Innovare nel solco di quanto già efficacemente delineato in questi ultimi anni dai suoi predecessori, per conferire al Torino Film Festival un’ulteriore connotazione, questa sarà la linea guida del neodirettore artistico della kermesse torinese, Paolo Virzì, come emerge da quanto dichiarato durante la conferenza stampa dello scorso 5 febbraio: “Un festival caldo e accogliente, sostanzialmente inalterato nell’identità, che tenterà di realizzare in nove giorni l’utopia di un cinema senza confini, dove lo spettacolo e l’intrattenimento popolare abitano nello stesso luogo dei percorsi d’autore, del documentario e del cinema sperimentale; ma anche un Festival 2.0, continuamente connesso e fruibile dagli utenti del web”.
Principali novità della 31ma Edizione, la retrospettiva, a sviluppo biennale, dedicata al cinema della New Hollywood, curata da Emanuela Martini, che avrà come oggetto circa ottanta film americani realizzati tra il 1967 e il 1976.
Nel porre attenzione al linguaggio e ai miti originati dalla controcultura, elaborati nel corso di un decennio dai giovani talenti provenienti dal cinema indipendente e dai nuovi autori che si erano formati in televisione, si cercherà, anche con la collaborazione del Dams dell’Università degli Studi di Torino, di tracciare un quadro esauriente di quella produzione e delle sue ripercussioni nell’immaginario. La retrospettiva sarà accompagnata da un volume di saggi, analisi e testimonianze.
La sezione Figli e amanti verrà sostituita da un breve ciclo di film italiani degli ultimi vent’anni, alla cui proiezione sarà accostato un incontro con autori, storici, giornalisti e scrittori, che rifletteranno sulla cultura, lo stile di vita e la storia contemporanea del Paese; nella stessa ottica di valorizzazione e analisi del nostro cinema, si dedicherà una seconda retrospettiva a un cineasta italiano recente. Sul modello del Festival di Telluride, ogni anno una personalità del cinema internazionale diventerà Guest Director del TFF e curerà personalmente una sezione specifica. Sono già aperte ipotesi di collaborazione, oltre che, come su scritto, con il Dams dell’Università degli Studi di Torino, anche con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e il Teatro Stabile del capoluogo piemontese.
Una rassegna cinematografica dove l’autorialità percorrerà la strada dell’informalità, come si evince ancora una volta dalle parole di Virzì, alle quali affido la conclusione dell’articolo: “Perché il Festival sia davvero una festa, da un lato abbiamo il progetto di rilanciare il Premio del pubblico, nel quale gli spettatori saranno invitati a votare i film del Festival, e dall’altro stiamo studiando la maniera con cui dare un risalto affettuoso al momento dell’ingresso degli ospiti in sala, attraverso una formula nuova, spettacolare e informale, un caloroso benvenuto al quale partecipi anche il pubblico torinese”. Mi sembra certamente un ottimo inizio.





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