Mikio Naruse (Sconosciuto/Unknown author, Public domain, da Wikimedia Commons)

Dal 21 al 29 giugno si svolgerà a Bologna la XXXIX Edizione del festival  Il Cinema Ritrovato, dedicato al cinema allo stato puro, tra capolavori cinematografici, classici intramontabili,  perle nascoste, i restauri più recenti. Dalla newsletter ricevuta, si evince che, considerando le varie sezioni, la selezione di quest’anno andrà a comprendere cinque continenti e 130 anni di storia del cinema: per nove magici giorni le proiezioni si articoleranno tra sette sale e due spazi all’aperto (Piazza Maggiore e Piazzetta Pasolini, quest’ultima sede delle proiezioni con lanterna a carbone). A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström, è annunciata una rassegna dedicata a Mikio Naruse, uno dei quattro maestri del cinema classico giapponese insieme a Ozu, Mizoguchi e Kurosawa. Eppure, nonostante questa considerazione e con l’eccezione di uno o due titoli canonici, i suoi film prebellici sono stati ignorati.

Ecco perché la rassegna andrà a concentrarsi su cinque anni cruciali della sua carriera (1935-39), quando lavorò presso la neonata casa di produzione cinematografica P.C.L., che poi si sarebbe trasformata nella Toho. Qui Naruse utilizzò le tecnologie cinematografiche più avanzate disponibili in Giappone e nuovi stili di illuminazione e di fotografia mutuati da Hollywood per realizzare brillanti esplorazioni della modernità giapponese. Si immerse nella vita metropolitana e sviluppò un interesse profondo e duraturo per la condizione e il ruolo delle donne nella società nipponica. Gli spettatori abituati al tono cupo e rassegnato e alla sobrietà stilistica del cinema postbellico di Naruse rimarranno sorpresi dalla passione, vitalità e sperimentazione dei suoi lavori precedenti.

Dagli archivi di Danimarca, Norvegia e Svezia ecco una rassegna, tra copie d’archivio in 35mm e restauri digitali,  dedicata ai film che hanno dato inizio alla stagione dei noir nordici, precursori cinematografici delle popolari serie Tv scandinave di oggi. Opere raramente proiettate al di fuori della Scandinavia, che dimostrano come dopo la guerra i Paesi scandinavi si allinearono pienamente alla tradizione hollywoodiana: le luci soffuse, le inquadrature disturbanti e sbilanciate e le storie di desiderio e lussuria dagli esiti nefasti aprirono la strada allo sviluppo del noir nordico. A cura di Tora Berg, Mikael Braae, Sophie Engberg Sonne e Irene Torp Halvorsen.

Willi Forst (Sconosciuto/Unknown author, Public domain, da Wikimedia Commons)

Previsto un omaggio,  a cura di Lukas Foerster, ad un grande attore austriaco, poi passato alla regia, un tempo immensamente popolare e oggi caduto nell’oblio, Willi Forst. Artigiano consumato, Forst fu un regista versatile che eccelleva sia nel genere drammatico che in quello comico. I suoi film degli anni Trenta e Quaranta, che costituiscono il corpus più compiuto mai prodotto da un regista attivo in Germania durante l’era nazista, rivelano un amore profondo e quasi ossessivo per la musica. Lungi dall’essere semplice sottofondo, essa permea ogni aspetto della sua opera, plasmando la trama, influenzando la messa in scena e guidando il montaggio. Caso unico, Forst riuscì in larga misura a non farsi contaminare dall’ideologia nazionalsocialista, conservando nei suoi film lo spirito garbato e sofisticato della tarda Repubblica di Weimar e coltivando al contempo una visione del mondo più cupa e malinconica, unicamente sua.

Nell’ambito della selezione di classici e rarità realizzati o usciti cento anni fa, a cura di Oliver Hanley, andrà di scena il 1925, anno del 30mo anniversario della nascita del cinema, che vide emergere futuri autori di prima grandezza come Alfred Hitchcock, Jean Renoir e Josef von Sternberg, di cui saranno presentati i film d’esordio. Accanto a capolavori indiscussi come Sciopero! di Sergei Ėjzenštejn o Il padrone di casa di Carl Theodor Dreyer, la rassegna includerà opere relativamente meno conosciute, tutte con accompagnamento musicale dal vivo. La sezione continuerà a valorizzare in modo particolare il lavoro delle registe e punterà i riflettori sul pioniere del cinema afroamericano, Oscar Micheaux. Come da tradizione del Cinema Ritrovato, i programmi saranno composti da film di fiction, non fiction, cortometraggi, cinegiornali, che raccontano la piccola e la grande storia del 1925.

Nella sezione dedicata al formato 16mm, sarà protagonista il documentario musicale, compreso il popolare sottogenere del rockumentary. L’avvento delle tecniche del direct cinema e il momento di massimo splendore della cultura musicale negli anni Sessanta portarono alla realizzazione di film che raccontavano le performance e gli stili di vita frenetici ed edonistici delle star della musica e dei loro entourage. Trattandosi di un’epoca di profondi cambiamenti culturali, la maggior parte dei documentari su musicisti, concerti e festival superò ben presto i confini dell’arte, con la politica e la critica sociale a farsi elementi integranti del genere. La selezione, a cura di Karl Wratschko, si muoverà tra diversi generi musicali, sottolineandone la varietà geografica ed estetica per esplorare le lotte e i mutamenti in atto tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. 

27 Sep 1946, USA — 9/27/1946- Closeup of Katharine Hepburn. — Image by © Bettmann/CORBIS Metro-Goldwyn-Mayer studio (work for hire), Public domain, da Wikimedia Commons

Di rilievo l’omaggio, curato da Molly Haskell, a Katharine Hepburn, attrice e donna unica, certo avanti rispetto al suo tempo e che proprio per questo ha dovuto affrontare alti e bassi: poteva passare, in rapida successione, da un premio Oscar all’etichetta di “veleno per il botteghino”, conseguenza della sua personalità sempre sorprendente e, a volte, controversa. Hepburn era audace e controcorrente come poche hanno saputo essere. Ha attraversato gli schermi per sessantasette anni, registrando un record ancora imbattuto tra candidature (12) e vittorie (4) agli Oscar come migliore attrice. La sua carriera è stata più varia di quanto le si attribuisca, ma è soprattutto nelle commedie screwball che il talento di Hepburn risplende. Infine, le anticipazioni parlano di una rassegna, a cura di Ehsan Khoshbakht, dedicata a Lewis Milestone, con nuovi restauri e copie d’archivio, intesa ad attraversa la sua produzione dal muto al maccartismo.

Pietra miliare di nome e di fatto del cinema americano per estro e virtuosismo visivo, Milestone ha fatto da ponte tra il cinema muto e gli spettacoli in 70mm degli anni Sessanta. Noto per possedere uno stile tra i più distintivi ed eclettici della sua generazione, con le sue opere popolari e originalissime spaziò dal capolavoro pacifista All Quiet on the Western Front (All’ovest niente di nuovo, 1930) al musical progressista Hallelujah, I’m a Bum (1933). Per quanto densi, cupi e impegnativi, i suoi film erano spesso intrisi di arguzia, cameratismo e coraggio, anche quando si confrontavano con le atrocità collettive del Novecento. Nonostante la sua fama, Milestone sopravvisse con difficoltà alla lista nera di Hollywood, in seguito alla quale fu costretto ad accettare incarichi mediocri. (Fonte: newsletter Cineteca di Bologna, immagine di copertina: Cineteca di Bologna© )

Una replica a “Bologna, Il Cinema Ritrovato XXXIX Edizione: le prime anticipazioni”

  1. […] sulla base dell’ultima newsletter ricevuta,  riporto ulteriori anticipazioni rispetto a quelle di cui ho già dato notizia  in un precedente articolo. Inoltre, è già disponibile il preprogramma della […]

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