Sembra che anche in Italia sia ormai attecchita la (benvenuta) tendenza di riproporre film che hanno contribuito a creare la storia del cinema, spesso oggetto di un attento restauro, anche se, purtroppo, solo per qualche giorno e in sale selezionate, aderenti a determinati circuiti. Il prossimo 19 giugno, a quarant’anni esatti dalla sua prima uscita cinematografica, tornerà, a cura di Nexo Digital (sul sito l’elenco delle sale), L’esorcista, The Exorcist, nella versione Director’s Cut (undici minuti in più, dovuti al reinserimento di scene al tempo tagliate), restaurata e digitalizzata.

Del film, tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, ho già scritto in un articolo in cui riportavo la notizia dell’assegnazione al suo autore, William Friedkin, del Leone d’oro alla Carriera alla prossima 70ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per cui passo ora a segnalarvi un altra riedizione, annunciata dalla Twentieth Century Fox nei giorni scorsi, il film Cleopatra, del ’63, nella ricorrenza dei suoi primi cinquant’anni.

In proiezione dapprima a Milano e Roma (sabato 25 e domenica 26 maggio, rispettivamente presso il cinema Odeon e Adriano) ed in seguito, da martedì 28 maggio, in tutte le sale aderenti al circuito The Space, il film è stato restaurato nella sua versione cinematografica originale (243 minuti, la copia per l’ Europa al tempo venne ridotta a 226), la quale il prossimo 21 maggio sarà proiettata in anteprima al 67mo Festival di Cannes (iniziata lo scorso 15 maggio si concluderà domenica 26) all’interno della sezione Cannes Classics.

Diretto da Joseph L. Mankiewicz, che subentrò a Rouben Maumolian dopo il trasloco del set da Londra a Cinecittà, Cleopatra è incluso nell’elenco dei film più costosi di sempre (42 milioni di dollari del tempo): le riprese durarono ben tre anni, durante i quali prese il via la turbolenta storia d’amore fra Elizabeth Taylor e Richard Burton (Cleopatra e Marco Antonio, un trasferimento dal set cinematografico a quello reale), oltre che del continuo avvicendarsi di vari sceneggiatori (quelli accreditati alla fine risulteranno lo stesso regista, Ranald MacDougall e Sidney Buchman), per un soggetto originale che attingeva da Carlo Maria Franzero (il suo libro Cleopatra, The Life and Times of Cleopatra, ’57, divenne la principale fonte al riguardo), Plutarco, Svetonio, Appiano, William Shakespeare (Antonio e Cleopatra, Giulio Cesare) e G.B. Shaw (Cesare e Cleopatra).

Classico kolossal americano, imponente e fastoso (credo sia rimasta nella memoria di quanti hanno visto il film la scena dell’arrivo a Roma della regina d’Egitto), recitato “classicamente”, ovvero seguendo un’impostazione rigida e manierata (anche se certi slanci della Taylor contribuiscono non poco a conferire un certo calore ed un’anima a molte sequenze), Cleopatra venne accolto con sufficienza dalla critica, ma resterà come una delle ultime espressioni hollywoodiane di un certo modo di fare cinema, anche avvalendosi delle nostre maestranze (erano ancora i tempi in cui si parlava di “Hollywood sul Tevere”), fra sontuosa pomposità convenzionale e spettacolarità.

Infatti, la pellicola si aggiudicò quattro Oscar “tecnici” (fotografia, Leon Shamroy; scenografia, John DeCuir; costumi, Vittorio Nino Savarese- abiti maschili-, Renié-abiti femminili-, Irene Sharaff- Elizabeth Taylor- ; Migliori effetti visivi, L.B. Abbott ed Emil Kosa Jr.). Sempre in occasione dell’anniversario, Cleopatra debutterà il 28 maggio per la prima volta nell’innovativo formato Digital HD, solo su iTunes. Tra i contenuti speciali è incluso Cleopatra: il film che ha cambiato Hollywood, un esclusivo documentario di 80 minuti volto a svelare il dietro le quinte della spettacolare produzione.

Inoltre, è già disponibile in Blu-ray HD in un’edizione doppio disco, ricca di numerosi contenuti speciali, mentre dal 7 giugno, solo su Amazon, sarà reperibile un’esclusiva edizione, sempre Blu-ray, comprensiva di un libro fotografico (24 pagine), con immagini e informazioni sulla storia del film.

4 risposte a ““L’esorcista” e “Cleopatra” tornano in sala”

  1. Ottimo articolo. IL riproporre film d’annata al cineme è segno davvero che o non c’è rotta verso il futuro o fa così paura che preferiamo guardare indietro.

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    1. Buongiorno Roberto e grazie. Personalmente, forse ingenuamente, la riproposizione di opere passate la vedo come possibilità di rivedere in sala film che hanno fatto la storia del cimema, i quali “compressi” nello schermo della tv o del computer, non hanno certo lo stesso fascino, pur mantenendo intatta valenza. Penso all’emozione che ho avvertito qualche mese addietro nel poter rivedere “C’era una volta in America” al cinema…
      Il futuro, purtroppo, non ci appare come dei più rosei, ma fin quando nel buio di una sala cinematografica riusciremo a divertirci, riflettere, emozionarci (lo stesso può dirsi leggendo un buon libro o nel seguire qualsivoglia manifestazione culturale), sarò anche un “Candido”, ma credo che almeno per un po’ il nostro animo potrà essere più sereno. Certo, poi fuori il mondo ci aspetta, ma in certo qual modo si godrà di una migliore predisposizione.

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      1. Sotto questo punto di vista, altrettanto valido, sono d’accordo con te. In effetti non avevo pensato a questa possibile lettura. MI sono un po ricreduto su quanto ho scritto. Grazie.

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      2. Grazie a te, ben lieto per lo scambio d’idee.

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