Ho conosciuto Raquel Welch, ovviamente in senso cinematografico, modella ed attrice, a suo agio sul grande come sul piccolo schermo, che ci ha lasciato ieri, mercoledì 15 febbraio, nel lontano 1974. Pargoletto di sei anni, nell’allora presente cinema della mia cittadina di residenza potei assistere, insieme ai familiari, ad una trasposizione cinematografica del romanzo I tre moschettieri (Alexandre Dumas padre, nato come feuilleton pubblicato a puntate sul quotidiano parigino Siecle, dal 14 marzo al 14 luglio del 1844). Si trattava della scanzonata, dissacrante, ma molto fedele al testo originario, versione diretta da Richard Lester, cui fecero seguito, sempre con la sua regia, Milady (The Four Musketeers: The Revenge of Milady, 1974) e Il ritorno dei tre moschettieri (The Return of the Musketeers, 1989). Raquel Welch interpretava Costanza Bonacieux, all’interno di un nutrito cast stellare, Michael York, Richard Chamberlain, Oliver Reed, Charlton Heston, Christopher Lee, Faye Dunaway, assecondando con fare divertito e divertente l’andamento disinvolto proprio della narrazione, ruolo che le valse il conferimento del Golden Globe come migliore attrice in un film commedia o musicale, ripreso poi nel successivo e sopra citato Milady. Nata a Chicago nel 1940 (Jo Raquel Tejada all’anagrafe), la Welch si trasferì a San Diego, California, all’età di due anni, per poi iniziare a frequentare corsi di danza e partecipare a molti concorsi di bellezza, debuttando infine al cinema a 24 anni, quando le vennero assegnati piccoli ruoli all’interno di vari film, come Madame P… e le sue ragazze (A House Is Not At Home, Russell Rouse, 1964) o Il cantante del luna park (Roustabout, John Rich, 1964, protagonista Elvis Presley), ma anche nell’ambito di alcune serie televisive.
Prima parte di un certo rilievo fu quella di Cora Peterson nel fantascientifico Viaggio allucinante (Fantastic Voyage, Richard Fleischer, 1966), cui seguirono l’interpretazione di Tania in Spara forte, più forte… non capisco! (Eduardo De Filippo, 1966) e, nello stesso anno, quella di Fata Elena, diretta da Mauro Bolognini, all’interno dell’omonimo capitolo del film ad episodi Le fate, che vedeva coinvolti i registi Luciano Salce (Fata Sabina, con Monica Vitti), Mario Monicelli (Fata Armenia, con Claudia Cardinale) e Antonio Pietrangeli (Fata Marta, con Capucine). Sempre nel 1966, eccola nel ruolo, divenuto iconico suo malgrado (“Ero contenta di aver sfondato e di poter avere avuto una carriera, ma allo stesso tempo non mi vedevo così”, si legge nell’autobiografia Raquel: Beyond the Cleavage, 2010), della cavernicola Loana in One Million Years B.C. , Un milione di anni fa. Una produzione britannica della Hammer, per la regia di Don Chaffey e con gli splendidi effetti speciali di Ray Harryhausen, remake di una pellicola del 1940 (One Million B.C. , Sul sentiero dei mostri, Hal Roach), che rilanciò alla grande il filone fantastico-avventuroso: la narrazione si stagliava all’interno di una cornice storica del tutto fittizia, ma piacevolmente funzionale ad una sana e coinvolgente spettacolarità. Il manifesto del film, che la ritraeva in primo piano, “vestita” in un bikini di pelle, ritratto compiacente verso i tanti stereotipi attribuiti “tradizionalmente” ad un determinato tipo di donna, “colpevole” solo di vantare un fisico giunonico, divenne ben presto un cult dell’immaginario collettivo, longevo fino ai giorni nostri, più o meno.
Per esempio un poster della locandina, così come nel passare degli anni le foto di varie attrici, si rivela adatta a coprire il buco nel muro che andrà a garantire la fuga dal carcere di Andy Dufresne (Tim Robbins), nel film Le ali della libertà (The Shawshank Redemption, Frank Darabont, 1994, tratto dal racconto di Stephen King Rita Hayworth and Shawshank Redemption, contenuto nell’antologia Different Seasons, 1982). L’etichetta di sex symbol non precluse comunque alla Welch di poter spaziare tra diversi generi, ricordando titoli quali, fra gli altri, Fathom: bella, intrepida e spia (Fathom, Leslie H. Martinson, 1967), Il mio amico il diavolo (Bedazzled, Stanley Donen, 1967), Colpo grosso alla napoletana (The Biggest Bundle of Them All, Ken Annakin, 1968), La signora nel cemento (Lady in Cement, Gordon Douglas, 1968), Bandolero! (Andrew V. McLaglen, 1968), Il caso Myra Breckinridge (Myra Breckinridge, Michael Sarne, 1970), …e tutto in biglietti di piccolo taglio (Fuzz, Richard A. Colla, 1972), Barbablù (Bluebeard, Edward Dmytryk). A partire dalla metà degli anni ’70, Raquel Welch iniziò ad allontanarsi dal mondo del cinema, diradando le sue partecipazioni (The Wild Party, James Ivory, 1975; L’animal , Claude Zidi, 1977), per poi farvi ritorno nel 1994, interpretando se stessa in Naked Gun 33⅓: The Final Insult (Una pallottola spuntata 33⅓ – L’insulto finale, Peter Segal, 1994), ma sempre continuando a preferire apparizioni sporadiche, alternando cinema e televisione.
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
"Mi piace""Mi piace"