Anouk Aimée (Movieplayer)

Per ricordare l’attrice cinematografica Anouk Aimée, che ci ha lasciato lo scorso 18 giugno (Françoise Sorya Dreyfus all’anagrafe, Parigi, 1932), ho scelto di scrivere del film che le ha dato la grande notorietà internazionale, Un homme et une femme (Un uomo, una donna), diretto da Claude Lelouch nel 1966, di cui fu protagonista insieme a Jean-Louis Trintignant. Ritengo infatti che il citato titolo esalti nel corso dello svolgersi narrativo l’eleganza naturale che era propria dell’attrice nel porsi in scena, coadiuvata da un fascino certo particolare, esprimente forza d’animo e fragilità, con quello sguardo incline a visualizzare, ancor prima delle parole o dei gesti, tanto la piena cognizione del personale modo d’essere quanto la tragicità di un dolore a stento rappreso, nascosto tra le pieghe della quotidianità.

(FilmTV)

Deauville, Francia, inverno inoltrato, una domenica di fine anni ’60. Sul molo avvolto dalla nebbia, una donna, Anne Gauthier (Anouk Aimée), sta raccontando la favola di Cappuccetto Rosso alla figlia Françoise (Souad Amidou), prima di riaccompagnarla in collegio e fare ritorno a Parigi. Poco distante un uomo, Jean-Louis Duroc (Jean-Louis Trintignant), è in compagnia del figlio, Antoine (Antoine Sire), una scorrazzata in auto sulla spiaggia, trascorrendo la giornata insieme per poi riportarlo nello stesso istituto della cittadina. Proprio qui l’uomo e la donna avranno modo di conoscersi, lei ha perso il treno e lui le offre un passaggio a bordo della sua Ford Mustang decappottabile.

Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant (Spietati)

Lungo il tragitto fino a Parigi parleranno dei rispettivi mestieri, segretaria d’edizione cinematografica, collaudatore e pilota automobilistico, con Anne propensa a rivelare di aver perso il marito, musicista e stuntman, deceduto sul set di un film, mentre Jean-Louis esternerà la morte della moglie, suicidatasi dopo averlo creduto morto in seguito ad un incidente di gara, di lì a poco, una volta che i due prenderanno l’abitudine di recarsi a Deauville insieme la domenica, potendo contare anche sull’affiatamento tra Françoise ed Antoine nel far sì che il loro rapporto possa convergere verso una confidenziale e spontanea intimità.

(Movieplayer)

Dopo la brillante vittoria al Rally di Montecarlo Jean-Louis riceverà un telegramma da parte di Anne, col quale gli dichiarerà il suo amore, per cui, meditando sul da farsi e ammirando il coraggio della donna, si recherà a tutta velocità dapprima a Parigi e poi a Deauville, è domenica, giorno di visita, dove avranno modo di lasciarsi andare alla passione in una camera d’albergo, anche se per Anne il ricordo degli intensi momenti vissuti insieme al marito si farà sempre più tangibile, impedendole un totale coinvolgimento. Non resta allora che dirsi addio, lei farà ritorno a Parigi in treno, lui in auto, alla primavera non è seguita l’estate…ma il pensiero di Jean-Louis, “non è possibile impedirsi di essere felici”, troverà presto realizzazione…

(Wikipedia)

Scritto (insieme a Pierre Uytterhoeven) e diretto da Claude Lelouch, anche autore di fotografia (con Patrice Puget e Jean Collomb) e montaggio, Un homme et une femme ne rappresenta il più grande successo commerciale, vincitore, tra l’altro, del Grand Prix al 19mo Festival di Cannes (ex aequo con Signore & signori, Pietro Germi) e dell’Oscar come Miglior Film Straniero, mentre la critica non sempre gli ha rivolto giudizi unanimi, pur apprezzandone la gradevolezza complessiva. Per quanto mi riguarda, sarò malato di romanticismo, ma confesso che la visione di questo film mi ha sempre piacevolmente sconvolto, fino a scalfire lo spesso strato di granito che riveste il mio cuore di marzapane, apprezzandone l’emotività pulsante che traspira da ogni inquadratura nell’andare a visualizzare una in fondo ordinaria storia d’amore mescolando elementi pop  (la colonna sonora di Francis Lai e il suo più che celebre motivo portante, ad esempio) a stilemi concretamente autoriali.

(Stanze di Cinema)

Ecco allora una fotografia che passa dal colore al bianco e nero connotandovi in tal guisa ora il passato, ora il presente, forse a rimarcare una maggiore pregnanza di ciò che è già ricordo e, viceversa, una minore rilevanza degli accadimenti presenti, congiunta ad un montaggio piuttosto concitato nell’alternare i piani temporali dei vari flashback, andando a simboleggiare, almeno a mio parere, i turbamenti psicologici che turbano l’alchimia, a noi evidente ma di cui i protagonisti sembrano aver timore, propria di un uomo ed una donna alle prese con un sentimento nuovamente totalizzante dopo quanto dolorosamente vissuto in precedenza, nello sconquasso dell’incontro/scontro tra casualità e destino.

(Unifrance)

 Un homme et une femme vive quindi di una compiuta e trascinante emozionalità visiva, le immagini prevalgono sui dialoghi scarni ed essenziali, quasi delle didascalie sonore (vedi i pensieri esternati da Jean-Louis in auto mentre si accinge a raggiungere Anne a Parigi), trovando il loro culmine nella sequenza dell’amplesso in albergo, quando le inquadrature ravvicinate sul volto di Anne (frequente l’impiego della macchina a mano) e il montaggio che ancora una volta alterna bruscamente presente e passato, ne evidenziano la difficoltà a lasciarsi andare, ridimensionando la portata dolente del ricordo di quanto precedentemente vissuto.

(eBay)

Lelouch girò poi nel 1977 una sorta di remake del film, il western Un autre homme, une autre chance/ Another Man, Another Woman, protagonisti James Caan e Geneviève Bujold, dando inoltre vita negli anni a due seguiti, con gli stessi interpreti dell’originale, ponendo l’amore alla prova del tempo che passa, Un homme et une femme : 20 ans déjà (Un uomo, una donna oggi, 1986) e Les plus belles années d’une vie (I migliori anni della nostra vita, 2019): come cantava Yves Montand, Mais la vie sépare ceux qui s’aiment, tout doucement, sans faire de bruit/ Et la mer efface sur le sable les pas des amants désunis (Les feuilles mortes, Jacques Prévert, Joseph Kosma).

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