“Buongiorno, Tommaso”.
“Buongiorno, nonna”.
“Che c’è, mi sono svegliato tardi anche oggi, come gli scansafatiche?”
“No, ti sei svegliato al momento giusto. Tommaso, sei stato bravo a resistere, vai così! Sbaglia sempre per conto tuo…”
“E’ così che fanno i signori?”
“No, i signori non centrano… Fanno così le persone che vogliono essere felici … Buongiorno, amore mio…”
(Dialogo fra Tommaso, Riccardo Scamarcio, e la nonna, Ilaria Occhini, nel film Mine vaganti, Ferzan Özpetek, 2010)

Ho voluto ricordare ripubblicando questo mio post Ilaria Occhini, attrice teatrale (Un marziano a Roma, Ennio Flaiano, 1960; L’uccellino azzurro, M. Maeterlink, 1980; Sei personaggi in cerca d’autore, Luigi Pirandello, 1989), televisiva (Jane Eyre, 1956, Anton Giulio Majano, 5 puntate, dal romanzo omonimo di Charlotte Brontë ; Graziella, 1961, Mario Ferrero, 4 puntate, dall’omonimo romanzo di Alphonse de Lamartine; Delitto e castigo, 1963, ancora Majano alla regia, dal romanzo di Fëdor Dostoevskij ) e cinematografica (Terza Liceo, 1954, Luciano Emmer, dove esordì col nome di Isabella Redi; Due contro la città, Josè Giovanni, 1973; Benvenuti in casa Gori, Alessandro Benvenuti, 1991; Domani, Francesca Archibugi, 2000; Mine vaganti, Ferzan Özpetek, 2010; Tutti al mare, Matteo Cerami, 2011), morta ieri, sabato 20 luglio, a Firenze, sua città natale (1934).
E’ una delle scene più belle del citato Mine vaganti, cui Ilaria Occhini offre un’intensa e toccante interpretazione (premiata col David di Donatello come Miglior Attrice non Protagonista), con una presenza scenica al solito discreta, elegante, realistica nel rendere il disincanto proprio dell’anziana donna, vero e proprio fil rouge dell’intero arco narrativo, opportuna cartina di tornasole nel far venir fuori tutta l’ipocrisia e la meschinità di un mondo, non solo provinciale, che sbandiera la normalità (“che brutta parola”, commenta con fare tra l’indispettito e il sornione) come conquista, dimentica della gioia di vivere e di esprimersi al meglio delle proprie potenzialità, secondo i propri desideri e le proprie convinzioni più profonde. La diversità di cui il film si fa bandiera non è tanto, o meglio non solo, quella sessuale, ma quella espressa dal proprio “io” interiore, della quale si fa mentore proprio questo splendido personaggio.





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