Londra, inizi ‘900. Sono ormai sette le vittime, tutte ragazze intorno ai vent’anni, coi capelli biondi e gli occhi blu, di un serial killer noto come “l’assassino poeta”, attirate con dei messaggi dalle colonne degli  annunci personali sui giornali. Ad ogni delitto, infatti, corrisponde l’invio di una poesia a Scotland Yard, componimenti che, come spiega il criminologo all’ispettore capo Harley Temple (Charles Coburn), richiamerebbero i versi delle liriche scritte da Charles Baudelaire nella raccolta Les Fleurs du Mal. Le indagini proseguono, ma intanto scompare un’altra donna, Lucy Barnard (Tanis Chandler), taxi girl in un locale notturno, al pari dell’amica Sandra Carpenter (Lucille Ball), americana giunta in Inghilterra per prendere parte ad una spettacolo, che ora si rivolge alla polizia, temendo che Lucy possa essere caduta nelle mani del misterioso omicida.

Temple, notando la perspicacia di Sandra, le propone di fare da esca, così da ritrovare Lucy  ed arrestare l’assassino. Accettato il delicato incarico ed arruolata come agente temporaneo, con tanto di tesserino e pistola, Sandra inizierà a rispondere agli annunci personali dei giornali, scortata a distanza dall’ufficiale H.R. Barrett (George Zucco), venendo così a contatto con individui certo strani o invischiati in loschi affari, ma anche eleganti e raffinati, pur se il loro fascino risulta offuscato a volte da più di un’ambiguità, come nel caso del produttore teatrale Robert Fleming (George Sanders) e del di lui socio Julian Wilde (Sir Cedric Hardwicke)…

Charles Coburn e Lucille Ball

Giunto negli Stati Uniti dopo essere fuggito dalla Germania Nazista, il regista Douglas Sirk (Detlef Sierck, Amburgo, 1897 – Lugano, 1987), prima di essere messo sotto contratto dalla Universal e divenire famoso per i suoi melodrammi, con titoli quali, fra gli altri, Magnificent Obsession (1954), All That Heaven Allows (1955), Written on the Wind (1956) e Imitation of Life (1959), apprezzati anche da buona parte della critica europea,  girò pellicole rientranti in vari generi, per lo più commedie e thriller, rivelando attenzione tecnica nella messa in scena, rispetto per la sceneggiatura e capacità di porre in risalto le interpretazioni attoriali.

Caratteristiche quelle descritte che possono rinvenirsi nel suo quarto film americano, di produzione indipendente, Lured, rifacimento, piuttosto fedele nella sceneggiatura di Leo Rosten, del francese Pièges, diretto nel 1939 da Robert Siodmak, cui la distribuzione americana diede titolo  Personal Column, operando egualmente per il remake, ritenendo che Lured trovasse facile assonanza con lurid, per poi tornare alla denominazione originale. Sirk pone in essere una intrigante mescolanza tra noir, thriller e giallo-rosa, con prevalenza, ad avviso dello scrivente, degli stilemi propri di quest’ultimo genere.

Interamente girato in studio, sfruttando l’esiguo budget a disposizione, riservando notevole cura alle scenografie (Nicolai Remissof) e all’alternanza tra luce ed ombra nella fotografia in bianco e nero opera di William H. Daniels a ritrarre una Londra “tradizionalmente” nebbiosa, Lured  sembra, come già notato da molti, voler giocare con gli spettatori, attirandoli in una rete di falsi indizi relativamente alla scoperta dell’assassino, forieri comunque nel far venire fuori parecchi scheletri nell’armadio all’interno della buona società inglese del tempo.

George Sanders e Lucille Ball

É il caso dello stilista mentalmente disturbato Charles van Druten, interpretato con piglio ironico ed autoironico da Boris Karloff, che non si è ripreso dal trauma del furto subito qualche anno addietro, l’idea di una collezione d’abiti per una principessa, ma anche l’apparentemente irreprensibile Dr. Nicholas Moryani (Joseph Calleia), in realtà laido organizzatore di uno squallido giro di ragazze, destinate ad essere vendute in Sud America come schiave, raggirate con la promessa di facili opportunità. Il fare divertito di Sirk è già avvertibile nei titoli di testa, con la luce di una torcia ad illuminare i crediti, e poi nella sequenza iniziale, quando un “uomo sandwich” pubblicizza uno spettacolo teatrale dal titolo Murder in Soho mentre allo stesso tempo il serial killer sta per commettere un nuovo delitto, così come si nota una certa ricercatezza nelle inquadrature.

Lured può inoltre contare sull’ottima resa interpretativa di tutto il cast, a partire da una splendida Lucille Ball, incline a coniugare sarcasmo e romanticismo, proseguendo con il sempre elegante George Sanders, sguardo da predatore e modi da puro gentleman “made in England”, senza dimenticare il fare sornione di Coburn nel rappresentare il pacato ma acuto ispettore di polizia, o l’eccentricità del personaggio interpretato da Zucco, pronto all’azione come a risolvere parole crociate. Lured non potrà definirsi propriamente un noir, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo, ma di certo rappresenta un godibile thriller a sfondo sentimentale, capace ancora oggi d’intrattenere con eleganza di stile ed una piacevole ironia e comunque da rivalutare, anche nella considerazione complessiva di un autore come Sirk, che in tutta la sua produzione ha sempre coniugato al meglio sincero afflato popolare e densa autorialità.   

Già pubblicato su Diari di Cineclub N. 135 Febbraio 2025  

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