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Bologna, tempi nostri. Enea (Matteo Bergonzoni), studente universitario diciannovenne, vive con le sue due arzille nonne, che lo accudiscono riservandogli mille premure, e la zia, affetta da Alzheimer. Aria un po’ svagata, propria di chi appare più propenso alla fantasia che all’azione, il nostro vanta una profonda cultura pop, da Guerre stellari a Dungeons & Dragons, dalla quale estrae personali mantra esistenziali, ed ha una relazione con Giorgia, la classica “altra metà della mela”, considerando le tante coincidenze nella conduzione dell’agire giornaliero.

Da che mondo è mondo, però, è risaputo di quanto gli opposti si attraggano mentre i simili si respingono, ed infatti Enea nutre un profondo sentimento, propenso a travalicare i confini dell’amicizia, nei riguardi di Miranda (Eleonora Landi), studentessa di Filosofia, disciplina che la ragazza fatica non poco ad adattare alla realtà, anche familiare, tra una madre “squalo della finanza”, incline ad assoggettare tutti al suo volere, il padre estraniato dal contesto sociale e familiare tra meditazione e contemplazione, ed infine il nonno alle prese con gli “ultimi fuochi”, il solo comunque a comprendere le ansie e i dubbi della nipote, spingendola ad abbracciare compiutamente la vita… 

Diretto da Eugenio Valentinuzzi e Silvia Suppini, quest’ultima anche autrice di soggetto e sceneggiatura, Enea & Miranda è un film che si è rivelato alla visione come una piacevole sorpresa, evidenziando nella sua struttura complessiva quanto il cinema indipendente abbia sempre e comunque molte frecce al suo arco nel tracciare il solco di una concreta alternativa alle produzioni più blasonate, spesso affiancate da una distribuzione in stile “macchina da guerra”.

Siamo di fronte ad una pellicola che, strizzando l’occhio alla commedia americana (Woody Allen in particolare, a mio avviso), così come a certo cinema francese, riesce a bilanciare arguzia, umorismo e qualche tocco surreale, senza dimenticare un romanticismo concreto, lontano da qualsivoglia melensaggine.

Si dà quindi adito a quelle problematiche che vedono i giovani barcamenarsi tra residui di adolescenza, incertezze e timorosa propensione verso il futuro, nel cercare di concretizzare aspettative ed inedite speranze.

Nel corso della narrazione appare evidente un ottimo lavoro di scrittura, in particolare nella resa dei dialoghi, ricchi di humour nel connotare i vari accadimenti e le tante situazioni che si vengono a creare intorno ai personaggi, rimarcandone le loro reazioni.

Il tutto viene ulteriormente caratterizzato dalle valide prove attoriali dell’intero cast, per lo più attori non professionisti con alle spalle esperienze recitative in teatro e da una regia propensa a valorizzarle, “giocando” in particolar modo sui primi piani nel rendere congruo spazio ad emozionalità e caratteristiche psicologiche.

A fare da sfondo alle vicende narrate, la città di Bologna, ripresa nei suoi scorci forse meno conosciuti, scongiurando quindi “l’effetto cartolina”, che, complice anche il buon lavoro sulla fotografia (opera dello stesso regista), diviene ulteriore protagonista di questo particolare ed empatico racconto di formazione, che va anche a sostanziare una benvenuta essenzialità e asciuttezza nell’economia del racconto.

Ritengo, infine, che sia da lodare il coraggio di evitare un finale “piacione”, offrendo invece ulteriore proscenio alla volubilità caratteriale ed emotiva dei due protagonisti, orfani di una personalità che possa definirsi definitiva nell’andare incontro “alle discese ardite e alle risalite” proprie della rituale quotidianità.  Enea & Miranda è stato finora  proiettato in vari cinema di Bologna, trovando diffusione in virtù del sempre valido passaparola.

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