Giovedì 26 giugno, all’interno della retrospettiva dedicata a Luigi Comencini dal festival Il Cinema Ritrovato (Bologna, 21-29 giugno), al Cinema Modernissimo è stata proiettata, dopo l’introduzione di Emiliano Morreale, la versione restaurata del film Senza sapere niente di lei, diretto dal regista nel 1969 e tratto dal romanzo La morale privata di Leone Antonio Viola. Comencini si adoperò anche nella sceneggiatura, insieme a Suso Cecchi D’Amico, Raffaele La Capria, Leone Antonio Viola, Leopoldo Machina. Un giallo “alla francese” nella costruzione complessiva, caratterizzata quest’ultima dall’innesto nella narrazione di flashback e particolari sottointesi o affidati all’intuizione del pubblico, coordinati da un valido lavoro di montaggio (Nino Baragli).

Paola Pitagora (Luigi Comencini (regista), Pasquale De Santis (direttore della fotografia), Rizzoli Film (produzione) (Pubblico dominio or Pubblico dominio), via Wikimedia Commons)

La pellicola  mette in luce la poliedricità dell’ autore, la sagacia nel servirsi del genere cinematografico per rimarcare una tematica a lui cara e che sarebbe stata approfondita nelle realizzazioni successive, ovvero la profonda crisi morale della classe borghese dell’epoca, qui rappresentata dal personaggio di Cinzia (Paola Pitagora), “dark lady con un motivo” ritratta con estrema sensibilità. A suo fianco come interprete principale Philippe Leroy, nei panni di Nanni Brà, legale di un’agenzia assicurativa che indaga sulla morte di un’anziana signora, madre di Cinzia e di altri quattro figli, assicurata per una cifra notevole.

Giunta la sera, eccomi in Piazza Maggiore ad attendere la proiezione del film The Gold Rush, scritto e diretto da Charlie Chaplin nel 1925, che sarà musicato dal vivo dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, diretta da Timothy Block. Si spengono le luci e si accende il sogno, The Tramp intento a mangiarsi una scarpa (doverosamente bollita e impiattata, con stringhe a parte, la classe non è acqua) o che diventa un pollo gigante nei deliri famelici di Big Jim, la danza dei panini, una pericolante capanna in bilico sul baratro tra le montagne innevate…A cento anni esatti dalla sua uscita in sala, The Gold Rush ha suscitato ancora una volta commozione, risate, applausi…

Charlie Chaplin

Un grazie alla Cineteca di Bologna per il restauro della versione originale del 1925, mentre Timothy Block ha ripreso la colonna sonora composta dallo stesso Chaplin nel 1942 per una versione rimontata di questo immortale capolavoro. Si è tornati indietro nel tempo, avvolti in una magica sospensione, riscoprendo la lirica genuinità del cinema degli esordi, tra una lacrima e un sorriso. Un caloroso grazie anche a Sir Charles, per ispirarci ancora oggi a coltivare la speranza che un mondo diverso sia sempre possibile, nella continua ricerca dell’orizzonte perduto.

Con ancora negli occhi, e nel cuore, la magia della serata precedente, la mattina di venerdì 27 giugno mi sono recato al Cinema Jolly, per assistere alla proiezione, all’interno della retrospettiva dedicata a Lewis Milestone del film The Strange Love of Martha Ivers, intenso e coinvolgente melodramma a tinte noir diretto nel 1946 da Milestone su sceneggiatura di Robert Rossen, adattamento del racconto Love Lies Bleeding (John Patrick). La fotografia in bianco e nero di Victor Milner lavora in penombra, offrendo proscenio ad un progressivo senso di disperazione, tra sensi di colpa e ambiguità morali, che vedono passato e presenti inseguirsi l’un l’altro fino al rendimento dei conti finale.

Hillary Weston ed Emiliano Morreale

Grande cast: una glaciale e sinistra Barbara Stanwych nei consueti panni della femme fatale, un esordiente Kirk Douglas, qui figura dolente e tormentata, distante dai ruoli da “duro” che verranno in seguito, Van Heflin e Lizabeth Scott, anche lei agli esordi. In serata, invece, nell’ambito della sezione Ritrovati e Restaurati, Hillary Weston (Criterion Collection) ed Emiliano Morreale hanno presentato al Cinema Arlecchino la versione restaurata del film The Grifters (Rischiose abitudini, 1990). Adattamento dell’omonimo romanzo di Jim Thompson ad opera dello sceneggiatore Donald E. Westlake, la pellicola avrebbe dovuto essere diretta da Martin Scorsese, che poi però preferì cedere la regia al regista inglese Stephen Frears e ritagliarsi il ruolo di produttore.

Il restauro ha restituito al film tutto il suo fascino di moderno noir, torbido e glaciale, “un incontro tra la narrativa pulp e la tragedia greca” nelle parole di Frears, dove i rapporti umani sono dominati dagli interessi economici, con il denaro a divenire il principale motore di ogni accadimento. Un’opera visivamente suggestiva , che si avvale di una particolare fotografia (Oliver Stapleton), densa, granulosa, che sembra voler “appiattire” la luminosità propria della location californiana e di una colonna sonora incisiva ed avvolgente (Elmer Bernstein). Da applauso le interpretazioni attoriali offerte da Anjelica Huston, John Cusack e Annette Bening, i truffatori del titolo, le cui vicende si svolgono dapprima in parallelo per poi incontrarsi ed avviarsi dolorosamente verso una strada senza via d’uscita.

L’ultimo film visto al festival, sabato 28 giugno, al Cinema Modernissimo, è stato Voltati Eugenio, Luigi Comencini, 1980. proiettato in mattinata all’interno della retrospettiva  dedicata al regista. La presentazione di Emiliano Morreale ha evidenziato come il sensibile e poliedrico cineasta con questo titolo intendesse dare seguito a quella visione cupa e pessimistica di una società dove “ogni uomo è lupo per l’altro uomo” (espressa in particolare per il tramite di titoli quali Il gatto, 1977, e L’ingorgo, 1979), andandosi ora a chiedere quale potrebbe essere la sorte dei bambini nell’ambito di tale contesto.

Eugenio (Francesco Bonelli) non si volterà, si renderà immune dalle esortazioni dei genitori e dei nonni, accorsi nei pressi di un fienile dove il ragazzino, dieci anni, aveva trovato asilo una volta fatto scendere dall’auto da “Baffo”(Memè Perlini), un amico di famiglia, lungo un tratto stradale in piena campagna, dopo averlo prelevato dalla casa dei nonni paterni per consegnarlo al padre, così da partire insieme alla volta di Londra.

Sembra che si stia parlando di un pacco e in fondo Eugenio, figlio dei sessantottini Fernanda (Dalila Di Lazzaro) e Giancarlo (Saverio Marconi), dalla nascita in poi è stato sballottato di qua e di là, ora vivendo col padre, ora con la madre, oppure affidato temporaneamente ai rispettivi genitori di quest’ultimi. Sensibile e particolarmente acuto, Eugenio, proseguirà la strada verso l’età adulta da solo, sarà lui a fare la rivoluzione, a rendersi simbolo di tutti quei bambini ignorati colpevolmente da una società oramai volta al disfacimento morale, in precario equilibrio sulla fune tesa del disinteresse e del personale tornaconto.

(Rielaborazione ed approfondimento delle note pubblicate su Instagram tra giovedì 26 e sabato 28 giugno)

Immagine di copertina: Gisella Falcone©

Una replica a “Diario bolognese, impressioni sui film visti alla XXXIX Edizione del festival “Il Cinema Ritrovato” (Sesta ed ultima Parte)”

  1. […] e Sapore di mare di Carlo Vanzina. Non potrà mancare un evento speciale, ovvero la proiezione de La febbre dell’oro, capolavoro di Charlie Chaplin, per una rassegna che passerà con disinvoltura cinefila dalla […]

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In voga