Marcello Mastroianni e Sophia Loren (Dgital-News, Licenza Creative Commons)

Amiche lettrici e amici lettori, per festeggiare l’odierno compleanno di Sophia Loren, iconica attrice italiana apprezzata anche a livello internazionale, che ha offerto al cinema, dagli anni ’50 ad oggi, il suo innegabile fascino, congiunto ad un forte temperamento, spaziando dalla commedia al dramma coniugando naturalezza e profondità, tanto nelle produzioni europee che in quelle hollywoodiane, ed essendo ormai prossima (26 settembre) la ricorrenza del centenario della nascita di Marcello Mastroianni, attore anch’esso iconico, particolarmente eclettico nel proporre, tra professionalità e naturalità,  un’ampia gamma di caratterizzazioni all’insegna di una mutabile e sempre consona espressività, il vostro amichevole cinefilo di quartiere vi propone la recensione del primo di altri tredici film in cui i due lavorarono insieme, dando vita ad una delle più rappresentative coppie cinematografiche, coniugando popolarità e divismo nel loro significato più puro e primigenio.

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Roma, anni ’50, estate. Paolo (Marcello Mastroianni), tassinaro, ha di che essere contento: la cooperativa per cui lavora gli ha infatti messo a disposizione una fiammante 1100, cui riserva tutta una serie di attenzioni. Durante il consueto turno di lavoro, due ragazzi ed una ragazza piuttosto avvenente, Lina (Sophia Loren), si avvicinano per contrattare il prezzo di una corsa fino alla spiaggia di Lavinio. In realtà la loro intenzione è quella di rubargli la vettura, avendo già preso accordi con un meccanico ricettatore.

E così, arrivati a destinazione, mentre i due giovani si allontanano con la scusa di comperare dei viveri, Lina, indossato il costume da bagno dietro un cespuglio a fungere da paravento, si tuffa in mare, invitando il candido autista a seguirla. Ma il suono dell’antifurto andrà presto ad interrompere il fugace attimo di distrazione: Paolo coglie i mariuoli sul fatto, dando il via ad una scazzottata che li mette in fuga, ed intende portare la fanciulla al commissariato, cercando di non farsi intortare dalla  sua potente chiacchiera, intesa a discolparsi dall’ accusa di complicità.

Una volta giunti in città Lina riuscirà però a sfuggirgli. Il nostro la rincontrerà qualche giorno dopo, sempre determinato a consegnarla alla giustizia, anche se la donna riuscirà a condurlo a casa sua.

Mastroianni e Loren (Wikipedia)

Qui gli presenterà il padre, il distinto professor Stroppiani (Vittorio De Sica), in realtà abile ladro, esperto nel rubare valige alla stazione, professione esercitata anche dalla nonna (che sfila il portafoglio a Paolo) e dai fratellini (si danno da fare per smontare le ruote della 1100, gomme nuove, si piazzano subito…) . Per l’ingenuo tassinaro i problemi non sono finiti, anzi, hanno appena avuto il loro inizio…

Sceneggiato con arguzia da   Suso Cecchi D’Amico, Alessandro Continenza, Ennio Flaiano, adattando il racconto Fanatico di Alberto Moravia, diretto con scioltezza e pregevole padronanza tecnica da Alessandro Blasetti, Peccato che sia una canaglia rappresenta il film “delle prime volte”: Sophia Loren, dopo una serie di ruoli minori e la splendida interpretazione della pizzaiola fedifraga nell’episodio Pizze a credito del film L’oro di Napoli (Vittorio De Sica, 1954, tratto dall’omonima raccolta di racconti ad opera di Giuseppe Marotta, 1947), è qui protagonista a tutto tondo (andando a sostituire Gina Lollobrigida), propensa a conferire al personaggio di Lina tutta la prorompente vitalità di una donna padrona del proprio destino, consapevole del proprio fascino ed abile nell’usarlo sapientemente in nome di una fiera autodeterminazione emancipatrice.

Mastroianni, Vittorio De Sica, Loren (Wikipedia)

Mastroianni, a sua volta alla ricerca di ruoli più definiti, caratterizza la figura di Paolo delineando una riuscita mescolanza fra bonomia, indolenza e “voglia di mettere a posto le cose” in base ad un personale ideale di giustizia, permeato da un modo di vivere “all’antica”, in nome di ideali che, nell’Italia postbellica, in attesa del boom economico, stavano ormai scomparendo. Di quanto ora scritto si lamenta, pur se nell’ambito della propria “professione”, l’elegante “professore” abile esperto di retorica incantatrice, interpretato con studiata ma ammaliante teatralità da De Sica, collante tra le varie sotto trame inerenti alla narrazione, rinvenendo infine esaltazione nella sequenza del commissariato.

La coppia Loren- Mastroianni esordisce proprio in questo film, riprendendo quanto scritto nella prefazione dell’articolo, con lei a condurre un sottile gioco seduttivo e lui recalcitrante vittima, fin quando ne l’accetterà l’intrigante vitalità che le è propria, canaglia sì, ma di buon cuore, almeno a modo suo.

(Wikipedia)

Scrittura e regia lavorano all’unisono nell’offrire rilievo, anche per il tramite dei bei dialoghi, alla psicologia dei protagonisti, rimarcando la fluidità assicurata dalle modalità di ripresa proprie di Blasetti, la sua capacità di valorizzare l’ambiente circostante, una Roma ripresa nei luoghi di maggiori fascino, ma anche in quelli meno noti (ottimo il lavoro sulla fotografia, in bianco e nero, ad opera di Aldo Giordani), visualizzando la frenesia di una popolazione che ha voglia di lasciarsi alle spalle le sofferenze subite e guardare con occhi nuovi all’avvenire (la panoramica sulle auto in corsa verso il mare), pur nelle ancora evidenti ristrettezze economiche (Paolo dorme su una brandina, in corridoio, a casa di parenti).  

Di rilievo, poi, come i personaggi vengano seguiti nel susseguirsi delle varie peripezie, spesso circoscritti nei loro movimenti da “morbide” carrellate. Peccato sia una canaglia si rivela dunque a tutt’oggi una commedia certo leggera ma non inconsistente, sanamente popolare nella sua capacità di narrare una storia con semplicità ed ironia.

(Wikipedia)

L’autorialità è offerta dalla felice combinazione di più elementi (scrittura, regia, interpretazioni attoriali in particolare), a formare un pregevole tutt’uno volto all’intrattenimento, non lungi comunque da qualche spunto di riflessione, tra un sorriso e l’altro.

Più che vedervi un altro esempio di neorealismo rosa o uno dei tanti prodromi della commedia all’italiana  propriamente detta, lo scrivente si trova d’accordo con quanti vi scorgono invece la percorrenza di una terza via, ovvero un attento sguardo rivolto alle screwball comedy d’oltreoceano, soprattutto riguardo le tematiche della “lotta dei sessi” e della donna “che svezza il pupo”*, riproposte ed adattate con sagacia alla realtà italiana dell’epoca. Da ricordare, infine, la fattura dei titoli di testa e l’incisivo commento sonoro di Alessandro Cicognini. (Foto di copertina: Wikipedia)

*Bringing up Baby, Howard Hawks, 1938, Susanna! per la distribuzione italiana

Una replica a “Buon compleanno Sophia Loren! Peccato che sia una canaglia (1954)”

  1. […] della propria immagine. Difficile dimenticare poi i duetti recitativi con Sophia Loren (da Peccato che sia una canaglia, 1954, Alessandro Blasetti, a Prêt-à-porter, 1994, Robert Altman, passando per Matrimonio […]

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