Jane Birkin (Wikipedia, da Pelo Magazine, 1970)

Jane Birkin (Londra, 1947), attrice cinematografica e cantante inglese, naturalizzata francese, ci ha lasciato ieri, domenica 16 luglio, rendendo il mondo del cinema, e dello spettacolo in genere, orfano di una figura certo emblematica di una determinata epoca, incline a creare sul grande schermo, dopo i trascorsi teatrali, un suggestivo punto d’incontro tra sensualità ed emotività, dapprima in ruoli minori (l’esordio in The Knack …and How to Get It, Richard Lester, 1965), ma già destinati a lasciare il segno, come “la ragazza bionda” in Blow-Up di Michelangelo Antonioni, 1966, ispirato al racconto scritto da Julio Cortázar Le bave del diavolo ed ambientato nella Swinging London del tempo, che seguì a Kaleidoscope ( 1965).

La svolta definitiva verso la grande notorietà arrivò poco dopo, nel 1968, quando sul set del film Slogan, diretto da Pierre Grimblat, Jane conobbe Serge Gainsbourg, tra gli interpreti della pellicola, nonché autore della colonna sonora, col quale si andò presto a creare un lungo sodalizio artistico e sentimentale, che ebbe il suo culmine nel 1969 con la canzone Je t’aime, moi non plus, già incisa dal musicista francese nel 1967, in coppia con Brigitte Bardot, ed ora volta a rivestirsi, grazie alla voce della Birkin, di una particolare suggestione erotica velata di una certa malinconia nell’offrire, per il tramite delle note, la visualizzazione di un amplesso che trova la sua forza dirompente nella pura e semplice attrazione fisica, non mediata dal sentimento, rispecchiando quindi l’ondata trasgressiva propria della rivoluzione sessuale in atto, pur concludendosi con i versi L’amour physique est sans issue.

La canzone diede anche il titolo ad un film diretto dallo stesso Gainsbourg nel 1976, con Birkin protagonista, la quale non aveva abbandonato la carriera d’attrice, recitando in film come La piscine (Jacques Deray, 1968), proseguendo al riguardo per tutti gli anni ’70 (Romansa konjokradice, Abraham Polonsky, 1971; Don Juan ou Si Don Juan était une femme… , Roger Vadim, 1973; La morte negli occhi del gatto, Antonio Margheriti, 1973; Death on the Nile, John Guillermin, 1978, tra gli altri).

Una volta separatasi da Gainsbourg, proseguendo comunque nel sodalizio artistico, Jane Birkin diede inizio ad un nuovo percorso cinematografico, con interpretazioni ora più incisive ed intense, ritraendo personaggi femminili ammantati di una certa tragicità, grazie soprattutto all’incontro con registi quali Jacques Doillon (La fille prodigue, 1980; La pirate, 1984; Comédie!, 1987), Jacques Rivette (L’amour par terre, 1984; La belle noiseuse, 1991; 36 vues du Pic Saint-Loup, 2009), Agnès Varda (Jane B. par Agnès V., 1988; Kung-fu Master, 1988; Les cent et une nuits de Simon Cinéma, 1995), Bertrand Tavernier (Daddy Nostalgie, 1990), Alain Resnais (On connâit la chanson, 1997), pur se dagli anni ’90 l’attività cinematografica andò a diradarsi, lasciando spazio a quella teatrale e musicale.

Da ricordare, infine, anche i lavori in qualità di regista, sia per il cinema (l’episodio Pour Maria Nonna Santa Clara, Philippine del film corale Contre l’oubli, 1991; Boxes – Les boîtes, 2007), che per la televisione (Oh! Pardon tu dormais…, 1992 ; l’episodio Je t’aime moi non plus della serie 3000 scénarios contre un virus, 1994).

Una replica a “Un ricordo di Jane Birkin”

  1. Avatar Antonio Falcone
    Antonio Falcone

    L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.

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