Il regista britannico Peter Yates è morto domenica 9 gennaio a Londra all’età di 81 anni, anche se la famiglia ne ha diffuso la notizia solo ieri. Attore di teatro sin da piccolo, si diploma presso la Royal Academy of Dramatic Art e per alcuni anni si alterna come interprete, regista e direttore di scena nell’ambito di varie compagnie teatrali inglesi.
Debuttò al cinema nel 1958, come assistente alla regia ne La Locanda della Sesta Felicità, di Mark Robson, con Ingrid Bergman protagonista; dopo essere stato aiuto regista di Tony Richardson in Figli e amanti (1960), diresse nel 1962 il suo primo film, il musical Vacanze d’estate, conoscendo man mano il successo in virtù di film d’azione quali La rapina del treno postale (1967) e, soprattutto, Bullitt (1968), suo primo film americano e anche primo inseguimento automobilistico del cinema moderno, con Steve McQueen a bordo di una Ford Mustang che serpeggia abilmente attraverso le strade di San Francisco, Oscar al miglior montaggio, opera di Frank P. Keller.
Nel corso della sua carriera Yates ha diretto film di ogni genere, dal thriller alla commedia e al fantasy, restando sempre in una sorta di aurea sospensione tra autorialità e intrattenimento, sia come sceneggiatore che come regista. Tra i suoi film si ricordano: John e Mary (1969, con Dustin Hoffman e Mia Farrow), La pietra che scotta (1972, con Robert Redford), All American Boys (Breaking Away, 1979, con Dennis Christopher e Dennis Quaid) Krull (1983), Suspect:Presunto colpevole (1987), Un uomo innocente (1989).
Due candidature agli Oscar: il citato Breaking Away, che ottenne quello per la miglior sceneggiatura originale (Steve Tesich) e Il servo di scena (1983), probabilmente il suo capolavoro, adattamento della pièce teatrale di Ronald Harwood, presentato anche al 34esimo Festival di Berlino dove il protagonista Albert Finney conseguì l’Orso d’argento per la migliore interpretazione.





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