
Ci ha lasciato ieri, lunedì 1° ottobre, Charles Aznavour, cantante, compositore ed attore francese di origine armena (Shahnour Vaghinagh Aznavourian, Parigi 1924); inserito dai genitori fin da giovane nel mondo del teatro parigino, Aznavour iniziò ad esibirsi già a nove anni, per poi essere scoperto da Edith Piaf, nel 1946, che lo portò con sé in tournée, conoscendo infine il grande successo nel 1956, grazie alla canzone Sur ma vie, che gli assicurò l’inserimento fra i migliori chansonnier francesi, imponendosi per la sua caratteristica voce roca ma anche per la profondità dei testi, nella declamazione dell’ amor fou, estremo, passionale, distante da qualsivoglia conformismo.
La sensibilità espressa nel canto, unita ad una certa poliedricità, la si può rinvenire anche nelle numerose interpretazioni attoriali di Aznavour nell’ambito cinematografico e televisivo, a partire dal 1936 (La guerre des gosses, non accreditato, diretto da Jacques Daroy), assumendo progressivamente notorietà di pubblico e critica (l’Étoile de Cristal che gli fu conferito come Miglior attore francese del 1960 per la sua interpretazione di un epilettico in La tête contre les murs, Georges Franju, 1959).
Personalmente serbo nel cuore l’intensa interpretazione del sarto armeno Kachoudas ne Les Fantômes du chapelier (1982, Claude Chabrol, dall’omonimo romanzo di Georges Simenon). Nel ricordo di Aznavour affiora infine l’esecuzione di Comme ils disent, 1972, una canzone che, forse per la prima volta, trattava il tema dell’omosessualità senza alcun sarcasmo o disprezzo, ma nell’ essenzialità manifesta di una normalità che mette da parte scandali o perbenisti pudori di facciata.





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