Capolavoro assoluto di Mario Monicelli, Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia del’59, ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini, il film La grande guerra affronta il tema della prima guerra mondiale senza alcuna retorica, non celebrando intrepidi eroi, ma gente comune mandata a morire in condizioni miserevoli:lo si nota già dai titoli di testa, con immagini in primo piano di scarponi immersi nel fango, del rancio, delle sigarette preparate con avanzi di tabacco, delle lettere da casa, dettagli che evidenziano la scelta stilistica di narrare la guerra dal punto di vista della trincea; l’uso del cinemascope, il dispiego di grandi masse, l’accurata ricostruzione storica, ne fanno un’opera spettacolare e un coinvolgente affresco corale.

“Boni, state boni”, il piantone romano Oreste (Alberto Sordi) si rivolge con fare indolente a coloro che sono in fila per la visita di leva:è il 1916, l’Italia è in guerra, alla quale si sottrarrebbe volentieri il milanese Giovanni( Vittorio Gassman), che si rivolge ad Oreste perchè, dietro apposito compenso, lo aiuti a farsi riformare. Oreste intasca i soldi e finge di aiutarlo. Giovanni, terminato l’addestramento, sul treno diretto al fronte rincontra Oreste:la rabbia si trasformerà in amicizia, vista la comune mancanza di qualsivoglia ideale, se non quello di salvare la pelle.

Il battaglione si ferma in un paese delle retrovie, Giovanni conosce la prostituta Costantina( Silvana Mangano ),tra i due sta per nascere un sentimento, ma la guerra incombe;giunti al fronte, Oreste e Giovanni fanno di tutto per evitare ogni situazione di pericolo: si offrono volontari per andare in paese a ritirare del materiale e, una volta giunti, visto in lontananza l’infuriare della battaglia, decidono di far ritorno al mattino.

Il battaglione giunge sulla linea del Piave, e i due verranno inviati a recapitare un messaggio ad un altro avamposto; ancora una volta, vedendo da lontano la battaglia, decidono di pernottare in una stalla, non accorgendosi che la truppa sta lasciando il campo per l’arrivo degli Austriaci; al risveglio,cercando di fuggire con le divise del nemico, vengono catturati.

All’intimorito Oreste sfugge un particolare del messaggio e messi alle strette da un ufficiale, per salvarsi, accettano di collaborare; una battuta dell’Austriaco sul loro coraggio fa scattare l’orgoglio di Giovanni che lo insulta e si rifiuta di dare informazioni; viene fucilato all’istante, seguito dall’amico. Grazie al loro sacrificio, l’avanzata nemica sarà respinta, ma, come quello di molti eroi per caso, passerà inosservato.

La valida sceneggiatura(Monicelli stesso, Age, Scarpelli, Vincenzoni), l’alchimia degli interpreti(Sordi e Gassman memorabili), l’attenta regia, rendono il film capace sia di far sorridere, per quanto amaramente, sia di far riflettere sull’inutilità di tanta barbarie, dove, tra vincitori e vinti a trionfare è in realtà l’agghiacciante silenzio come unica risposta alla domanda “perchè?”.

Immagine di copertina: Vittorio Gassman e Alberto Sordi (Wikipedia)

2 risposte a “50 anni fa alla Mostra del cinema di Venezia: “La grande guerra” di Mario Monicelli”

  1. che bella sorpresa vedere il commento di questo film!
    bellissimo affresco della grande guerra, carico di umanità e di verità.
    quanta amarezza quando oreste e giovanni muoiono….

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    1. é stato proiettato la sera prima dell’apertura dell’edizione di quest’anno, era giusto ricordare i 50 anni di un film che, a tutt’oggi, rimane probabilmente il più bel film italiano sulla prima guerra mondiale, che fa sorridere, pensare e commuovere.
      La scena della fucilazione di Oreste e Giovanni è estremamente toccante e la scena finale, con quel commento cinico e amaro mentre le truppe passano accanto ai cadaveri dei due “eroi per caso” è un omaggio ai tanti soldati morti nell’indifferenza ed un monito sempre atttuale sull’inutilità delle guerre.

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