Torino, il Museo Nazionale del Cinema omaggia Vittorio De Seta

(Soverato Web)

Domani, lunedì 31 gennaio, alle ore 20.30, al Cinema Massimo di Torino, a cura del Museo Nazionale del Cinema, avrà luogo un omaggio a Vittorio De Seta in occasione dell’uscita del libro Lettere dal sud. Vittorio De Seta, curato da Eugenio Attanasio, con la collaborazione di Mariarosaria Donato e Domenico Levato, edito dalla Cineteca della Calabria, che, nel raccogliere lettere inedite, diari, articoli, conversazioni e testimonianze, ripercorre alcuni momenti più significativi della vita del regista e dell’uomo. Un lavoro editoriale importante, che giunge al termine di un lungo lavoro da parte della Cineteca calabrese sul regista. Il libro sarà presentato dopo la proiezione del film di De Seta Un uomo a metà, 1966, che valse al suo principale interprete, Jacques Perrin, la Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile alla XXVII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Vittorio de Seta (1923-2011), è stato un regista e sceneggiatore dallo stile estremamente asciutto e concreto, spesso felicemente intuitivo e ammantato di poesia e purezza in egual misura. Dopo aver studiato per un po’ di tempo Architettura a Roma, si dedicò poi all’attività cinematografica, dando inizio alla sua carriera nel 1953, come secondo aiuto regista di Mario Chiari (un episodio del film Amori di mezzo secolo), proseguendo l’anno seguente come aiuto regista di Jean-Paul Le Chanois (Vacanze d’amore), iniziando a girare alcuni brevi documentari, ambientandoli per lo più tra la povera gente, minatori, pastori, contadini della Sicilia e della Sardegna, descrivendone le dure condizioni lavorative e di vita, la tradizionale e rituale solennità di alcune feste religiose, vincendo nel 1955 all’ottavo Festival di Cannes il premio come miglior cortometraggio documentario per Isola di fuoco.

(Wikipedia)

In Calabria, dove era nata sua madre, regione cui era particolarmente legato, girò, ad Alessandria del Carretto (CS), nel 1959,  I dimenticati, descrivendone tanto la condizione d’isolamento, visto che l’unico modo di avvicinarsi alla zona costiera era costituito da impervie mulattiere o dai letti delle fiumare, sia i momenti d’aggregazione tra gli abitanti, con festeggiamenti dal sapore simbolico a segnare il passaggio dall’inverno alla fase primaverile del ritorno alla vita, come la Festa dell’Abete. Alla regione dedicò lo splendido documentario In Calabria, 1993, ritratto diretto e sincero di una terra e di un popolo, al di fuori di ogni pregiudizio o deriva folkloristica. Il suo primo film fu Banditi ad Orgosolo, 1961, lucida analisi del fenomeno del banditismo sardo, vincitore del premio Opera prima alla X Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, alla cui sceneggiatura collaborò la moglie Vera Gherarducci, mentre nel 1966 con Un uomo a metà si allontanò momentaneamente dallo stile documentarista, per riprenderlo con efficacia e grande successo di pubblico nel 1972, girando per la Rai, inizio di una fruttuosa collaborazione, Diario di un maestro, quattro puntate, tratto dal romanzo autobiografico di Albino Bernardini, Un anno a Pietralata. Il suo ultimo lavoro risale al 2006, Lettere dal Sahara.


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