
Ieri, venerdì 5 settembre, la Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) giunta alla sua quarantesima edizione, ha comunicato i premi conferiti, individuati dalla Giuria nell’ambito della selezione curata dalla Delegata Generale della SIC Beatrice Fiorentino, insieme ai membri della commissione di selezione Matteo Berardini, Marianna Cappi, Francesco Grieco, Marco Romagna, comprendente sette opere prime in concorso e due eventi speciali.
La Giuria Internazionale, composta da Valentina e Nicole Bertani, Nathalie Jeung e Lee Hong-chi ha assegnato il Gran Premio Iwonderfull a Straight Circle di Oscar Hudson: “Una coloratissima e assurda commedia nera si trasforma progressivamente in un incubo a occhi aperti, sullo sfondo di un mondo distopico in cui due soldati di fazioni opposte si ritrovano stazionati sullo stesso confine deserto. Di forte impatto visivo, il film ci ha colpito in particolare per l’interpretazione impeccabile dei due protagonisti. Si tratta di una parabola contro la guerra, in un tempo in cui le dispute sui confini seminano discordia un po’ in tutto il mondo”.
Straight Circle ha ottenuto anche il Premio Circolo del Cinema di Verona come film più innovativo, assegnato dalla giuria under 35 composta da Anna Sergio, Angela Giona, Giovanni Cicogna, Giovanni Delaini e Adele Kekulthotuwage: “Il cinema è un confine. Non tra realtà e finzione ma tra lo spettatore e i confini stessi. La realtà cinematografica sfugge alla gabbia della materia, assottiglia i confini e apre agli spettatori un varco verso la luce. Una visione che ci ha fatto pensare al confine, al nemico, alla terribile potenza di una riga, un segno, un pezzo di terra con delle scritte. Una profonda riflessione sull’incapacità di comprendere e superare le proprie insicurezze, sull’indecisione, sull’odio che diviene intrinseca identità dell’individuo. Un cerchio dritto, un confine che non è confine ma prigione inesauribile e inevitabile che uccide il ricordo e la coscienza”.
ISH, per la regia di Imran Perretta, ha conseguito il Premio del Pubblico (votazione 4.3/5), mentre il Premio Luciano Sovena alla Miglior Produzione Indipendente è stato attribuito ad Agon di Giulio Bertelli: “Grazie a un lavoro attento di costruzione e di cura, Agon si impone come esempio di cinema indipendente capace di coniugare forza narrativa, ricerca e tanta innovazione. I produttori hanno saputo sostenere con attenzione lo sguardo di un giovane autore, accompagnandolo in un percorso complesso e rischioso, garantendo qualità artistica e solidità produttiva pur in un contesto indipendente”.
Il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, è stato assegnato da un’apposita commissione di esperti, composta da Sara D’Ascenzo, Davide Di Giorgio e Carlo Griseri a Waking Hours di Federico Cammarata e Filippo Foscarini: “Attraversando i tanti confini che lacerano il mondo, il film si spinge in un autentico passaggio di stato dell’immagine dalla materia all’astrazione, grazie al lavoro sperimentale (e mai fine a sé stesso) della fotografia, che disegna nuove geografie umane in isolati punti luce”.
Riguardo infine la decima edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica), che proponeva una selezione competitiva di sette cortometraggi di autori italiani non ancora approdati al lungometraggio di finzione, e due eventi speciali fuori concorso, programmati all’interno della 40ma Settimana Internazionale della Critica, selezione anche questa curata dalla Delegata Generale Beatrice Fiorentino con i membri della commissione di selezione Matteo Berardini, Marianna Cappi, Francesco Grieco e Marco Romagna, la Giuria, composta da tre professionisti dell’industria cinematografica (Alessandra Speciale, Gianluca Matarrese, Alessandro Amato), ha attribuito il Premio Miglior Cortometraggio a Marina di Paoli De Luca: “Con un approccio visivo fortemente sensoriale e un linguaggio che privilegia l’esperienza estetica interiore, il film racconta con autenticità e senza facili giudizi un percorso identitario ancora in divenire ma vitale che, passando attraverso difficoltà emotive e un turbamento irrisolto, giunge a una fragile serenità, immergendo lo spettatore nella storia attraverso una narrazione fluida e sospesa tra malinconia e dolcezza”.
Marina ha anche ottenuto il premio per il Miglior Contributo Tecnico, “Per una regia capace di trasformare ogni inquadratura in un riflesso interiore, con una messa in scena delicata ma potentemente espressiva, e per una fotografia che costruisce un racconto emotivo che accarezza i corpi, rivelando la complessità identitaria attraverso immagini di rara intensità, coerenza formale e freschezza, come un tuffo in piscina”.
Il Premio Migliore Regia-Stadion Video, ha visto la vittoria di Festa in famiglia (Nadir Taji): “La regia consapevole e potente affronta una storia cruda e drammatica, raccontando con lucidità l’incapacità dei personaggi di confrontarsi con la fragilità di una famiglia segnata da un trauma che rompe gli equilibri. La narrazione si affida a una direzione attoriale precisa ed efficace, sorretta da una padronanza del linguaggio che rinuncia ai manierismi per costruire una drammaturgia solida, tesa e coerente dall’inizio alla fine”.
Menzione Speciale a El püti pèrs di Paolo Baiguera: “Per aver saputo intrecciare memoria personale e mito popolare in un racconto narrativo sospeso tra realismo e fiaba, per aver trasformato il dolore in simbolo, il bosco in uno spazio di mistero e di perdita, il legno in scultura, restituendo l’enigma e la persistenza di una ferita mai rimarginata”.
Il premio assegnato dal Centro Nazionale del Cortometraggio è andato a The Pørnøgraphər di Hariel: “Un antidoto al veleno nostalgico che celebra il (cinema) classico. Un film breve che penetra lo sporco, il deforme e l’errore, per ammaestrare l’algoritmo, lo sguardo e la carne.Una ricognizione che non rinuncia all’empatia e al gioco. Senza l’affanno indotto dall’eros, The Pørnøgraphər di Hariel è anche la storia di tutti noi spettatori”.






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