Ghostbusters (1984)

(Amazon)

New York, anni ’80. La Biblioteca pubblica è interessata da inquietanti fenomeni, tomi che si spostano da uno scaffale all’altro come mossi da una mano invisibile, al pari dei cartoncini per il noleggio svolazzanti qua e là: ve ne è quanto basta per destare preoccupazione e ricorrere all’aiuto di conclamati esperti che possano risolvere l’increscioso problema, ovvero i professori di parapsicologia della Columbia University Peter Venkman (Bill Murray), Raymond, Ray, Stantz (Dan Aykroyd) ed Egon Spengler (Harold Ramis), i quali però, una volta giunti sul posto e constatata effettivamente una presenza ectoplasmatica, alla vista di quest’ultima non esitano a darsela a gambe levate. Ritornati al laboratorio universitario, il Rettore li rende edotti che il Consiglio dei reggenti ha sospeso la sovvenzione assegnata per le loro ricerche, per cui dovranno levare le tende e magari provare a tentare di mettere in pratica quanto suggerito da Spengler, ovvero la possibilità di catturare i fantasmi, organizzando un’attività di “disinfestatori”. E così, ipotecata la casa di Ray per procurarsi la somma necessaria alla bisogna, i nostri eleggono come centro operativo una caserma dei pompieri da tempo in disuso, andando poi ad allestire tutta una serie di apparecchiature idonee ad intrappolare gli spettri, dagli zaini protonici al centro di stoccaggio, senza dimenticare una funzionale Ectomobile, nata dalle ceneri di una Cadillac Miller Meteor del 1959.

Harold Ramis, Dan Aykroyd, Bill Murray, Ernie Hudson (Radio Deejay)

L’attività fatica inizialmente ad ingranare, ma presto si presentano due casi interessanti, quello della violoncellista Dana Barrett (Sigourney Weaver), nel cui appartamento il frigorifero sembra essersi trasformato nell’anticamera di un mondo misterioso e la presenza di un fantasma mangione all’interno del prestigioso Sedgewick Hotel, la cui cattura darà al trio la grande notorietà, tanto che per gestire al meglio le richieste assumeranno un terzo componente, Winston Zeddemore (Ernie Hudson), attirando inoltre l’attenzione di Walter Peck (William Atherton), ispettore dell’Agenzia per la protezione ambientale, preoccupato riguardo lo smaltimento delle “scorie”, mentre sempre più inquietanti fenomeni andranno ad interessare lo stabile di Dana… Diretto con scioltezza da Ivan Reitman, che ci ha lasciato lo scorso 12 febbraio, assecondando una sapida miscellanea di humour, horror e fantasy, che va poi felicemente a congiungersi con la spettacolarità degli effetti speciali, Ghostbusters sfrutta stilemi a metà strada fra il cartone animato e la comicità slapstick da cinema muto, quest’ultima intrisa, per quanto in forma più composta rispetto ad altre realizzazioni a firma dello stesso regista, di quei toni anarcoidi ed irriverenti traenti ispirazione tanto dalla rivista National Lampoon, che negli anni ‘70 a sua volta attingeva linfa vitale dal mondo del pop e della contro-cultura, quanto dallo spettacolo televisivo Saturday Night Live.

(IMDb)

Infatti il soggetto iniziale porta la firma di Dan Aykroyd, fra i protagonisti del citato show (insieme, fra gli altri, a Chavy Chase, Bill Murray, John Belushi), ispirato dalla sua passione per i fenomeni paranormali, d’altronde “vizio di famiglia” (il padre scrisse il libro History of Ghosts, il bisnonno era un rinomato spiritualista e il nonno sperimentò una radio per contattare i defunti), ma anche dal ricordo del cartoon Disney Lonesome Ghosts (Burt Gillett, 1937) e di vecchie pellicole fantasmatiche con protagonisti Abbott e Costello (Gianni e Pinotto), come Hold That Ghost (Arthur Lubin, 1941), o Bob Hope (The Ghost Breakers, George Marshall, 1940). Sviluppata l’idea di catturare i fantasmi già in un articolo redatto per il Journal of the American Society for Physical Research, Aykroyd nel copione originario immaginò un viaggio nel tempo e nello spazio per combattere minacce soprannaturali a fianco del citato Belushi, ma la morte dell’amico e un preventivo di spesa troppo alto portarono all’intervento di Ramis al suo fianco per una riscrittura che prevedesse invece un’ambientazione cittadina, con location che andarono ad interessare non solo la Grande Mela ma anche Los Angeles e i Burbank Studios.

Harold Ramis, Dan Aykroyd, and Bill Murray in a scene from the film ‘Ghostbusters’, 1984. (Photo by Columbia Pictures/Getty Images)

Al pari di realizzazioni quali, ad esempio, The Exorcist (William Friedkin, 1973) o Poltergeist (Tobe Hooper, 1982), citate gustosamente lungo la narrazione, l’horror, pur attraversato da toni ironici, riprendendo quanto già scritto, viene quindi circoscritto non in qualche vecchia casa abbandonata o in un diroccato maniero, bensì nell’ambito di una dimensione quotidiana e domestica, fungendo anche da cartina di tornasole nell’evidenziare certi aspetti della società del tempo, attraversati dai toni del sarcasmo e della satira nell’irridere, per esempio, l’ottusità di un ambientalismo fine a se stesso o rimarcare la protervia intesa ad ostacolare l’iniziativa privata per ovviare alla palese dabbenaggine istituzionale, vedi il sindaco di New York che acconsente all’intervento degli “acchiappafantasmi” nella prospettiva della gente che potrà essere salvata e quindi votare per lui alle prossime elezioni, con la benedizione ecclesiastica a degno suggello, offrendo infine una possibilità a persone che, per quanto inserite in un ambiente accademico/professionale, si ritrovano trattate come dei paria solo per avere idee, conoscenze o convinzioni non coincidenti con l’ordinarietà rituale delle convenzioni sociali.

(MUBI)

Ritocchi anche al cast: morto Belushi, Murray subentrò nel ruolo del Prof. Venkman, cui conferì, con una comicità in stile deadpan, l’aura di uno scapestrato ed umbratile Peter Pan, sensibile al fascino femminile e oltremodo sarcastico, come quando al suggerimento di Ray ed Egon su come sia meglio separarsi per affrontare il fantasma mangione risponde “Sì, così possiamo fare più danni” o l’esclamazione “Che delitto!” alla constatazione di Dana che, riferendosi ai fenomeni paranormali, nella camera da letto del suo appartamento non si sia verificato nulla… Altro subentro Ernie Hudson in luogo di Eddie Murphy, già impegnato in Beverly Hills Cop, offrendo così il destro a quello che ritengo essere il difetto precipuo del film, ovvero un ruolo fin troppo marginale e risicato, considerando come divenga l’indispensabile quarto moschettiere. Riguardo il resto del cast, Aykroyd è perfetto nel declinare ingenuità, stupore fanciullesco e disincanto, così come Ramis combina in Spengler genialità e svagatezza per un’inedita raffigurazione del “Mad Doctor”, mentre Sigourney Weaver è a suo agio nel ruolo di conturbante posseduta “Guardia di Porta” e Rick Moranis diverte nella sua interpretazione di Louis Tully, un contabile logorroico e frustrato, che assurgerà a inedita gloria come “Mastro di Chiavi”.

Sigourney Weaver e Rick Moranis (Reddit)

Ghostbusters si rivela tuttora alla visione un film del tutto godibile, dal ritmo spigliato e coinvolgente, forte di una sceneggiatura dai dialoghi brillanti con battute da antologia, dove gli stilemi di una commedia scanzonata che vede protagonisti vecchi compagni di giochi intenti a divertirsi ancor prima che a divertire, si combinano con effetti speciali (Richard Edlund) utilizzanti animatronic e stop motion, del tutto funzionali alla narrazione, forse leggermente soverchianti nel finale, anche se al riguardo non può non rimarcarsi la felice intuizione di dar vita ad un “mostro” con l’aspetto di un tenero pupazzo usato come mascotte pubblicitaria di una marca di marshmallow (Stay Puft Marshmallow Man, visivamente, per stessa dichiarazione degli autori, un mix fra Bibendum, l’omino Michelin, e il Pillsbury Doughboy), ulteriore tocco d’irriverenza ma anche espressione del candore proprio di Ray, responsabile della sua apparizione. Da non dimenticare la colonna sonora di Elmer Bernstein, al cui interno s’inserisce l’altrettanto indimenticabile hit che prende il titolo dal film, composta da Ray Parker Jr. (If there’s something strange In your neighborhood Who you gonna call? Ghostbusters!), mentre ritengo sia preferibile l’oblio per il non del tutto riuscito sequel, sempre diretto da Reitman (1989), con identico cast, sorte condivisibile per quanto riguarda il reboot al femminile del 2016 (diretto da Paul Feig, interpretato da  Kate McKinnon, Kristen Wiig, Leslie Jones, Melissa McCarthy e Chris Hemsworth), mentre degno d’attenzione risulta Ghostbusters: Afterlife, diretto dal figlio di Reitman, Jason, felice omaggio in veste di congrua e sagace continuità del franchise originario.

Pubblicato su Diari di Cineclub N.104-Aprile 2022

(IMDb)

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