Va bene così (2021)

Per quanto lapalissiano risuoni alle orecchie, credo sia inutile negare come vi possano essere dei film, forse non del tutto perfetti da un punto di vista meramente formale, che riescono comunque, soprattutto per via di una scrittura brillante o di valide interpretazioni attoriali, ad irretirti e coinvolgerti dalla prima all’ultima sequenza, magari lasciandoti dentro determinate sensazioni anche trascorsi giorni dalla visione, ed altri, invece, che, pur forti di una direzione attenta, raffinata se vogliamo, complice una sceneggiatura non originalissima e dai dialoghi non propriamente arguti, spesso permeati dell’ovvietà più spicciola, ti lasciano con il classico amaro in bocca, a coltivare il sentore di “ciò che poteva essere e non è stato”. Ritengo che la descritta ultima eventualità possa risultare consona a Va bene così, debutto alla regia di Francesco Marioni, anche sceneggiatore, pellicola ascrivibile al genere dramedy, da qualche giorno disponibile sulla piattaforma Prime Video; la narrazione vede in quel di Faenza l’intersecarsi delle vicende di una famiglia dei nostri giorni, Riccardo (Fausto Sciarappa), farmacista, in procinto di festeggiare il cinquantesimo genetliaco, separato dalla moglie Clara (Manuela Morabito) ed ora coinvolto in una relazione con Flavia (Silvia D’Amico), studentessa universitaria impegnata in uno stage come restauratrice, 24 anni, uno in meno della di lui figlia Paola (Matilde Gioli), DJ, a sua volta convivente con Jean (Fabrice Scott), manager discografico, il cui padre ha una liaison proprio con la madre della compagna. Per festeggiare il citato compleanno, si ritroveranno a cena tutti insieme, presenti anche Lucia (Elisa D’Eusanio), sorella di Riccardo, un vecchio amico di quest’ultimo, Dino (Antonio Zavatteri), e Giovanni (Duilio Pizzocchi). Una serata in apparenza festosa, ma nel corso della quale emergeranno ben presto rancori e dissapori malcelati, destinati ad acuirsi nel tempo, tanto che, dieci anni più tardi, si ripresenteranno con ancora maggiore veemenza, anche di fronte ad una inedita composizione delle coppie…

Fausto Sciarappa

Marioni rivela uno stile registico attento a porre in evidenza, gradualmente, i fantasmi che si agitano all’interno della classica famiglia benestante, modernamente allargata, fra insoddisfazione generale, senso d’ inadeguatezza e risentimenti lungi a sopirsi; purtroppo, almeno riporto la mia primaria sensazione, non sempre le interpretazioni riescono ad assicurare un sincero trasporto emotivo, di pari passo, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo, con un lavoro di scrittura che fa avvertire in più di un’occasione la sensazione del già visto, dando poi adito ad un incedere narrativo che accusa a tratti indecisioni e lentezza. In particolare i dialoghi non appaiono concretamente brillanti, spesso sfiorano il banale o comunque offrono spazio a battute gettate là, idonee perlopiù a rendere essenzialmente il sapore acre “della frase giusta al momento giusto”, ammiccando all’apprezzamento del pubblico con modalità un po’ ruffiane. L’idea che mi sono fatto, mano a mano che procedevo alla visione ed una volta conclusa, è che si sia voluto dare adito, più che alla costruzione della trama di per sé, alla percepibilità dell’apporto del tempo, nel suo inevitabile fluire, quasi mai invano, nell’ambito dei rapporti sociali e personali, andando in definitiva a rendere il sentimento in genere, e quello amoroso nella fattispecie, non come qualcosa di concretamente ed universalmente definibile, ma quale infinita variabile soggetta all’incedere scostante e sussultorio di circostanze, accadimenti e situazioni. Va bene così, andando a concludere, è un film che nel complesso si lascia vedere, come si suole dire, ma che avrebbe meritato maggiore nerbo nello sviluppo narrativo e nella caratterizzazione dei personaggi, fornendo comunque congrua visualizzazione a quanto affermava Sean Penn nei panni di Cheyenne nel sorrentiniano This Must Be The Place ( 2011): Il vero problema è che passiamo senza neanche farci caso dall’età in cui si dice “un giorno farò così” all’età in cui si dice “è andata così” .


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