“Tale progetto è stato fortemente voluto e appoggiato dall’Associazione, non per seguire una “moda” culturale, ma per evidenziare lo strettissimo legame tra Francesco Perri e la sua terra – aggiunge Giulia Perri -. Un amore antico che diventa, nelle intenzioni degli ideatori del progetto e dell’Associazione, occasione di rinnovo di questo sentimento ed occasione di rilancio di una zona di bellezza incantata, con iniziative concrete. È vero, altresì, che il territorio necessita di interventi urgenti di altra natura, come il miglioramento dei collegamenti, per esempio, e la realizzazione di infrastrutture…
Ma senz’altro le forze e le energie dei calabresi, che tanto amano la propria terra e sono orgogliosi della propria storia e delle proprie tradizioni, sapranno rendere onore ad un proprio figlio, facendone conoscere la storia e le opere sulle tracce della memoria, su sentieri attuali, bellissimi e ricchi di suggestione.
Ci auguriamo che questo sia un punto di inizio per uno sviluppo che sia culturale e turistico, al tempo stesso, avviando un circolo virtuoso di cui potrà beneficiare l’intero territorio della Locride”.
****************************************************************
Per ricordare la figura dello scrittore Francesco Perri, ospito volentieri un articolo scritto dalla collega Maria Teresa D’Agostino, Francesco Perri, una voce sempre viva, che potete leggere qui di seguito.
Così fu che Antonio Gramsci tacciò il romanzo di “antistoricità” per la questione demaniale raccontata e da lui ritenuta anacronistica, dimostrando – forse scusato dal fatto di essere allora costretto in carcere e, quindi, in una visuale incompleta – di non averne compreso proprio la profonda verità storica.
Ma Perri non reagì e vi oppose solo un nobile silenzio.
Lo stesso atteggiamento dignitoso con cui Filomena Perri, pronipote dello scrittore calabrese ed erede della sua passione per le buone letture e per l’impegno sociale, ci dice di ritenere superato quel contrasto e ci mostra – in qualità di esponente e anima della Fondazione Perri, voluta dal nipote Vincenzo Perri, di cui oggi è presidente il prof. Giuseppe Pipicella – una preziosa raccolta dei suoi articoli e di documenti originali.
Nato a Careri nel 1885 e, per motivi di lavoro, trasferitosi al nord, dove morì nel 1974, Francesco Perri ha amato e raccontato la Calabria, soprattutto la striscia di terra stretta tra il Mar Jonio e l’Aspromonte.
Per essa ha speso impegno intellettuale e posizioni coraggiose. Per un attaccamento tenace, vibrante eppure consapevole, scevro da illusioni. Antifascista, militante repubblicano, incapace di qualsivoglia compromesso, riuscì a imporsi per la fierezza della personalità e della scrittura. Atteggiamenti più morbidi gli avrebbero guadagnato, forse, migliori fortune ma proprio la coerenza gli ha consegnato stima e successi ben più duraturi. Scrittore, poeta e giornalista, trasfuse la propria passione letteraria e l’impegno civile in ogni forma di comunicazione legata alla parola.
E la sua opera è letteratura senza tempo e senza confini –Emigranti, vincitore di un concorso indetto dall’Accademia Mondadori, fu tradotto in cinque lingue, I conquistatori è oggi considerato un documento imprescindibile per la comprensione del ventennio fascista, ma l’elenco sarebbe lunghissimo – e, al tempo stesso, denuncia, fotografia di una situazione drammatica e dei tentativi di risolverla: le terre usurpate, la fame dei contadini, le rivolte sterili e irrazionali. E, poi, il dolore dell’emigrazione, quasi sempre raccontato dalla parte di chi resta: un popolo “svuotato”, sospeso in un’attesa angosciante, ferito dalle sconfitte dei figli che l’America non l’hanno trovata.
La sua è un’analisi lucida e rigorosa dell’intera questione meridionale, di cui finisce con l’additarne le cause: dalla mancanza di sviluppo all’assenza dello Stato, fino all’invadenza della criminalità organizzata come sintesi di tutte quelle cause. Tanto da far scrivere a lui, antifascista per cultura e sangue: per il giorno in cui questo, o qualunque partito, anche quello del diavolo, partisse in guerra contro le camorre locali, chiedo un posto di squadrista. Una provocazione, forte e assoluta. Come la voglia di non arrendersi. Un grido per chiamare all’azione, allora come oggi. Una lezione di vita da un artista che appartiene alla sua terra in maniera viscerale quasi, al di là del tempo.