Gita fuori porta lo scorso sabato, 28 dicembre, per il vostro amichevole cinefilo di quartiere, recatosi insieme alla sorella Gisella e al cognato Piero (per non parlare del fido “botolone” Boghy), partendo da Bologna, nella città natia di un regista da me particolarmente amato, la Rimini di Federico Fellini, descritta ne I vitelloni come ventre materno dove coltivare le illusioni di una vita diversa, senza mai impegnarsi in alcuna attività propensa agli agognati mutamenti, e che in Amarcord diviene simbolo del fluire della memoria indietro nel tempo, al periodo della propria infanzia ed adolescenza, fra toni onirici e dilatazione fantastica, nella cornice di un’ambientazione, ricostruita a Cinecittà, resa ovattata dalla fotografia di Giuseppe Rotunno in felice sinergia con le scenografie e i costumi di Danilo Donati, mentre il progredire narrativo veniva suggestivamente cullato dalla musica di Nino Rota.

Rimini, Ponte di Tiberio

Muovendoci a piedi  da  e’ borg, il quartiere di San Giuliano,  ci siamo incamminati verso il centro, attraversando il Ponte di Tiberio e giungendo infine a Corso Augusto,  così da immergerci nella visita del Fellini Museum, una denominazione che riunisce in realtà più luoghi, tre simboli del patrimonio culturale ed architettonico della città: Castel Sismondo, maniero del XV secolo ideato e costruito da Sigismondo Pandolfo Malatesta, il Palazzo del Fulgor, edificio del Settecento, sede, al piano terra,  del mitico cinema raffigurato nel citato Amarcord e il cui riallestimento vanta scenografie curate da Dante Ferretti, ed infine Piazza Malatesta, che con le sue aree verdi, gli spazi conviviali e le strutture artistiche rappresenta l’anello di congiunzione tra i due citati edifici.

Rimini, Bosco dei Nomi

 Dal Bosco dei nomi, nato dalla fantasia di Tonino Guerra, che vede un insieme di fiori di pietra recare le incisioni dei nomi di Federico Fellini, Giulietta Masina, Marcello Mastroianni, Michelangelo Antonioni, Andrej Tarkovskij, Theo Angelopoulos, Sergej Paradjanov, illuminati da tre lanterne in ferro battuto che il poeta e sceneggiatore ha dedicato a Lev Tolstoj, si passa ai tre piani del Palazzo del Fulgor (alla cui entrata troneggia la riproduzione, ad opera dello Studio Forme di Roma, della rinoceronte presente nel finale de E la nave va, creata al tempo da Valeriano Trebbiani), dove è ospitata la mostra fotografica temporanea, visitabile sino al 20 gennaio, Semplicemente Marcello. Il cinema, il fascino, lo stile di un antidivo di successo, curata da Laura Delli Colli.

Rimini, Cinema Fulgor

Nel cuore del plesso museale, Castel Sismondo, si può prendere visione, tra l’altro, dei costumi di Danilo Donati creati per alcuni film di Fellini e dello spettacolare Libro dei sogni (i disegni del Maestro intesi a visualizzare appunto i suoi sogni ricorrenti, su suggerimento dello psicanalista). Si viene del tutto avvinti da una percettibile malia, permeata da  creatività ed immaginazione, una particolare sospensione fra sogno ed visionarietà, ricordando ciò che il geniale cineasta andò ad affermare nel corso di una intervista: “Mi sembra di aver raccontato quasi tutto: infanzia, personaggi, nostalgie, sogni e ricordi per il piacere di poterli raccontare”.

Palazzo del Fulgor

Quanto esposto nel trittico museale va infatti ben al di là, a mio avviso, del “sacrario” inteso a celebrare vacuamente “vita, opere e miracoli” di un determinato artista, rendendo invece del tutto vividi gli elementi che erano cari a Fellini, ovvero la fantasia e la capacità di fare spettacolo, senza mai dimenticare di volgere un occhio attento, fra toni sferzanti e sempre accompagnati da una impagabile lucidità, ad un tessuto sociale dove l’umanità appariva nel trascorrere degli anni incline a ripiegarsi su se stessa, non più protesa, pur consapevole di dover tornare coi piedi per terra, verso la genuinità onirica, bensì oramai in balia di luccicanti promesse, per un viaggio nell’illusorietà che sembra non prevedere ritorno. (Le foto e il video a corredo dell’articolo sono di Gisella Falcone ©)

Il Libro dei Sogni


Rimini, Castel Sismondo

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