La notizia, per quanto certo inaspettata, a poche settimane dalla sua partecipazione a Sanremo, come direttore d’orchestra e co-autore del brano eseguito da Pierdavide Carone, Nanì, ormai ha trovato conferma: il cantautore Lucio Dalla è morto, colpito da un attacco cardiaco a Montreux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni.
Attivo sulla scena musicale italiana da cinquant’anni, dagli inizi jazzistici (clarinetto e sassofono) Dalla è poi poi passato ecletticamente, e con un certo istrionismo di fondo, attraverso vari generi musicali, quali il beat, indicativamente tra il ’64 e il ’72, per poi stringere una collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi, dal ’73 al ’76, ed arrivare così alla definitiva affermazione come autore completo, tra il ‘77 e il ‘93, sino alla fase pop degli ultimi anni, sempre incline, comunque, a superare le classiche barriere del genere, tra sperimentazioni, spesso divertite ancor prima che divertenti, volte ad estenderne i confini verso la classica melodia “all’ italiana” e la lirica.
Da cinefilo ricordo la sua partecipazione a qualche classico “musicarello”, ma soprattutto la parte di Ermanno ne I sovversivi, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, per la quale ottenne una candidatura come migliore attore alla 23ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nel’67, e poi Borotalco, 1982, di Carlo Verdone, dove l’artista è rappresentato e visualizzato dalle sue canzoni a far da colonna sonora e dall’ammirazione sfegatata della sua fan Nadia (Eleonora Giorgi).
Da oggi in poi sarà certo così per tanti di noi, o almeno per quanti hanno ammirato e seguito il suo estro artistico nel corso degli anni, magari consapevoli (Disperato Erotico Stomp) che in questo strano e vecchio mondo “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale” .





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