In cima alla lista dei miei film preferiti (credo ve ne siate accorti dall’indirizzo del blog e dall’ avatar…), Casablanca è in procinto di festeggiare il suo settantesimo compleanno, passando indenne con lo stesso fascino degli esordi attraverso gli anni, consacrato allo status di cult per più di una generazione.
Come ho già avuto modo di scrivere in una mia recensione, non è certo un film d’autore propriamente detto, ma un felice melange di più generi cinematografici, oltre che un modo indiretto dello star system hollywoodiano di partecipare al Secondo Conflitto, schierandosi contro il regime nazista (vedi la bellissima scena della “Marsigliese”, che si innalza roboante nel locale di Rick a coprire l’inno tedesco, Die Wacht am Rhein ), sublimando temi quali l’amore incondizionato, lo spirito di sacrificio, l’amicizia virile come valido sprone per superare l’individualismo nel prendere una posizione definitiva nella vita.
Poi si può anche discutere all’infinito sull’impianto un po’ kitsch o sulla retorica di certi dialoghi, ma per sceneggiatura, basata sulla piece teatrale Everybody Comes to Rick ‘s di Burnett e Alison, mai andata in scena, regia, Michael Curtiz, interpretazioni attoriali, dal mitico Bogart alla splendida Bergman, passando per il cinismo sornione di Rains e l’idealismo eroico di Henreid, Casablanca, pur non essendo, ripeto, un capolavoro assoluto, e forse proprio per questo, resterà un punto saldo negli anni a venire: fascino, mistero e magia del cinema, emblematico tutt’uno in un’ unica pellicola, “mentre il tempo passa“…





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