
Sarà in tutte le librerie dal 19 settembre il volume, inedito in Italia, Lo spettacolo del tennis 1980 – 1990 – Match epici raccontati da un critico di cinema di Serge Daney (Parigi 1944-1992), uscito in Francia nel 1994 con il titolo L’amateur de tennis – 1980-1990. Critiques e pubblicato ora da Cineteca Milano. Tradotto da Silvia Pareti, segretario generale di Cineteca Milano e che di Daney aveva già tradotto Il cinema e oltre (1993) e Lo sguardo ostinato (1995), il volume non vuole solo essere la celebrazione di mitiche imprese sportive attraverso il racconto di partite e finali storiche dei principali tornei, ma anche la valorizzazione di un modo unico di raccontare i match. Il libro è anche impreziosito dall’introduzione di Ubaldo Scanagatta, che del tennis è uno dei principali esperti e narratori contemporanei.
Scrive Silvia Pareti nella prefazione: “Il tennis, prima ancora che uno sport, per Daney e uno spettacolo, è cinema. Il campo, con la sua forma rettangolare e la sua fissità, è lo schermo, gli scambi sono i dialoghi, su cui si costruisce la narrazione, il tempo che la partita dispiega, e contemporaneamente subisce, ne è il motore. Come il cinema, il tennis è spazio e tempo. E quale è il ruolo dei giocatori? E delle giocatrici a cui Daney dedica sempre attenzione e ritaglia uno spazio non banale per l’epoca? Lungi dall’essere i semplici attori di questo spettacolo, i campioni di cui Daney racconta le gesta nell’arco di un decennio, da Borg a McEnroe agli amati Connors e Yannick Noah (anche 45 anni fa c’era uno Yannick – con la Y però – a infiammare i tifosi), Navratilova, Evert, Wilander e tanti altri, sono i registi, coloro che costruiscono il tempo e lo spazio e, in quanto tali, responsabili anche dal punto di vista etico dei loro gesti, belli solo se portatori di verità, senza la quale non c’è vero dialogo. Macchina da presa e palline sono allora lo sguardo degli spettatori”.
Le cronache tennistiche pubblicate ne Lo spettacolo del tennis 1980 – 1990 “sono ritratti, racconti, commenti, domande e riflessioni. Serge Daney parla di tennis come si dovrebbe parlare di letteratura o di cinema. Da intellettuale appassionato, da critico consapevole. Gli appassionati e i lettori di cinema ameranno questo libro perché scopriranno per la prima volta o ritroveranno la voce di uno dei più lucidi e profetici intellettuali e critici del Novecento. Gli appassionati di tennis e di sport adoreranno questa raccolta di articoli per lo sguardo brillante e vivace con cui Daney tratteggia i profili di grandi e indimenticabili campioni, l’atmosfera dei grandi tornei e la trasformazione, in atto proprio in quegli anni, del tennis nello spettacolo anche televisivo che è oggi. Gli appassionati di cinema e tennis saranno semplicemente in paradiso”, sottolinea Silvia Pareti.
Anche Ubaldo Scanagatta, nel suo personale ricordo di Serge Daney, evoca il cinema: “Daney nello scegliere i teatri e gli attori del suo personale spettacolo tennistico non si occupa solo delle prime donne, delle star, ma volutamente un giorno dedica la sua magica penna a La battaglia degli sconosciuti due comprimari del più debole dei quarti di finale del 1983, il francese Roger-Vasselin contro lo spagnolo Luna e stavolta la penna e più mite, meno sferzante, più comprensiva. Non si può essere tutti super campioni, se uomini. E Roger Vasselin impersona, proprio come in un film, il soggetto dello sconosciuto che riesce a far emergere la star che nessuno sospettava fosse in lui finché ne esce una grande vittoria e un bel film”. Cineteca Milano, infine, ringrazia Bruno Bozzetto per l’immagine di copertina e la postfazione con Doggy.
Serge Daney (1944-1992) è stato un critico e teorico francese, dal 1973 al 1981 redattore capo dei Cahiers du cinéma, la più iconica e autorevole rivista di critica al mondo e dal 1981 al 1991 responsabile della pagina di cinema per il quotidiano Libération. Nel 1992 fonda la rivista Trafic. È stato autore di numerosi saggi tra i quali: Pérsévérance pubblicato postumo nel 1994 ed edito in Italia con il titolo Lo sguardo ostinato. Si definiva cine-figlio (ciné-fils in francese, gioco di parole con cinéphile) e “amava il cinema, la corrida e il tennis. Godard, Hawks, Straub e Huillet, Ford, Mizoguchi, Lang, Welles, Garrel e pochi altri ancora tornano spesso nella sua opera. Detestava la tradizione francese e considerava La morte corre sul fiume il più bel film americano del mondo, forse perché il cinema è l’infanzia” (Éric des Garets).
“Il tennis ha bisogno di attori così come di buoni giocatori e, di sceneggiature, così come di commenti tecnici. Una partita, come un film, è un racconto breve. Può non succedere nulla, come nella finale di ieri tra McEnroe e Lewis (6-2, 6-2, 6-2). Si ripetono i gesti del tennis: uno vince e l’altro no, ma in realtà non succede nulla. Un torneo è già di per sé un grande racconto. Ogni giorno succede qualcosa, un buon mix di cose prevedibili e di cose inaspettate. Un’annata di tennis è una vera e propria saga” (Serge Daney, Wimbledon 1983).
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Titolo originale dell’opera: L’amateur de tennis. Critiques 1980-1990 c 1994 P.O.L Editeur– Prima edizione: settembre 2025– Proprietà letteraria riservata ©2025 Fondazione Cineteca Milano– Stampa e distribuzione ©2025 BookTime – Milano isbn 978-88-6218-393-2 www.booktime.it






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