(MyMovies)

Posso spiegare tutto, la scala, quella bionda in cucina…”; “Un momento, parliamo con calma, quale bionda in cucina?” ; “Ti piacerebbe vederla, eh? Forse è Marilyn Monroe…”(da Quando la moglie è in vacanza, ’55, Billy Wilder). Anche al nostro Leonardo Pieraccioni, regista, interprete e sceneggiatore (con Giovanni Veronesi) di Io & Marilyn, la bionda diva giunge tra capo e collo nella cucina del suo appartamento, peccato non sappia cosa farsene, tanto che Suzie Kennedy, sua sosia, risulta una presenza ingombrante, non riuscendo a creare almeno un ponte tra realtà ed immaginazione, se non una sublimazione dell’inconscio (come il Bogart di Play it again Sam, piece teatrale di Woody Allen e poi film con la regia di Herbert Ross).

Ed è un peccato, perché il film risulta gradevole, mai volgare, con i (pochi) eccessi mitigati dalla bonomia propria del comico toscano, che, pur se a tratti, dimostra una certa evoluzione dal solito personaggio di giuggiolone romantico e di buon cuore, che affronta le avversità della vita con un sentimento appena velato da cinica ironia. Ora, complice l’età che avanza, si aggiunge, e fa da leitmotiv, un’evidente malinconia di fondo, a volte stridente con la rappresentazione del consueto teatrino di figure di contorno, sospeso tra la fiaba e il surreale, con una comicità lieve, scaturente da situazioni e simpatia dei personaggi.

Gualtiero Marchesi (Pieraccioni), professione “manutentore di piscine”, è separato dalla moglie (Barbara Tabita), che lo ha lasciato per Pasquale (Biagio Izzo) proprietario del “Circo Posillipo”, nonché domatore e lanciatore di coltelli; ha comunque un buon rapporto con la figlia (Marta Gastini), ormai la vera donna della sua vita, che colma di attenzioni ed affetto.

Può poi sempre contare sull’amicizia del cugino Massimo (M. Ceccherini) e del compagno di questi, Petronio (Luca Laurenti), con i quali sarà coinvolto in una seduta spiritica organizzata da una vecchia medium, tramite la quale sarà evocato lo spirito della Monroe, che solo lui può vedere e sentire, d’ora in poi sua candida e cinguettante dispensatrice di consigli sentimentali, nonché causa di frequentazioni con i carabinieri (bella l’interpretazione del commissario data da F. Pannofino) e con uno psicanalista (Francesco Guccini), alle cui sedute di gruppo conoscerà un “pazzo buono”(Rocco Papaleo), che lo illuminerà riguardo i rapporti con i trapassati.

Il finale, a suo modo, può definirsi sorprendente, anche se in sostanza la vera forza del film sta nei suoi caratteristi di contorno, una serie di personaggi ben delineati, a cui avrebbe giovato una maggiore incisività, al di là della macchietta, per poterli inserire nel novero di nuovi caratteristi di una rinnovata commedia all’italiana, e nella caratterizzazione del rapporto padre-figlia: purtroppo non si va oltre la logica consolatoria del “carino e ben confezionato”, lasciando l’amaro in bocca e la sensazione di essere passati un po’ per bischeri.

Ricordi Leonardo? Era il ‘95 e ne I laureati, tuo film d’esordio, chiosavi: “Ma che vogliamo fare ragazzi? Stare tutta la vita a rimpiangere la Nutella? Ora basta con le merende, via…Da domani la ricreazione è finita…”. Tutto qui, è ora di crescere!

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