Capita, a volte, qualche settimana strana, triste, dove gli eventi si susseguono uno dietro l’altro, spesso non sempre forieri di buone notizie: in questi ultimi giorni è stato così per il mondo del cinema, candidatura all’ Oscar de La prima cosa bella di Paolo Virzì a parte.

Appena il tempo di dispiacerci per la morte del nostro Vincenzo Crocitti, ed ecco giungere la notizia delle scomparse di Arthur Penn, poi quella improvvisa di Sally Menke, sceneggiatrice di tutti i film di Tarantino, dell’attore statunitense Joe Mantell, 94 anni, affermatosi recitando al fianco di Ernest Borgnine nel film Marty, vita di un timido, ruolo per il quale venne candidato all’Oscar nel ’56.

Memorabile resta la sua recitazione con Jack Nicholson in Chinatown di Roman Polanski e nel sequel Il grande inganno, suo ultimo film, diretto dallo stesso Nicholson nel ‘90.

Ieri, giovedì 30 settembre, abbiamo appreso dalla figlia Jame Lee della dipartita di Tony Curtis, dopo una lunga malattia. Aveva 85 anni. Tra gli ultimi esponenti della “Hollywood che fu”, Bernard Schwartz, questo il suo vero nome, nasce in pieno Bronx, i suoi genitori sono poveri immigrati che lo affidano, insieme ai due fratelli più piccoli, ad un istituto: un’infanzia certo difficile, tra indigenza e frustrazione che vanno però di pari passo con la forte voglia di venirne fuori.

Dopo un breve periodo in Marina, a 23 anni, attirato dagli agi dorati del mondo del cinema, trasformatosi dapprima in James, poi Anthony ed infine nel definitivo Tony Curtis, si presenta ad Hollywood, dove viene messo sotto contratto dalla Universal, che decise di investire sulla sua formazione.

Il suo primo ruolo non accreditato è nel film Doppio Gioco (Criss Cross, 1949) cui seguono poi numerose pellicole, in particolare commedie brillanti (Operazione sottoveste, ’59 di Blake Edwards) dove giocando con l’innata presenza scenica, l’innegabile fascino, una buona dose di humour garbato e spesso vertente, con qualche ammiccamento, al sottinteso, si conquista il suo posto al sole.

Non sono comunque da sottovalutare anche i ruoli drammatici (La parete di fango, una candidatura agli Oscar, o Lo strangolatore di Boston, nel ruolo del serial killer Albert DeSalvo, senza tralasciare la parte di Antonino in Spartacus di Kubrick). Certo, per tutti gli amanti del cinema, sarebbe un crimine dimenticare la splendida, triplice, interpretazione di Joe/ Josephine/ miliardario afflitto (fintamente) da impotenza e prontamente guarito dalla meravigliosa Sugar/ Marilyn Monroe in quel capolavoro di comicità e sberleffi al comune ben pensare che è, ancora oggi, A qualcuno piace caldo, del geniale Billy Wilder.

Come sarà difficile dimenticare per tutti noi, ragazzini negli anni ’70, il ruolo da protagonista, in coppia con Roger Moore, nella action comedy televisiva The Persuaders/ Attenti a quei due, ripagando il grande pubblico che lo segue con affetto, delle sempre più sporadiche apparizioni sul grande schermo, spesso non all’altezza delle sue migliori interpretazioni. Ma basterà per un attimo chiudere gli occhi e visualizzare una scena del citato A qualcuno piace caldo, Curtis sdraiato su un divano nei panni del miliardario Shell, con la Monroe china su di lui che si prodiga per la sua guarigione a suon di baci ed è, e sarà sempre, storia del cinema.

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