Alan Smithee (o Allen Smithee, Alan Smythee, Adam Smithee) è uno pseudonimo utilizzato in quel di Hollywood, sia da registi che da sceneggiatori, per disconoscere la paternità di una propria opera o di un proprio soggetto, vuoi per le pressanti intromissioni delle varie majors, che impongono tagli o rimaneggiamenti vari, vuoi perchè quella che sulla carta era una buona idea all’atto pratico si è poi trasformata in un qualcosa la cui unica fonte ispiratrice sembra essere la mediocrità: in tal modo ci si protegge sotto l’egida dell’anonimato, denunciando, in ultima analisi, gli abusi dei “mercanti del tempio”.
Il debutto di cotanto nome avviene nel 1969, durante la lavorazione del western Death of a Gunfighter (Ultima notte a Cottonwood), quando il protagonista Richard Widmark, non essendo in buoni rapporti con il regista Robert Totten, ne ottiene la sostituzione con Don Siegel:questi, terminate le riprese, rifiuta però l’accredito, sostenendo che, dopotutto, gran parte del film era stato girato da Totten. Widmark ancora una volta oppone i suoi capricci da star e rifiuta una tale ipotesi.
Ma siamo ad Hollywood, dove tutto ciò che si crea lo si distrugge e lo si trasforma:ecco giungere in soccorso Al Smith come pseudonimo di comodo, solo che vi è già un regista con tale nome… Nessun problema, dal magico cilindro spunta il nome di Smithee, la doppia “e” finale, rara avis, dà sicurezza ed esoticità.
Una volta avuto il suggello della Director’s Guild of America, il sindacato rappresentativo dei registi cinematografici e televisivi americani, il nome del valente cineasta comincia a diffondersi, tanto da comparire in circa trenta film, soprattutto televisivi, di fantascienza ed horror (uno per tutti: The birds II Land’s End,’94, sorta di seguito di The Birds di Hitchcock), con qualche “eccezione d’autore” (Ore contate, Backtrack, in seguito Catchfire, Dennis Hopper,’89; l’edizione tv di Dune, David Lynch), ma anche telefilm o videoclip musicali.
Nel ’97 Arthur Hiller dirige Hollywood brucia(Burn Hollywood burn), dove il protagonista è proprio un regista che di nome fa Alan Smithee, alle prese con un importante film che vede tra i suoi protagonisti Sylvester Stallone e Whoopy Goldberg: visti i pesanti interventi della produzione sulla sua opera, non potendo celarsi dietro lo pseudonimo, non potrà far altro che rubare il negativo per poterlo bruciare.
In questo affabulante gioco di realtà che supera la finzione e viceversa, Hiller quando notò che la casa di produzione preferiva al suo montaggio quello dello sceneggiatore, per protesta decise di accreditare il film a…Indovinate un po’… Dopo questo film la Director’s Guild stralciò la convenzione, non ritenendola più valida, ma ciò non vuol dire che il buon vecchio Smithee sia scomparso del tutto, film degni di tale “marchio dell’infamia” ne circolano tanti, compaia o meno il suo nome nei titoli di testa…
Acta est fabula, ovvero, parafrasando (Ed Hutcheson-Humphrey Bogart, Deadline/L’ultima minaccia, 52, Richard Brooks), questa è Hollywood bellezza, e tu non puoi farci niente.