggiante su binario unico e linea non elettrificata (fino a Melito Porto Salvo).

L’itinerario, fortunatamente incentrato su poche fermate, mi fa comprendere i disagi avvertiti dai pendolari che si spostano giornalmente per lavoro, non certo confortati dalla bellezza, per certi versi ancora selvaggia, di un paesaggio che, a metà tra mare e collina, si nutre di tratti incontaminati e altri dominati dal caos edilizio, nell’ affastellarsi convulso del “non finito calabro”, caseggiati la cui costruzione definitiva viene tradizionalmente demandata dai genitori ai figli.
Non posso fare a meno di pensare che, ove vi fosse la volontà, anche politica, d’investire su questo tratto, non sarebbe forse così difficile mettere su un servizio di “metropolitana leggera”, come prospettato da ormai tanti, troppi, anni, ma intanto eccomi arrivato alla Stazione Centrale, più o meno in orario, due ore piene per 71 km circa (dalla stazione di Roccella).
Vado incontro a Paolo Fiorino, che mi attende in un parcheggio vicino. Attore a tutto tondo (cinematografico, teatrale e televisivo, non dimenticando i lavori in radio e i fotoromanzi), originario di Palmi (RC), Fiorino fa puntualmente ritorno da Roma in Calabria per le vacanze estive, soggiornando a Reggio, dove ha trascorso parte della sua giovinezza, nel rione S. Caterina, una volta trasferitosi con la sua famiglia dalla cittadina natia di Palmi.
Ci siamo conosciuti qualche anno addietro, un’intervista per il settimanale col quale collaboravo, la Riviera: da allora ad oggi si è instaurato un rapporto di amicizia e stima reciproca, è sempre un gran piacere incontrarsi e trascorrere qualche ora insieme, chiacchierando soprattutto intorno al mondo dello spettacolo e del cinema in particolare, fra tanti ricordi ed aneddoti relativi ad una carriera che ebbe inizio nel 1958, una parte nel film Perfide … ma belle (Napoli e mille canzoni), diretto da Giorgio Simonelli, per proseguire sino a tutt’oggi, con un entusiasmo sempre vitale e sorprendente.
Il tutto senza perdere mai di vista la famiglia, la moglie, con la quale a dicembre festeggerà i sessant’anni di matrimonio, i figli, i nipoti. Fiorino si è reso poi gentilmente disponibile per un’intervista, che potete ascoltare qui di seguito.

Giunto al Museo, noto con piacere una lunga fila di persone in attesa d’entrare, credo un buon segnale di come la citata esposizione, Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, nonché il nuovo allestimento permanente, conseguente alla riqualificazione dell’edificio avviata a partire dal 2009, vadano a costituire un sicuro punto di richiamo, insieme ad un apparato organizzativo che mi è parso piuttosto efficiente nella gestione dell’aumentato flusso di visitatori.
Non entravo nella struttura da parecchio tempo, la visitai credo una trentina d’anni addietro, e ne ho quindi apprezzato la funzionalità del modello cronologico/tematico inteso a narrare come, dalla preistoria all’età romana, abbia avuto il suo sviluppo l’insediamento umano in Calabria. La visita ha inizio dal Livello A (Preistoria e protostoria/ età dei metalli), secondo piano, proseguendo al primo (Livello B, Città e santuari della Magna Grecia) e poi a quello di mezzo (Livello C – Necropoli e vita quotidiana della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Hipponion, Kaulonia, Cirò e Laos; Lucani e Brettii).
La conclusione del percorso espositivo è al pian terreno (Livello D – Reggio), dove si trova la sala dei Bronzi di Riace e di Porticello, mentre il seminterrato (Livello E) ospita le esposizioni temporanee.

Se ognuna delle 220 vetrine ha suscitato il mio interesse ed alimentato la mia curiosità, rendendomi edotto di tante cose che non conoscevo, inutile negare che la malia più grande sia stata quella alimentata dalla visione dei due Bronzi, rinvenuti nella profondità delle acque marine di Riace nel 1972, fulgido esempio di perfezione e bellezza, avvolti dal fascino suggestivo del mistero delle loro origini, riguardo le quali varie tesi si sono prospettate negli anni.
Stupenda poi la mostra dei tesori archeologici provenienti da San Casciano dei Bagni, provincia di Siena, dove vennero rinvenuti tra il 2022 e il 2023, esaltata dalla cura riservata all’allestimento, dominato da una suadente colorazione bluastra: oltre venti statue, in bronzo, di età etrusca e romana, che vanno a segnare il passaggio tra le due civiltà (la datazione è stata fissata tra il II e il I secolo A.C), raffigurando le divinità che si veneravano nel santuario del Bagno Grande, cui vanno ad aggiungersi ex-voto e centinaia di monete.

Esco dal museo felicemente pervaso da un’ avvolgente Sindrome di Stendhal e fatico un po’ a raccapezzarmi nuovamente con la realtà circostante, giusto il tempo di raggiungere una nota gelateria a circa 500 metri dalla struttura e rimediare così all’inevitabile calata degli zuccheri con la concessione di un gaudente peccato di gola (una immensa brioche col gelato), anche se lo spirito resta legato alle meravigliose visioni di cui ho potuto godere in un’ora e più di visita museale.
Le calorie introdotte mi permettono di affrontare la calura incipiente propria delle ore 14 nel raggiungere la stazione passeggiando a passo di carica sul Lungomare Falcomatà, rapito dalla bellezza del panorama dello Stretto, con la Sicilia che sembra a portata di mano, e da quella della lussureggiante vegetazione.
Treno pronto sul binario, ancora la littorina vintage, per un viaggio di ritorno leggermente più breve (un’ora e mezza circa, in virtù delle minori fermate), affascinato dalla rude bellezza di una terra sempre in attesa di una valorizzazione definitiva, anche, se non soprattutto, da parte dei suoi stessi abitanti, meritevole, urgentemente, di una migliore e concreta offerta di servizi, al di là delle consuete panacee in offerta speciale buone per ogni stagione.
(La foto di copertina, Lungomare di Reggio Calabria, e le foto dei Bronzi sono di Gisella Falcone)






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