
La morte dell’attore britannico Brian Murphy (Ventnor, isola di Wight, 1932), incorsa la scorsa domenica, 2 febbraio, anche se la notizia è trapelata solo ieri su comunicazione della BBC, mi ha riportato indietro nel tempo, all’epoca in cui “ero verde”, prendendo in prestito da mio padre il suo consueto intercalare nel rimembrare gli anni giovanili. Nel riferire l’origine attoriale di Murphy con l’attività in teatro a partire dalla fine degli anni ’50, proseguendo poi con i ruoli in varie serie televisive inglesi e qualche incursione cinematografica (di rilievo le interpretazioni offerte in The Devils e in The Boy Friend, entrambi diretti da Ken Russell, 1971), ecco riaffiorare il ricordo di come le visioni televisive del ragazzino di allora comprendessero anche alcune sitcom le cui caratteristiche narrative e i dialoghi intrisi di sottile umorismo, sarcasmo, nonché una certa salacità (quest’ultima compresa in pieno negli anni a venire), mi coinvolgevano piacevolmente, regalandomi per il tempo della loro durata buon umore e spensieratezza.
Si trattava di Un uomo in casa (Man About the House) e del suo spin- off, George & Mildred. La prima, sei stagioni dal 1973 al 1976, era prodotta da Thames Television per Independent Television (ITV), la seconda aveva identica produzione e andò avanti per 5 stagioni, dal 1976 al 1979. In Italia vennero trasmesse entrambe da Rai 2, sul finire degli anni ’70. In Un uomo in casa compariva la coppia dei coniugi Roper, ambedue sulla cinquantina, marito e moglie da venticinque anni: George (Brian Murphy) e Mildred (Yootha Joyce), locatori di un appartamento a due ragazze, Chrissy (Paula Wilcox) e Jo (Sally Thomsett), che, alla ricerca di un coinquilino, si imbattevano casualmente in Robin (Richard O’Sullivan). Per rendere accetto il nuovo arrivato ai padroni di casa, le due escogitavano un piano, dichiarare loro che Robin fosse omosessuale, dando così vita a tutta una serie di equivoci a generare la struttura portante della narrazione.
In George & Mildred la coppia diviene protagonista: in seguito ad un ordine di acquisto obbligatorio del consiglio comunale lascia la residenza a South Kensington per andare ad abitare nella periferia londinese, al 46 di Peacock Crescent, Hampton Wick, un quartiere signorile, per volontà di Mildred, che vorrebbe migliorare la propria condizione sociale, così da avvicinarsi allo status ostentato dalla sorella Ethel (Avril Elgar), sposata con Humphrey Pumphrey (Reginald Marsh), mitigare il sarcasmo della madre (Gretchen Franklin) e stringere amicizia con i vicini, la famiglia Fourmile, Jeffrey (Norman Eshley), Ann (Sheila Fearn), il piccolo Tristram (Nicolas Bond-Owen), cui si aggiungerà nel corso della serie il fratellino Tarquin (Simon Lloyd).
La donna non ha fatto però i conti con l’andamento esistenziale proprio di George, solitamente disoccupato, a parte l’attività di affittacamere, metà uomo e metà poltrona, i cui unici interessi si sostanziano nel leggere il giornale, guardare la partita in televisione e riservare attenzioni all’amato pappagallino e nessuna, invece, alla consorte, che non manca occasione di sottolinearne l’ormai assente trasporto nei suoi riguardi. Unica concessione alla vita sociale del nostro, frequentare due volte al giorno un pub poco distante da casa, dove si concede, crepi l’avarizia, un bicchierino di brandy. Buona parte dell’andamento narrativo fa leva sui battibecchi coniugali, Mildred che rimprovera al marito l’ inettitudine…totale, mente lui rivendica il diritto ad una ben coltivata accidia, con scambio reciproco di pungenti battute, cui fanno coppia quelli tra lo snob Jeffrey e il proletario George, senza dimenticare i citati confronti parentali e tutta una serie di situazioni che ne sono le dirette conseguenze, contornata da un sense of humour squisitamente britannico, con sottili doppi sensi, scevri da volgarità.
Evidente nella recitazione, nello scambio delle battute, la profonda interazione tra Murphy e Joyce, infatti quando quest’ultima morì, nel 1980, l’attore concordò con la produzione sull’interruzione della serie, di cui era andato in scena nel 1977 un adattamento teatrale, mentre nel 1980 venne girata una versione cinematografica, sempre con gli stessi protagonisti. Un uomo in casa ebbe un remake americano, Tre cuori in affitto (Three’s Company, ABC, otto stagioni, 1977-1984), che a sua volta generò The Ropers, il rifacimento di George & Mildred (ABC, 2 stagioni, 1979-1980) e lo spin-off Tre per tre (Three’s a Crowd, ABC, una stagione, 1984-1985), adattamento de Il nido di Robin (Robin’s Nest, BBC, sei stagioni, 1977-1981), derivato dalla citata serie Un uomo in casa. Adeguando al mondo dello spettacolo quanto espresso nell’ambito della fisica da Lavoisier, Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma e, comunque, scorri piano, sabbia del tempo…





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